Fontane di Roma. Fontana della barcaccia

Le fontane di Roma, l’itinerario per ammirarle e conoscerne le storie

Fontana del Pantheon - dettaglio
Fontana del Pantheon – dettaglio

Monumentali e impressionanti, piccole e parlanti, smontate e riassemblate altrove, memoria di luoghi perduti, realizzate con reperti di epoca romana: sono le fontane di Roma, alcune famosissime, altre nascoste, da cercare e scoprire. “The fountains of Rome are, in themselves, magnificent combinations of art, such as alone it were worth coming to see“: con queste parole Percy Bysshe Shelley raccontava a Thomas Love Peacock le fontane che aveva ammirato a Roma (lettera del 23 Marzo 1819), descrivendole come una combinazione di arte tale da motivare il viaggio. Io ne ho scelte alcune, quelle a mio avviso più significative e dalle storie più curiose: ad esse ho dedicato una proposta di itinerario attraverso il centro storico della città eterna (itinerario che ho condiviso su Google Maps in fondo alla pagina). Ho scelto, inoltre, di accennare anche a uno degli acquedotti che le alimenta, costruito nel 19 a.C. ed ancor oggi in funzione, l’acquedotto Vergine.

Fontana di Trevi
Fontana di Trevi

Fontana di Trevi: fra tutte le fontane di Roma – e del mondo – la Fontana di Trevi è senz’altro la più famosa e spettacolare. Fu realizzata tra il 1732 e il 1762 come mostra terminale dell’acquedotto Vergine, così chiamato in riferimento alla purezza e freschezza delle sue acque. Sul luogo esisteva già una fontana, su cui intervenne nel 1640 Gian Lorenzo Bernini per volontà di papa Urbano VIII: Bernini scelse un basamento in forma di esedra preceduto da una vasca, addossato agli edifici. Successivamente, nel 1732, papa Clemente XII indisse un concorso che venne aggiudicato a Nicola Salvi: il suo progetto fu ritenuto il più scenografico e al contempo il più rispettoso del palazzo retrostante, sulla cui facciata la fontana venne addossata. Riprendendo la triplice partizione in fornici dell’arco di trionfo, con la nicchia centrale più profonda, la fontana si apre sulla piazza degradando con le forme della scogliera, fino ad affacciarsi all’ampio bacino sottostante. Al centro si trova la figura di Oceano, alla guida di un cocchio a forma di conchiglia, mentre altre sculture allegoriche rievocano la storia dell’acquedotto e il potere benefico delle sue acque. La realizzazione della fontana fu portata a compimento da Giuseppe Pannini, che intervenne sui bacini centrali.

Fontana del Tritone @ monumentidiroma.it
Fontana del Tritone @ monumentidiroma.it

In alcune occasioni è possibile visitare il castello idraulico, il complesso sistema che consente il funzionamento della fontana e che si trova nella parte retrostante. A pochi passi si trova infine l’area archeologica del Vicus Caprarius – la Città dell’acqua, dove si ammirano tra le testimonianze archeologiche un imponente serbatoio di distribuzione dell’acquedotto Vergine, realizzato in epoca adrianea. (Per visitare l’area archeologica consultare il sito www.vicuscaprarius.com)

Fontana del Tritone. Realizzata tra il 1642 e il 1643, la Fontana del Tritone in piazza Barberini è uno dei capolavori di Gian Lorenzo Bernini. Fu realizzata su incarico di Urbano VIII Barberini al centro della piazza dominata dal palazzo di famiglia. In quest’opera la presenza scultorea svolge al contempo una funzione architettonica: il tritone che si erge al centro sostiene al di sopra della testa una conchiglia tortile all’interno della quale soffia; appoggia le sue gambe di mostro marino sulle valve aperte di una conchiglia, a sua volta sorretta da quattro delfini con le code intrecciate. L’acqua che sgorga dalla conchiglia tortile scende nelle valve della conchiglia sottostante, che fungono da catini, e poi nella vasca polilobata alla base. Tra i delfini sono posti gli stemmi della famiglia Barberini, con il simbolo delle api. Allo stesso Bernini è ricondotto il fontanile che si trova a poca distanza, fra corso Vittorio Veneto e via di san Basilio, noto come Fontana delle Api.

