Prato della Valle

Visitare Padova, itinerario fra arte, scienza e ottima cucina

Il palazzo del Capitanio e la torre dell'orologio a Padova
Il palazzo del Capitanio e la torre dell’orologio

Visitare Padova significa scoprire una città generosa di suggestioni ed esperienze per ogni tipo di visitatore: la sua storia è antica (secondo la leggenda venne fondata dall’eroe troiano Antenore nel 1183 a.C.), e ha lasciato testimonianze piene di interesse in ogni strada e in ogni piazza. I percorsi della fede ne hanno caratterizzato l’aspetto con opere monumentali e magnetiche come la basilica di Sant’Antonio, dove l’arte incontra una religiosità ancora oggi viva e fervente, e luoghi più raccolti tra i quali i vicini oratorio di San Giorgio e la Scoletta del Santo. Padova è anche un luogo fondamentale della storia dell’arte italiana, testimoniata dalla Cappella degli Scrovegni affrescata da Giotto, dalle sculture di Donatello presenti in città (a partire dal Gattamelata in piazza del Santo), dagli affreschi di Mantegna nella chiesa degli Eremitani, dallo spettacolare e intimo Battistero del Duomo. Vi è poi la città universitaria, piena di studenti che affollano una delle più illustri sedi d’Italia e del mondo, seconda per fondazione solo a Bologna: imperdibile è la visita di Palazzo Bo, che insieme a Palazzo Liviano merita una sosta anche per l’importante testimonianza di arte e architettura novecentesca qui rappresentata. L’ambito della ricerca scientifica, che trova nell’Orto Botanico (fondato nel 1545 e riconosciuto Patrimonio Unesco) e nell’osservatorio della Specola due mete imprescindibili, è un’altra delle molte anime di questa città. Senza contare infine – per chi ama soddisfare ogni esigenza – l’attrazione irresistibile di una cucina squisita, fatta di ingredienti semplici e locali.

Palazzo Bo, la Scala del Sapere
Palazzo Bo, la Scala del Sapere

Ecco dunque l’itinerario di un fine settimana, che possa offrire suggestioni variegate e al contempo essere di spunto per tornare a visitare Padova.

Consiglio di partire dalla visita di Palazzo Bo, sede dell’Università. Il palazzo è infatti visitabile esclusivamente con guida e previa prenotazione, disponibile anche on line: dal lunedì al venerdì i turni si susseguono sia la mattina sia il pomeriggio, il sabato solo la mattina. Non sono previste visite guidate la domenica. Il percorso comprende il cortile antico a piano terreno (le cui pareti sono completamente rivestite degli stemmi dei rettori e dei consiglieri dell’Università), l’Aula Magna (dove insegnò anche Galileo Galilei, la cui cattedra si ammira tutt’oggi), la Sala dei Quaranta (affrescata con i ritratti di quaranta illustri studenti di origine straniera), l’Aula di Medicina, lo splendido teatro anatomico (risalente al 1594, è il più antico al mondo che si sia ancora conservato): purtroppo si può ammirare solo dal basso.

Il mio video nel teatro anatomico:

Conclusa la visita guidata si può ammirare liberamente la parte novecentesca, di cui però la sala chiamata Basilica, progettata da Gio Ponti e affrescata da Pino Casarini, è di uso esclusivo del Rettore, così come gli uffici attigui, tutti al primo piano, realizzati da Ponti e adibiti a Rettorato: a piano terreno si può invece contemplare la Scala del Sapere, con il grande affresco di Gio Ponti e la scultura Palinuro di Arturo Martini e il Cortile nuovo progettato da Ettore Fagiuoli, arricchito da opere di Jannis Kounellis e di Gio Pomodoro.

Altre immagini di Palazzo Bo:

Lo stabilimento Pedrocchi
Lo stabilimento Pedrocchi

Palazzo Bo si trova in pieno centro storico, e da lì si raggiunge comodamente il Caffè Pedrocchi, che consiglio fortemente per la sua storia e i magnifici ambienti (sede, al primo piano, del Museo del Risorgimento e dell’Età Contemporanea): cuore della vita patavina, risponde al sogno di Antonio Pedrocchi di “costruire il più bel caffè della terra”. Fu inaugurato nel 1831 e non chiudeva mai, nemmeno la notte, affinché le persone potessero trovarvi sempre ristoro anche senza consumazione. La sua specialità è il Caffè Pedrocchi, un espresso servito con un’emulsione di panna e menta e completato con una spolverata di cacao: davvero ottimo!

A pochi passi si trovano piazza delle Erbe e piazza della Frutta, fra le quali si erge il duecentesco Palazzo della Ragione. Le piazze sono il luogo ideale dove concedersi uno spuntino o uno spritz, e sono animate dal mercato di verdura, frutta e fiori. Nella galleria sotto il Salone del Palazzo si trovano negozi di alimentari e bar, mentre salendo la ripida scalinata si giunge in un luogo di ben altro silenzio: il Salone appunto, così chiamato per la sua vastità (82 metri di lunghezza per 27 di larghezza), coperto da un tetto a carena di nave e affrescato da un magnifico ciclo dedicato ai mesi dell’anno, risalente al XV secolo. La narrazione si sviluppa su oltre duecento metri lineari, divisa in 333 comparti raggruppati in base ai mesi e ai segni zodiacali e comprendenti le raffigurazioni degli apostoli, dei pianeti, dei mestieri corrispondenti, delle costellazioni, dei caratteri individuali definiti dalle influenze astrali. All’interno della sala si trova anche la pietra del vituperio, dove venivano fatti sedere i debitori insolventi e i commercianti falliti.

