Cenacoli di Firenze, Domenico Ghirlandaio, Cenacolo di Ognissanti

I cenacoli di Firenze, l’itinerario dedicato alle raffigurazioni dell’Ultima Cena

Cenacoli di Firenze, Taddeo Gaddi, Cenacolo di santa Croce
Taddeo Gaddi, Cenacolo di santa Croce

I cenacoli, ovvero gli antichi refettori dei conventi decorati con le raffigurazioni dell’Ultima Cena, ricorrono a Firenze in maniera davvero speciale. La loro scoperta rappresenta un interessante itinerario di visita della città, alternativo e meno conosciuto ma di grande interesse, perché dedicato ad opere realizzate dai più grandi pittori a partire dal Trecento. Fra tutti i cenacoli di Firenze ho selezionato quelli che ritengo più significativi, suggerendo un percorso che può allargarsi a comprendere un grande numero di luoghi, risalenti ad epoche diverse, a Firenze e nel territorio metropolitano.

Cenacolo di santa Croce: l’antico refettorio del convento di santa Croce fu costruito nei primi decenni del Trecento. All’inizio dell’Ottocento venne dismesso e utilizzato prima come deposito, poi come spazio espositivo delle opere provenienti dalla chiesa e dal convento. Oggi appartiene al percorso museale, ospitando anche le opere che durante l’alluvione del 1966 – quando l’acqua arrivò a cinque metri di altezza e santa Croce fu definita “l’epicentro del disastro” – subirono danni ingentissimi. Sulla parete di fondo si ammira il monumentale affresco di Taddeo Gaddi, allievo e collaboratore di Giotto, risalente al 1350 circa. L’affresco rappresenta l’Ultima cena sovrastata dalla Crocifissione, raffigurata come Albero della Croce dal cui tronco si dipartono dodici rami che formano medaglioni con i profeti. Ai lati sono disposte quattro scene, ovvero le Stigmate di san Francesco a La Verna e tre episodi legati al cibo e alla destinazione della sala a refettorio: san Ludovico di Tolosa serve la mensa ai poveri, l’Angelo ordina al sacerdote di portare del pane a san Benedetto nell’eremitaggio, la Cena di Gesù in casa del fariseo. In seguito all’alluvione l’intero affresco venne staccato per consentirne il restauro, e quindi ricollocato.

Cenacoli di Firenze, Andrea del Castagno, Cenacolo di santa Apollonia
Andrea del Castagno, Cenacolo di santa Apollonia

Cenacolo di sant’Apollonia: il cenacolo era il refettorio monumentale del monastero benedettino di sant’Apollonia, fondato nel 1339 e ingrandito nel Quattrocento. Gli affreschi di Andrea del Castagno furono eseguiti tra il luglio e il dicembre 1447 e raffigurano a metà della parete di fondo l’Ultima cena, sopra la quale sono disposte le scene della Crocifissione (al centro), della Resurrezione (a sinistra) e della Deposizione nel sepolcro (a destra). L’affresco – non citato in nessuna fonte, né dal Vasari né da altri – rimase celato in virtù della stretta clausura delle monache fino alla soppressione dello stato unitario, quando le religiose furono costrette ad abbandonare definitivamente il monastero. Dal 1891 lo spazio del cenacolo venne adibito a Museo, poi ingrandito nei decenni successivi fino ad assumere l’aspetto e l’allestimento attuale.

Andrea del Castagno, Cenacolo di santa Apollonia - dettaglio
Andrea del Castagno, Cenacolo di santa Apollonia – dettaglio

La scena dell’Ultima cena è interpretata da Andrea del Castagno sulla base del Vangelo di Giovanni, immaginata all’interno di un padiglione con una prospettiva dal basso verso l’alto: la tavola è posata su un alto zoccolo con un forte aggetto, mentre la loggia è contenuta dalle due pareti laterali e coperta da un tetto a spiovente con tegole e coppi. L’intero padiglione si trova al centro di un prato fiorito, cinto da muretti di mattone che salgono per tutta l’altezza delle mura. Le scene superiori sono collocate illusoriamente su un piano arretrato. Tutta la composizione, caratterizzata anche cromaticamente tramite l’impiego di toni scuri per l’Ultima Cena – con una predominanza di rossi e grigi – e toni più chiari per le scene superiori, distingue quest’opera di Andrea del Castagno quale primo cenacolo rinascimentale a Firenze e massimo capolavoro della pittura fiorentina. Colpisce la potenza scultorea delle figure, di grande realismo ed efficacia drammatica.