Fontana del Mosè o Mostra dell'Acqua Felice
Fontana del Mosè o Mostra dell’Acqua Felice

Fontana del Mosè, Mostra dell’Acqua Felice: fu realizzata da Domenico Fontana per papa Sisto V, al secolo Felice Peretti, da cui la fontana e l’acquedotto che l’alimenta presero il nome. Situata in piazza san Bernardo venne eretta tra il 1585 e il 1589, secondo la forma dell’arco trionfale a tre fornici. Quattro colonne in marmo colorato segnano le aperture dei tre nicchioni, all’interno dei quali sono collocate la statua di Mosè (al centro) ed altorilievi con sculture raffiguranti gli episodi biblici di Aronne (a sinistra) e Gedeone (a destra). L’acqua sgorga in basso da tre finte scogliere in cipollino, scendendo in vasche ornate da leoni, in origine provenienti dal Pantheon e dal Laterano. Attorno alla base si trova una balaustra in travertino, inizialmente realizzata per il cortile del Belvedere del Vaticano alla metà del Cinquecento, e qui riutilizzata. La fontana del Mosè è l’unica ancora esistente delle fontane progettate a Roma da Domenico Fontana, architetto ed urbanista che va ricordato anche per il suo determinante apporto alla trasformazione urbanistica della città durante il pontificato di Sisto V, celebre per l’apertura dei rettifili e l’innalzamento degli obelischi egizi, tra cui l’obelisco Vaticano.

Quattro Fontane. Rappresentano probabilmente l’Arno, il Tevere, Diana e Giunone: sono le quattro fontane che si ammirano all’incrocio tra la Strada Pia (le odierne vie XX Settembre e del Quirinale) e la Strada Felice (le attuali vie Quattro Fontane e Sistina). Furono volute da papa Sisto V per evidenziare questo incrocio, creato da Domenico Fontana. Le quattro fontane – realizzate nella tipologia della fontana a parete, con la divinità distesa su un fianco davanti a uno scenario palustre – erano semi-private perché furono erette – tra il 1588 e il 1593 – dai proprietari dei terreni circostanti in cambio dell’acqua distribuita dall’Acquedotto Felice. La Fontana con la scultura del Tevere si trova all’angolo della chiesa di San Carlino, capolavoro di Francesco Borromini.

Fontane di Roma. Fontana della barcaccia
Fontana della barcaccia

Fontana della barcaccia: alimentata – come la fontana di Trevi – dall’acquedotto Vergine, la fontana della barcaccia si trova al centro di piazza di Spagna, ai piedi della scenografica scalinata che conduce a Trinità dei Monti. Realizzata tra il 1626 e il 1629 per volontà di papa Urbano VIII, fu commissionata a Pietro Bernini, padre di Gian Lorenzo, architetto dell’acquedotto Vergine dal 1623. La sua collocazione, al di sotto del livello della piazza, derivò forse dalla scarsa pressione dell’acqua che doveva alimentarla. Bernini ideò una vasca a forma d’imbarcazione, per raccogliere l’acqua che fuoriesce da due mascheroni con le sembianze del sole collocati a prua e a poppa e da un piccolo catino collocato al centro. L’acqua che straripa dai fianchi della barca – come se stesse per affondare – viene infine raccolta, insieme a quella di altri zampilli, in un bacino sottostante.

Fontana di Villa Medici
Fontana di Villa Medici

Fontana di Villa Medici. La fontana che si trova davanti a Villa Medici, realizzata per volere di Ferdinando de’ Medici utilizzando un catino proveniente da san Salvatore in Lauro, tramanda una curiosa leggenda. La palla di cannone che affiora dalla superficie, dalla quale sgorga lo zampillo, sarebbe infatti stata lanciata per volere della regina Cristina di Svezia, che nel 1655 avrebbe fatto cannoneggiare la Villa da Castel sant’Angelo allo scopo di svegliare il padrone di casa ed invitarlo a una battuta di caccia. Alcune tracce di colpi di cannone sul portale sembrerebbero confermare la storia, anche se all’epoca Carlo de’ Medici non abitava più la Villa.

Fontana dei leoni in piazza del Popolo: la sistemazione attuale di piazza del Popolo si deve all’intervento ottocentesco di Giuseppe Valadier, che realizzò la fontana dei leoni al posto della precedente, opera di Giacomo della Porta (prima delle fontane realizzate in seguito al recupero dell’acquedotto Vergine, nel 1572). La fontana del Valadier si dispone attorno all’obelisco collocato al centro della piazza nel 1589 per volere di papa Sisto V (anch’esso – come il vaticano – innalzato da Domenico Fontana): quattro vasche rotonde sono collocate ai quattro angoli del basamento dell’obelisco, ciascuna ornata da leoni in stile egizio, dalle cui bocche zampilla a ventaglio l’acqua. La primitiva fontana del della Porta – dopo diverse vicissitudini che ne videro la dispersione, il riassemblamento e alcune modifiche – fu collocata in piazza Nicosia dove tutt’oggi si trova.