Guarda il Salone:

Altre immagini del Caffè Pedrocchi, di piazza delle Erbe e di Palazzo della Ragione:

La pietra del vituperio
La pietra del vituperio

Con una breve passeggiata si giunge alla piazza dei Signori, su cui si erge il Palazzo del Capitanio con la torre dell’orologio: il complesso sorge sulle rovine dell’antico palazzo dei signori di Padova, i Carrararesi, e risale al XV secolo. La torre è visitabile con guida. Alla destra del Palazzo si trova la Loggia del Consiglio, dove si riuniva il Maggior Consiglio cittadino durante i secoli della Serenissima, mentre passando sotto la torre si giunge all’alberata piazza del Capitaniato, antica corte della reggia carrarese.

Di fronte si trova il palazzo del Liviano, uno degli esempi più interessanti dell’architettura razionalista a Padova: venne progettato e interamente arredato da Gio Ponti, mentre l’atrio monumentale fu affrescato da Massimo Campigli tra il 1939 e il 1949. All’interno di trova la Sala dei Giganti, decorata da affresco nel corso del Cinquecento con 44 ritratti di re e imperatori, uomini illustri del passato da Romolo a Carlo Magno (a Palazzo Trinci a Foligno ho ammirato un’analoga rappresentazione, ad opera di Gentile da Fabriano): è visitabile ogni primo sabato del mese, in due turni.

A fianco di piazza del Capitaniato si trova piazza Duomo, su cui affacciano il Monte di pietà, la cattedrale cittadina, il palazzo vescovile sede del Museo diocesano e il battistero. Considero imperdibile la visita di quest’ultimo, interamente affrescato da Giusto de’ Menabuoi tra il 1376 e il 1378 seguendo la lezione di Giotto: si osservano il Paradiso nella cupola, con il Cristo Pantocratore al centro, quindi la Creazione del mondo, la Redenzione dell’Umanità, la Discesa dello Spirito, episodi della vita di San Giovanni, Maria e Gesù. Al centro si trova la vasca battesimale del 1260.

Il video dentro il battistero:

Altre immagini del Battistero:

Crocifisso di Donatello nella chiesa di Santa Maria dei Servi
Crocifisso di Donatello nella chiesa di Santa Maria dei Servi

Al palazzo vescovile giunge via San Martino e Solferino, asse viario dell’antico quartiere ebraico: qui, dal 1602 al 1797 risiedettero gli israeliti, e passeggiando in questa zona si notano le antiche abitazioni e la sinagoga grande (in via delle piazze).

Seguendo via del Vescovado si arriva invece sul Bacchiglione e, seguendone il corso, all’Osservatorio della Specola: eretto su una preesistente struttura romana, divenne torre del Castel Vecchio e nel 1767 fu trasformato in Specola per decreto del Senato veneziano. E’ visitabile esclusivamente con guida, il sabato e la domenica, e dalla sua cima offre un eccezionale panorama sulla città.

Dall’altra parte del ghetto, lungo il corso di via Roma, si trova la chiesa di Santa Maria dei Servi, preceduta da un portico gotico da cui si accede all’interno. Subito di fronte, a metà navata, si trova l’altare barocco dell’Addolorata, mentre nella cappella laterale sinistra si trova il Crocifisso di Donatello, celebre anche per un fatto miracoloso avvenuto nel 1512: durante la Settimana Santa la scultura in pioppo essudò sangue dal volto e dal petto.

La tomba di Antenore
La tomba di Antenore

Il secondo giorno potrebbe essere dedicato ad altri capolavori, a partire dal complesso degli Eremitani, situato a breve distanza dal Caffè Pedrocchi e da piazza Garibaldi. Merita una visita la chiesa, con il soffitto ligneo a carena di nave che sovrasta la navata unica, i sepolcri dei due signori di Padova Ubertino e Jacopo da Carrara e la cappella degli Ovetari. Prima di essere distrutta da un bombardamento alleato nel 1944, era completamente affrescata da Nicolò Pizzolo (allievo di Donatello), Andrea Mantegna, Antonio Vivarini. Sulle pareti è stata ricostruita l’opera così come doveva apparire prima della sua distruzione: il brano che si è parzialmente salvato – rappresentante il Martirio e i funerali di san Cristoforo – testimonia la bellezza che purtroppo è andata perduta per sempre. Accanto alla chiesa si trova l’ex convento dei frati eremitani, nei cui ambienti sono ospitati i Musei Civici, principale polo espositivo cittadino. Meritano senz’altro una visita nelle loro varie sezioni: il Museo archeologico, il Museo d’arte medievale e moderna, la Raccolta dei Bronzetti (che testimonia l’influenza di Donatello a Padova) e la Raccolta delle incisioni e delle stampe. Nella pinacoteca si trovano la Croce di Giotto – destinata alla Cappella degli Scrovegni – e opere, tra gli altri, di Guariento, Bellini, Vivarini, Tintoretto.

