Cappella Brancacci, Masaccio, La cacciata di Adamo ed Eva dal paradiso terrestre - cover

La cappella Brancacci, capolavoro di Masaccio, Masolino e Filippino Lippi

Cappella Brancacci, parete sinistra
Parete sinistra

Sono tornata ad ammirare la Cappella Brancacci nella chiesa del Carmine a Firenze, voluta dalla famiglia Brancacci nel tardo Trecento e decorata da un ciclo di affreschi realizzato da Masolino, Masaccio e Filippino Lippi. L’opera fu commissionata nel 1423 a Masolino, allora quarantenne, e a Masaccio, che aveva ventidue anni: seppur giovanissimo, Masaccio aveva già realizzato il Trittico di San Giovenale per la chiesetta di Cascia di Reggello, dove l’opera si trova tutt’oggi e dove l’ho ammirata.

Il ciclo del Carmine è dedicato alle Storie di San Pietro, santo cui in origine era intitolata la cappella. Le maniere dei due maestri, di raffinata cultura tardogotica quella di Masolino, improntata al forte realismo e plasticità delle figure e degli spazi quella di Masaccio, si armonizzano restituendo un insieme coerente, che rende difficile distinguere il contributo dei singoli pittori.

Cappella Brancacci, Masaccio, Il tributo - dettaglio
Masaccio, Il tributo – dettaglio

Masolino e Masaccio non portarono a complimento la loro opera, a causa della partenza del primo per l’Ungheria e del secondo per Roma: il cantiere s’interruppe nel 1427 e soltanto molti anni più tardi, tra il 1481 e il 1483, venne chiamato un artista rinascimentale di elevata caratura, Filippino Lippi. Il suo fu un intervento sobrio, teso al rispetto dell’opera dei suoi predecessori e a quel senso di omogeneità stilistica che avevano saputo conferire all’intero ciclo.

La preziosa cappella attraversò numerose traversie: in seguito all’esilio dei Brancacci, allontanati per le loro simpatie antimedicee, i frati del convento del Carmine fecero cancellare tutti i ritratti legati alla famiglia committente. Nel 1680 ne fu evitata la trasformazione in cappella barocca grazie all’opposizione della Granduchessa Vittoria della Rovere, ma alla metà del Settecento alcuni sciagurati interventi di ammodernamento distrussero gli affreschi della volta e delle lunette. Nel 1771 un incendio devastò l’intera chiesa, e la cappella fortunatamente scampò alla distruzione. Trascurato per tutto l’Ottocento, il ciclo venne restaurato negli anni Ottanta del Novecento, intervento che permise di restituire la loro brillantezza agli sfavillanti colori che oggi contempliamo.

Cappella Brancacci, Masaccio e Filippino Lippi, La resurrezione del figlio di Teofilo e san Pietro in cattedra - dettaglio
Masaccio e Filippino Lippi, La resurrezione del figlio di Teofilo e san Pietro in cattedra – dettaglio

Entrando nella cappella ecco dunque gli episodi rappresentati e il loro ordine di lettura, seguendo la disposizione dei riquadri su due fasce sovrapposte: si parte dalla Tentazione di Adamo ed Eva, opera di Masolino realizzata sul pilastro di destra, cui segue la potente e impressionante Cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso Terrestre, opera indimenticabile di Masaccio, sul pilastro di sinistra. Si prosegue su questa fascia superiore, verso destra: vi è dunque la grande scena di Masaccio del Tributo, dove per la prima volta compare san Pietro, protagonista del ciclo. Il santo si riconosce, in questo come in tutti i riquadri successivi grazie al suo abbigliamento: una veste blu con un mantello giallo intenso. Gli episodi seguenti rappresentano La predica di San Pietro (di Masolino), il Battesimo dei neofiti (Masaccio), La guarigione dello zoppo e la resurrezione di Tabita (Masolino): in questa scena sono da notare le splendide ed elegantissime vesti dei personaggi disposti al centro, raffigurati mentre percorrono una piazza circondata da edifici quattrocenteschi. Si scende nel registro inferiore a partire dalla scena di destra sulla parete dell’altare, con La distribuzione dei beni e la morte di Anania, di Masaccio: colpisce la realistica rappresentazione dei poveri, con le vesti misere e stracciate, e la fuga prospettica degli edifici sullo sfondo. Rimanendo sulla parete di fondo segue la scena di sinistra, raffigurante San Pietro che risana con l’ombra: anche qui Masaccio offre una rappresentazione fedele degli storpi e dei poveri che circondano il santo, colti in tutte le loro deformità fisiche. L’episodio successivo è il primo di quelli realizzati da Filippino Lippi: si trova sul pilastro di sinistra e rappresenta san Pietro visitato in carcere da san Paolo. Accanto la grande scena di Masaccio e Filippino Lippi con La resurrezione del figlio di Teofilo e san Pietro in cattedra. Sul pilastro di destra vi è l’episodio successivo, San Pietro liberato dal carcere (Filippino Lippi) seguito dall’ultimo riquadro del ciclo, La disputa dei santi Pietro e Paolo con Simon Mago e la crocifissione di san Pietro (Filippino Lippi).

Il video che ho girato dentro la cappella:

Altre immagini:

A chi ama Filippino Lippi consiglio la visita della chiesa di Santa Maria Novella a Firenze: qui si trova infatti la magnifica cappella di Filippo Strozzi, affrescata dal maestro, nonché la celeberrima Trinità di Masaccio, uno dei più importanti capolavori dell’arte rinascimentale. Alla chiesa ho dedicato un articolo, scritto in occasione della scoperta e della restituzione al pubblico degli affreschi che nel Trecento e Quattrocento ornavano completamente tutte le pareti perimetrali dell’edificio sacro, oggi celati dalle pale d’altare cinquecentesche.

Informazioni utili: tutte le indicazioni per la visita sono consultabili sulla rete internet dei Musei Civici Fiorentini.

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