Fontana della dea Roma in piazza del Popolo e, dietro, Mostra dell'Aqua Virgo al Pincio
Fontana della dea Roma in piazza del Popolo e, dietro, Mostra dell’Aqua Virgo al Pincio

Su piazza del Popolo affaccia inoltre la Mostra dell’Acqua Vergine al Pincio, collocata sotto al belvedere di cui sfrutta il muro di sostegno, e si ammirano le due fontane-sarcofago, realizzate reimpiegando due sarcofagi strigilati con un clipeo al centro, risalenti al III secolo d.C.. Anche le fontane-sarcofago fanno parte dell’arredo della piazza ideato da Giuseppe Valadier, insieme alla Fontana dei leoni al centro e alle due fontane degli emicicli, raffiguranti la Dea Roma e Nettuno, ultimate nel 1823.

Fontana del porto di Ripetta: nella piazzetta situata fra via di Ripetta e ponte Cavour si trovano una fontana senza acqua e due belle colonne, testimonianza di una Roma ormai perduta per sempre. Fontana e colonne infatti sono le ultime vestigia dello scomparso Porto di Ripetta. Il porto sorgeva nell’area immediatamente antistante la chiesa di San Girolamo degli Schiavoni e fu costruito nel 1704 da Alessandro Specchi – con la collaborazione di Carlo Fontana – per volere di Papa Clemente XI Albani.

Fontana Clementina del Porto di Ripetta a Roma
La fontana clementina del porto di Ripetta

Destinato allo smercio di prodotti come come legna, vino, olio, conobbe una sorte di declino con il passare del tempo. Quando, alla fine del 1800, si trattò di costruire i nuovi muraglioni per arginare le alluvioni del Tevere e consentire una nuova viabilità, il porto fu in parte distrutto e in parte interrato sotto l’attuale Lungotevere in Augusta. La fontana sopravvisse, spostata nella piazzetta dove ancor oggi si trova. Realizzata con il travertino proveniente dalle arcate del Colosseo crollate per il terremoto del 3 febbraio 1703, la sua forma è rimasta inalterata, con il corpo a scogliera ornato da una coppia di delfini e da una valva di conchiglia, sormontato da tre monti e una stella (in ferro battuto), simboli araldici della famiglia Albani. Nel corso del Settecento sulla sommità era stata collocata una lanterna, utile per segnalare l’approdo durante la notte, poi rimossa nel 2014 a causa di un cedimento.

Fontana del facchino
Fontana del facchino

Fontana del facchino: insieme a Pasquino, Marforio ed altri, il Facchino è una statua parlante, ovvero un personaggio attraverso il quale il popolo romano esprimeva le proprie lamentele sulle difficoltà della vita, sul malgoverno e la corruzione della Curia, tramite l’affissione di foglietti anonimi. Oggi la fontana si trova in via Lata, ma originariamente ornava la facciata dell’abitazione di via del Corso del fiorentino Jacopino del Conte, che la realizzò a proprie spese alla fine del Cinquecento. La statua raffigura un facchino portatore d’acqua, scelta derivante dalla presenza, in quella zona, di moltissimi acquaioli. Secondo alcune leggende, il volto deturpato del facchino rappresenterebbe Martin Lutero, che nel 1511 aveva soggiornato nel monastero degli agostiniani: il povero acquaiolo scolpito venne forse preso a sassate dai passanti che lo credevano il teologo tedesco.

Fontana del Pantheon o di piazza della Rotonda
Fontana del Pantheon o di piazza della Rotonda

Fontana del Pantheon. La fontana di piazza del Pantheon (piazza della Rotonda) fu realizzata dallo scultore Leonardo Sormani su un disegno di Giacomo della Porta del 1575. Rispetto alla fontana originaria, che comprendeva la vasca di forma mistilinea – un quadrangolo interrotto ai lati da semicerchi – sormontata da un balaustro sorreggente un catino e preceduta da tre gradini e da una balaustra – è rimasta solamente la vasca. Nel 1711, per volere di Clemente XI Albani, al posto del balaustro e del catino fu posto l’obelisco di Ramses II, poggiante su una finta scogliera in travertino e su un plinto con delfini e lo stemma Albani.