Nel refettorio sono esposte anche altre opere di Andrea del Castagno – la lunetta affrescata con il Cristo in pietà (1447 circa) e la Crocifissione (1455 circa), con le relative sinopie – e dipinti di Paolo Schiavo e di Neri di Bicci, provenienti dal monastero.

Cenacoli di Firenze, Domenico Ghirlandaio, Cenacolo di Ognissanti
Domenico Ghirlandaio, Cenacolo di Ognissanti

Cenacolo di Ognissanti: fu realizzato nel 1480 da Domenico Ghirlandaio con l’Ultima cena e rappresenta il suo capolavoro. Il Maestro seppe raffigurare gli apostoli in una grandissima varietà di atteggiamenti, disposti lungo una tavola imbandita, coperta da una tovaglia alla perugina. Ghirlandaio inserì la scena – tradizionalmente cupa – in un contesto primaverile, con l’apertura del muro alle spalle dei commensali oltre il quale si ammira un giardino ricco di alberi e di uccelli. Prima di giungere nel cenacolo si attraversa il chiostro, affrescato a partire dal 1600 con Storie della Vita di San Francesco, opera di pittori fiorentini tra i quali Jacopo Ligozzi e Giovanni da San Giovanni. Nella chiesa contigua si possono ammirare altre due opere del Ghirlandaio: un San Girolamo (1480) e una giovanile Madonna della Misericordia con la Deposizione di Cristo, commissionati dai Vespucci per la cappella di famiglia.

Cenacoli di Firenze, Perugino, Cenacolo di Fuligno
Perugino, Cenacolo di Fuligno

Cenacolo del Fuligno: il cenacolo era il refettorio monumentale del convento delle terziarie francescane legate alla regola della beata Angelina da Foligno, voluto da Ginevra dei Bardi che nel 1419 acquistò il romitorio trecentesco di Sant’Onofrio in Campo Corbolini. Il nome del convento deriva dunque dalla sua dipendenza dal monastero di sant’Anna a Foligno. Nel corso del Quattrocento il complesso fu ampliato e abbellito, con la realizzazione – tra i vari interventi – del dormitorio realizzato a spese di Lorenzo il Magnifico e del refettorio. Questo spazio venne affrescato prima da Neri di Bicci nel 1462 e poi dal Perugino, con l’Ultima cena e, sullo sfondo, l’Orazione di Cristo nell’Orto: la scena è ambientata in una campagna di carattere umbro, tra i pilastrini di una finta navata in prospettiva.

Perugino, Cenacolo di Fuligno - dettaglio
Perugino, Cenacolo di Fuligno – dettaglio

Nel 1800 le poche francescane rimaste furono trasferite in un altro convento e il complesso fu destinato a vari usi tra cui, infine, conservatorio di educazione per orfane e fanciulle povere, mentre il refettorio fu ceduto a privati e utilizzato come laboratorio per la lavorazione della seta e rimessa per la verniciatura delle carrozze. Nel 1843 venne scoperto l’affresco con l’Ultima cena, evento che costrinse il Granduca a ricomprare il salone e gli spazi attigui. Divenne sede del Museo Egizio, poi del Museo Etrusco, quindi ricovero delle opere alluvionate nel 1966. Attualmente ospita alcune opere appartenenti all’antico convento di Fuligno e dipinti quattro-cinquecenteschi testimoni della diffusione dello stile del Perugino in Toscana e in Italia. Per chi ama lo stile aggraziato del Perugino, che qui si esprime nella malinconia assorta dei personaggi, rappresentati come immersi nella quiete e nel silenzio, consiglio una visita alla città natale del pittore, Città della Pieve, dove si possono ammirare opere straordinarie.

Cenacoli di Firenze, Andrea del Sarto, Cenacolo di san Salvi
Andrea del Sarto, Cenacolo di san Salvi

