Con una giornata a disposizione a Firenze consiglio due visite in due luoghi di recente apertura: a Palazzo Strozzi la mostra temporanea dedicata al Cinquecento a Firenze, cui ho dedicato questo post (qui alcune immagini), e nel complesso di San Firenze il nuovo museo Franco Zeffirelli.
La visita dell’esposizione di Palazzo Strozzi merita alcune ore, sia per approfondire l’articolata rappresentazione della temperie artistica fiorentina del Cinquecento, sia per godere della ricchezza delle opere esposte e della vasta campagna di restauri che ha accompagnato la realizzazione della mostra, visitabile sino al 21 gennaio 2018.
Il Museo Franco Zeffirelli ha aperto le sue porte il primo ottobre scorso negli ambienti del complesso di San Firenze, in origine convento dei padri filippini e successivamente sede del Tribunale. Il percorso espositivo è allestito al primo piano, mentre al piano terreno si trovano il bookshop, la caffetteria e la sala della musica, realizzata in quello che era l’Oratorio del convento. Al piano terreno si trovano inoltre la biblioteca, costituita da circa diecimila volumi, e l’archivio, che illustra tutte le fasi di lavoro di Zeffirelli, entrambe consultabili su prenotazione.
Completano il progetto le sale per la didattica, anch’esse collocate a piano terra. Tutti questi ambienti costituiscono il Centro Internazionale per le Arti dello Spettacolo Franco Zeffirelli, che è nato per volontà del Maestro per raccogliere e mettere a disposizione il patrimonio artistico della sua lunga carriera, attraverso la promozione di iniziative espositive (in programma anche l’organizzazione di mostre temporanee, a fianco di quella permanente), la divulgazione dell’arte dello spettacolo, la formazione didattica nell’ambito del teatro di prosa, dell’opera e del cinema. La mostra permanente visitabile al primo piano è articolata in tre spazi, teatro di prosa, opera in musica e cinema, e ospita oltre 250 opere tra bozzetti di scena, figurini di costumi e disegni (ho pubblicato qualche immagine); è possibile richiedere la visita guidata telefonando allo 055 281038 (segreteria) o 055 2658435 (biglietteria). Le attività del Centro prevedono infine un ricco calendario di eventi, quali incontri, conferenze e concerti, consultabile on line.
Con un po’ di tempo a disposizione ci si può fermare al Museo Nazionale del Bargello, situato a pochissimi passi da San Firenze, dove è eccezionalmente in esposizione la lunetta con la “Resurrezione” realizzata da Giovanni della Robbia intorno al 1520 su commissione di Niccolò di Tommaso Antinori. Si tratta di un’esposizione straordinaria, perché l’opera venne acquistata nel 1898 da Aaron Augustus Healy, che la portò a New York per donarla al Brooklyn Museum, e da allora non era più tornata a Firenze. La lunetta, che rappresenta il Cristo risorto con il committente in ginocchio alla sua destra e attorno i soldati all’interno di una cornice di fiori e frutti, ha dimensioni monumentali, 174 cm x 364, ed è una delle opere più notevoli dell’artista.
Nel 2016 Marchesi Antinori ha finanziato il restauro della lunetta e ne ha sostenuto l’esposizione al Bargello, dove è conservata la maggiore raccolta al mondo di sculture robbiane in terracotta invetriata. La sosta potrebbe essere l’occasione giusta – per chi non conoscesse questo meraviglioso museo – per ammirarne i capolavori esposti, fra cui opere di Michelangelo, Donatello, Verrocchio, Luca della Robbia, Cellini, Giambologna, Ammannati: un luogo dove la bellezza eleva l’anima, e dove è auspicabile trascorrere almeno qualche ora.
Per una sosta a pranzo consiglio due fra i miei ristorantini preferiti nella zona, ovvero Brac e Dim Sum. Brac è una libreria che organizza eventi culturali dedicati all’arte e ai libri, e ha una cucina vegetariana e vegana ricca di preparazioni particolari. È tutto buonissimo, i miei piatti preferiti sono quelli a base di pane carasau. Dim Sum è un ristorante fusion asiatico che propone una cucina curata, che trova il suo punto di forza nei noodles espressi, fatti a mano a vista. Ottimi anche i ravioli e i piatti di riso.
Sempre assecondando il gusto a tavola per l’oriente, consiglio – a cena – un tavolo al Ciblèo, la nuova creatura dello chef Fabio Picchi aperto nel marzo scorso accanto al più rinomato Cibrèo a Sant’Ambrogio. Come la “l” nel nome suggerisce, in questo piccolissimo ristorante (16 posti a sedere di cui 8 al banco) si propone una cucina “tosco-orientale”, dove si accostano tortelli e ravioli, e preparazioni e ingredienti toscani si aprono alle suggestioni orientali, in particolare nipponiche, cinesi e coreane: nascono così la zuppa calda di vongoline nippo-elbana, le cozze con cavolo rapa e wasabi, il baozi caldo con prosciutto cotto di Zivieri, il maiale del Casentino allo stile dell’Himalaya. L’ambiente è intimo, accogliente, curato nei minimi dettagli, come ogni creazione di Picchi, il menù (fisso, ma in costante cambiamento) è stimolante e divertente, offerto e presentato con gentilezza e passione. Merita la prenotazione, in anticipo.