Fontana dei quattro fiumi. L’opera fu eseguita dal Bernini in un momento particolarmente delicato della sua vita: i suoi mecenati, i Barberini, che fino ad allora avevano governato il soglio di Pietro, avevano dilapidato le risorse pontificie ed erano fuggiti a Parigi accusati di concussione. L’artista, con il venire meno dei protettori, aveva perso ogni appoggio ed era stato allontanato.

Fontana dei quattro fiumi
Fontana dei quattro fiumi

Quando il nuovo pontefice, Innocenzo X Pamphilj, propose di risistemare piazza Navona, affidò al Borromini l’incarico di realizzare una fontana al centro della piazza, portando fin qui – tramite una nuova conduttura – l’acquedotto Vergine. Borromini aveva proposto di trasportare nella piazza l’obelisco giacente sulla via Appia accanto al Mausoleo di Cecilia Metella, innalzandolo al centro di una fontana composta da quattro mascheroni. L’obelisco venne effettivamente trasportato nel 1648, ma nel frattempo il pontefice, cui erano stati sottoposti vari bozzetti della fontana, non ne aveva scelto nessuno. Dopo essere rimasto per alcuni anni in attesa, Bernini colse l’occasione per farsi avanti, presentando un modello che colpì tanto il papa da ottenere l’incarico: la sua fontana aveva dell’incredibile, perché proponeva di sostenere il peso dell’obelisco con una scogliera traforata su quattro lati, un’invenzione questa che suscitò grande impressione nei suoi contemporanei. A questa storia e alla descrizione dell’opera ho dedicato un articolo. In piazza Navona si trovano altre due fontane, collocate alle estremità dell’antico stadio di Diocleziano: la fontana del Moro, al cui centro la statua del Tritone ricorda nelle sembianze un “moro”, e la fontana del Nettuno, detta anche dei Calderari perché nella zona si trovavano le botteghe artigiane dedite alla lavorazione del rame. Entrambe le fontane furono realizzate da Giacomo della Porta nel 1574 e modificate successivamente.

Fontana della terrina
Fontana della terrina

Fontana della terrina: è collocata sotto il livello della sua piazza, piazza della Chiesa Nuova, di fronte alla chiesa di santa Maria in Vallicella. La sua posizione, risalente al 1924, fu – come per la fontana della barcaccia – la conseguenza di un problema idraulico: alimentata dall’acquedotto Vergine, in quel punto il getto non era abbastanza potente per provocare gli zampilli. Per ovviare al problema di pressione dell’acqua, la fontana venne posta al termine di alcuni gradini. La sua posizione originaria, per la quale Giacomo della Porta la realizzò nel Cinquecento, era in Campo de’ Fiori, dove tutt’oggi si svolge il mercato e all’epoca venivano eseguite le esecuzioni sommarie (come quella di Giordano Bruno): proprio considerando la sua collocazione va interpretata la frase che si legge sul collarino del coperchio: “Ama Dio e non fallire fa del bene e lassa dire MDCXXII“. Il coperchio – che con la sua forma strana determinò il nome di terrina – fu posto nel 1622, forse ad impedire che nella vasca venissero gettati i rifiuti del mercato.

Vasca in piazza Farnese a Roma
Fontana di piazza Farnese

Fontane di piazza Farnese. Le due fontane che si ammirano di fronte a Palazzo Farnese sono composte da due vasche antiche in granito provenienti dal frigidarium delle Terme di Caracalla: originariamente posizionate in piazza Venezia, le due vasche vennero collocate in piazza Farnese per volere di papa Paolo III, prima una e poi l’altra, nei punti dove oggi si trovano. Nel 1626, in seguito alla realizzazione dell’acqua Paola e al sufficiente approvvigionamento idrico, vennero trasformate in fontane dall’architetto Girolamo Rainaldi: ispirandosi alle opere di Della Porta, Rainaldi collocò le vasche antiche al centro di due vasche in travertino molto più grandi, dalla forma oblunga e i lati bombati, e in mezzo posizionò un’ulteriore vasca, più piccola, sorretta da un balaustro terminante in una forma a giglio (emblema della famiglia Farnese).