Cenacolo di san Salvi: il cenacolo si trova all’interno dell’antico convento dei monaci benedettini vallombrosani intitolato a San Salvi. L’abbazia venne fondata nel XI secolo e poi ampliata a partire dal XVI secolo, con un grandioso progetto che comportò – tra i vari interventi – l’edificazione del refettorio e la commissione dell’affresco ad Andrea del Sarto. L’opera – con soggetto l’Ultima cena – venne affidata al “pittore senza errori” nel 1511 e ultimata nel 1526. In seguito alle soppressioni ecclesiastiche, nel 1817 il convento passò al Granducato di Toscana e venne dato in gestione all’Accademia di Belle Arti: il refettorio divenne museo delle opere provenienti dalle chiese e dai monasteri soppressi di Firenze, selezione che conobbe alcune varianti nei decenni successivi fino alle opere oggi presenti. Si trovano qui grandi pale d’altare di pittori toscani attivi dalla metà del Cinquecento agli inizi del Seicento, opere di artisti appartenenti alla stessa generazione di Andrea del Sarto e i marmi di Benedetto da Rovezzano destinati alla tomba di san Giovanni Gualberto – fondatore dell’ordine di Vallombrosa – mai portata a compimento.

Andrea del Sarto, Cenacolo di san Salvi - dettaglio
Andrea del Sarto, Cenacolo di san Salvi – dettaglio

Andrea del Sarto avviò la sua decorazione a partire dai tondi con la Trinità e i quattro santi legati al convento che si trovano nel sottarco, inseriti entro una fascia decorativa opera di un suo collaboratore. Dopo questo primo intervento, risalente al 1511, il lavoro subì una lunga interruzione – causata da difficoltà interne al convento e dagli impegni del pittore – per riprendere e concludersi fra il 1526 e il  1527 con il grande affresco dell’Ultima cena. La scena che vi è raffigurata rappresenta il momento in cui Gesù passa il pezzo di pane intinto a colui che lo tradirà, Giuda. Questi è inoltre seduto accanto al Cristo, posizione differente dalla tradizionale iconografia che lo vuole di spalle dall’altra parte del tavolo. L’opera rimane impressa per la grande naturalezza dei movimenti, i panneggi eleganti, l’armonia dei colori.

Cenacoli di Firenze, Domenico Ghirlandaio, Cenacolo di san Marco
Domenico Ghirlandaio, Cenacolo di san Marco

Cenacolo di san Marco: appartiene al convento domenicano di san Marco, capolavoro architettonico di Michelozzo voluto da Cosimo de’ Medici ed edificato tra il 1437 e il 1443. Oggi il convento è Museo che raccoglie la più grande collezione al mondo delle opere di Beato Angelico, qui vissuto tra il 1438 e il 1445. Il cenacolo venne affrescato con l’Ultima cena da Domenico Ghirlandaio, variante dell’opera già realizzata in Ognissanti di cui ricalca la struttura architettonica e la disposizione del tavolo. Si osserva il medesimo pavimento a scacchi e – oltre la spalliera – le due grandi aperture sul giardino retrostante, con alberi e uccelli in volo. Vicino a sé Giuda ha un gatto, simbolo del male e al contempo presenza domestica. Anche qui, come nel cenacolo di Ognissanti, il Ghirlandaio pose grande cura nell’esecuzione dei dettagli, con la tavola imbandita e splendidamente ricamata alle sue estremità.

Informazioni utili per la visita dei cenacoli di Firenze: questi gli orari di apertura di ogni cenacolo alla data odierna. Per scrupolo, consiglio di controllarli sul sito internet di riferimento di ciascuno, prima di organizzarne la visita.

Cenacolo di santa Croce: segue il dettagliato orario di apertura del complesso monumentale, indicato sul sito www.santacroceopera.it

Cenacolo di sant’Apollonia: aperto dal lunedì alla domenica dalle 8,15 alle 13,50. Chiuso il I, III e V fine settimana di ogni mese, il I gennaio, il I maggio e il 25 dicembre. Ulteriori informazioni sul sito www.polomusealetoscana.beniculturali.it

Cenacolo di Ognissanti: aperto il lunedì, martedì e sabato dalle 9,00 alle 13,00. Chiuso il I gennaio e il 25 dicembre. Ulteriori informazioni sul sito www.polomusealetoscana.beniculturali.it

Cenacolo del Fuligno: aperto il martedì e ogni prima domenica del mese dalle 8,30 alle 13,30. www.polomusealetoscana.beniculturali.it

Cenacolo di san Salvi: aperto da martedì a domenica, dalle 8,15 alle 13,50. Chiuso tutti i lunedì, il I gennaio e il 25 dicembre. Ulteriori informazioni sul sito www.polomusealetoscana.beniculturali.it

Cenacolo di san Marco: segue l’orario di apertura del complesso museale, dettagliato sul sito www.polomusealetoscana.beniculturali.it

Altre immagini dei cenacoli di Firenze:

Mappa dei cenacoli di Firenze:

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