Fontana di piazza Capo di Ferro @ aletesonlus
Fontana di piazza Capo di Ferro @ aletesonlus

Fontana di piazza Capo di Ferro: collocata davanti alla Galleria Spada, la fontana di piazza Capo di Ferro fa parte di un’illusione ottica concepita da Francesco Borromini. Composta da un’erma, da un sottostante antico sarcofago strigilato e infine da una piscina, si trova al centro della facciata di palazzo Ossoli, all’interno di una nicchia. La facciata del palazzo è completamente affrescata con una decorazione che riproduce una finta facciata in bugnato, con le linee dei conci che proseguono all’interno della nicchia per amplificarne la profondità. Per comprendere il suo sistema illusionistico è necessario collocarsi in prossimità dell’ingresso della Galleria Spada su via Giulia, lungo l’asse visivo che supera i cortili del palazzo e mostra all’interno dell’edificio la fontana che invece si trova al di là della piazza. Affacciata sul cortile di Palazzo Spada si trova anche la più celebre Galleria prospettica borrominiana.

Fontana delle tartarughe. La fontana delle tartarughe a Roma è un gioiello di arte manierista: realizzata tra il 1581 e il 1588 su progetto di Giacomo della Porta, presenta quattro sculture in bronzo del fiorentino Taddeo Landini, raffiguranti efebi su delfini. La fontana che oggi ammiriamo e la stessa presenza delle tartarughe che ne caratterizzano il nome furono il risultato di modifiche e aggiunte al progetto originario.
Dopo il ripristino dell’acquedotto Vergine la Camera Capitolina aveva deciso dal 1570 l’installazione di una fontana nella vicina piazza Giudia, all’interno di un progetto complessivo – affidato al Della Porta – che prevedeva la realizzazione di diverse fontane monumentali.

Fontana delle tartarughe
Fontana delle tartarughe

La fontana fu invece collocata nella piazza attuale – su cui affaccia palazzo Mattei – in seguito all’insistenza del nobile Muzio Mattei e al suo impegno di “far mattonare la piazza a sue spese e tener netta la fonte“. Inoltre sempre in corso d’opera fu deciso di realizzare le sculture in bronzo, anziché in marmo come prevedeva il progetto originario: il risultato è il distaccarsi armonico delle figure rispetto alla struttura architettonica, caratterizzata dalla complessità della lavorazione e dalla policromia dei marmi impiegati – bigio antico per il bacino superiore, pavonazzetto per il balaustro, africano per le conchiglie. Infine, le quattro tartarughe sul bordo della vasca superiore furono aggiunte nel 1658-59, in occasione del restauro effettuato durante il pontificato di Alessandro VII: secondo la tradizione furono opera di Gian Lorenzo Bernini.

Il video della fontana delle tartarughe:

Perimetro della fontana di piazza delle Cinque Scole nella sua collocazione originaria
Perimetro della fontana di piazza delle Cinque Scole nella sua collocazione originaria

Fontana di piazza delle Cinque Scole: in piazza delle Cinque Scole si ammira la fontana realizzata nel 1593 da Giacomo della Porta. Tale opera fu concepita e realizzata per piazza Giudia in seguito alla costruzione dell’acquedotto Felice, impiegando i marmi provenienti del tempio di Serapide situato sul Quirinale. Il catino superiore, sorretto da un fusto, è ornato da quattro teste di Gorgoni dalle cui bocche esce l’acqua, raccolta nel bacino inferiore decorato con gli stemmi dei magistrati in carica in quell’anno. Nel 1880 il ghetto venne smantellato e il quartiere completamente modificato: la fontana subì diverse peripezie e finalmente nel 1930 venne ricollocata nella piazza dove oggi si ammira. Sul suo antico perimetro si può osservare una cornice bianca, a ricordo dell’originaria collocazione.

Fontana dell'Acqua Paola o fontanone del Gianicolo
Fontana dell’Acqua Paola o fontanone del Gianicolo

Fontana dell’Acqua Paola. Conosciuta anche come Fontanone del Gianicolo, fu realizzata tra il 1610 e il 1614 da Giovanni Fontana (fratello maggiore di Domenico) per volere di papa Paolo V Borghese. Venne costruita come mostra terminale dell’acquedotto Traiano, ripristinato dal pontefice dal 1608. Il suo disegno rievoca le forme dell’arco trionfale, con cinque arcate fiancheggiate da colonne e sormontate da un imponente attico con l’iscrizione dedicatoria. Per la sua costruzione vennero reimpiegati marmi di spoglio, provenienti dal foro romano e dal tempio di Minerva al foro di Nerva, mentre le colonne appartenevano all’antica basilica costantiniana di san Pietro. Alla fine del Cinquecento Fontana sostituì le cinque vasche di raccolta, inserite tra gli archi, con un ampio bacino in marmo. La fontana – così come il vicino complesso di san Pietro in Montorio – fu danneggiata dai francesi durante la breve Repubblica del 1849, episodio di cui lungo la parete esterna della chiesa si conserva a monito una palla di cannone.

Acquedotto Vergine sotto la Rinascente: arcate
Acquedotto Vergine sotto la Rinascente: arcate

La visita e la conoscenza di alcune delle storie narrate dalle fontane di Roma inducono ad approfondire le vicissitudini di uno degli acquedotti che le alimentano e che, a mio giudizio, è il più interessante fra tutti gli acquedotti romani. Degli undici principali acquedotti della città eterna, l’acquedotto VergineAqua Virgo – è infatti l’unico ad essere rimasto ininterrottamente in uso fino ai nostri giorni, alimentando ancora oggi le più importanti fontane di Roma: tra di esse, la Fontana di Trevi, la Fontana della Barcaccia, la Fontana dei Quattro Fiumi. L’Aqua Virgo, così chiamato in riferimento alla purezza e freschezza delle sue acque, fu voluto dall’imperatore Augusto e realizzato nel 19 a.C. da Marco Vipsanio Agrippa. In origine si articolava lungo un percorso prevalentemente sotterraneo di 20,4 km, di cui oggi si ammirano quindici arcate – perfettamente conservate – sotto la Rinascente di via del Tritone e tre arcate in via del Nazareno.

Originato da sorgenti poste nell’Agro Lucullano, nella zona a sud-est di Roma, l’acquedotto compiva un grande arco fino ad arrivare alla Nomentana e attraversava la zona di villa Ada fino al Pincio, dove si trovava un serbatoio di decantazione (non più esistente, ne è memoria il vicolo del Bottino) e dove venne realizzata la mostra che ancor oggi affaccia su piazza del Popolo. Sotto il Pincio, in prossimità di Trinità dei Monti, il condotto è tutt’oggi raggiungibile tramite una scenografica scala a chiocciola realizzata negli anni settanta del Cinquecento all’interno di un pozzo. Passando nei pressi di via del Tritone l’Aqua Virgo giungeva in piazza sant’Ignazio e concludeva il suo percorso nei pressi del Pantheon, da dove l’acqua veniva condotta alle Terme di Agrippa.

Acquedotto Vergine, le arcate di via del Nazareno
Acquedotto Vergine, le arcate di via del Nazareno

Diversi restauri, interventi di manutenzione e rifacimento furono compiuti nel corso dei secoli sin dall’antichità e durante il Medioevo. Sotto i pontificati di Pio IV e Pio V, dal 1562 al 1570, in seguito al radicale restauro dell’acquedotto fu decisa la costruzione di alcuni rami sotterranei per portare l’acqua in quelle zone della città ancora sprovviste. Inoltre la Commissione di cardinali appositamente istituita – la Congregatione sopra le fonti – deliberò un primo programma di costruzione delle fontane pubbliche laddove l’acqua sarebbe stata addotta. Fra i luoghi indicati dalla Commissione vi erano Trinità dei Monti, il porto di Ripetta, piazza della Rotonda (piazza del Pantheon), piazza Navona, piazza Giudia presso il ghetto. Di questo programma Giacomo della Porta fu il primo e maggiore esecutore, in qualità di fontaniere ufficiale: fra le altre, realizzò le fontane di piazza Colonna, le due fontane laterali di piazza Navona, la fontana di piazza della Rotonda, di piazza Mattei, di piazza Giudia. Il progetto di edificazione delle fontane fu poi modificato in corso d’opera, e alcune fontane furono realizzate negli anni a seguire: ad esempio da papa Urbano VIII, che volle la realizzazione della fontana di piazza di Spagna. In epoca moderna, infine, la mostra terminale dell’acquedotto Vergine divenne la Fontana di Trevi.

Per scrivere questo articolo ho avuto occasione di scoprire moltissime risorse in rete dedicate alle fontane di Roma. Tra di esse, segnalo le pagine della Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali (www.sovraintendenzaroma.it), il portale Il suono delle fontane di Roma – archivio fotografico con immagini e informazioni sulle oltre novecento fontane della città (www.ilsuonodellefontanediroma.com) – il portale Roma virtuale, in particolare la sezione monografica dedicata alle fontane (roma.andreapollett.com).

Altre immagini delle fontane di Roma:

Mappa delle fontane di Roma e dei luoghi visibili e visitabili dell’aqua Virgo:

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