Immagini del complesso degli Eremitani:

Giotto, Cappella degli Scrovegni
Giotto, Cappella degli Scrovegni

Adiancente al Museo (alla cui biglietteria si deve obbligatoriamente ritirare il titolo d’ingresso) si trova la Cappella degli Scrovegni, capolavoro di Giotto che da solo vale il viaggio: tutte le informazioni sulla sua storia e le indicazioni utili per visitarlo in questo post.

Subito all’esterno della cappella si trovano i resti dell’antica arena romana, immersi in un bel giardino pubblico: è quanto rimane dell’anfiteatro d’età claudia che la famiglia Scrovegni inglobò nel proprio palazzo (demolito nel 1827).

L’altro polo di interesse storico-artistico (e spirituale) è raccolto attorno alla Basilica di sant’Antonio, in cui da otto secoli riposa il venerato santo portoghese. Per raggiungere il santuario partendo dal Complesso degli Eremitani è necessario imboccare via degli Eremitani (poi via del Santo). A metà percorso s’incontra piazza Antenore, caratterizzata dalla presenza del sepolcro dell’eroe troiano e mitico fondatore della città. Subito di fronte al sepolcro si erge Palazzo Zabarella, una delle più significative testimonianze dell’architettura medievale cittadina e sede di mostre temporanee.

Donatello, Gattamelata e, dietro, la facciata della basilica di Sant'Antonio
Donatello, Gattamelata e, dietro, la facciata della basilica di Sant’Antonio

Giunti nella piazza del Santo ci si trova di fronte al celeberrimo Gattamelata, il monumento bronzeo del capitano Erasmo da Narni realizzato da Donatello nel 1447. La basilica del Santo venne eretta tra il 1232 e la metà del Trecento e rappresenta un connubio armonico di stili diversi: romanico e gotico convivono con elementi bizantini e moreschi, mentre il sistema delle cupole (otto, di cui una conica, disposte in croce) richiamano la basilica di San Marco a Venezia. All’interno sono imperdibili la splendida cappella di San Giacomo (completamente affrescata da Altichiero da Zevio), l’altare maggiore (ricostruzione ottocentesca dell’originaria opera di Donatello, di cui restano i bronzi e la Deposizione in pietra), la cappella del Tesoro o delle Reliquie, la cappella dell’Arca del Santo (dove riposano le spoglie di Sant’Antonio). La visita deve necessariamente tenere conto degli orari delle celebrazioni, cadenzati ogni ora la domenica. Annessa alla basilica si trova il convento, che si articola attorno a quattro chiostri, mentre al primo piano è situata la Biblioteca antoniana. Sulla destra in piazza del Santo si trovano altri due piccoli tesori, l’Oratorio di San Giorgio, affrescato da Altichiero da Zevio con episodi del Vangelo e vite dei Santi, e la Scoletta del Santo, la cui sala superiore è decorata da affreschi realizzati – tra gli altri – dal giovane Tiziano.

Guarda l’Oratorio di San Giorgio:

Altre immagini di Sant’Antonio, dell’oratorio di San Giorgio e della Scoletta del Santo:

La palma di Goethe
La palma di Goethe

Nelle immediate vicinanze della basilica si trova l’Orto Botanico, istituito nel 1545 per volontà del Senato della Repubblica di Venezia e iscritto dal 1997 nella lista del Patrimonio Mondiale Unesco. E’ il più antico orto botanico d’Europa e, dopo l’inaugurazione nel 2014 del Giardino della biodiversità, anche uno dei più tecnologici e innovativi. La sua visita è imperdibile e permette di approfondirne la storia, dalla nascita come Giardino dei Semplici fino alla definizione della sua organizzazione interna, con la ripartizione in quadranti su pianta circolare: forma e organizzazione ricche di riferimenti e di simbologie rinascimentali e cosmologiche. Al suo interno si trova la palma di Goethe (risalente al 1585, è la più antica pianta dell’orto), un enorme platano piantato nel 1680, un tronco subfossile di quercia (risalente all’VIII secolo a.C.). Nel 2014 sono state inaugurate le cinque serre del Giardino della biodiversità, che riproducono altrettanti biomi della terra. Alla mia visita ho dedicato questo articolo.

Altre immagini dell’orto botanico:

Prato della Valle
Prato della Valle

Dalle serre dell’Orto si ammira l’abside della basilica benedettina di Santa Giustina, la più grande opera architettonica di Padova, la cui facciata si erge su una delle piazze più grandi del vecchio continente, Prato della Valle. Questo luogo è il simbolo della Padova illuminista: ha la forma di un grande giardino circondato da un canale, fiancheggiato da un doppio giro di statue di personaggi illustri e valicato da quattro ponti. Ogni sabato qui si tiene il mercato, mentre la terza domenica del mese ospita la fiera dell’antiquariato. Sulla piazza si trova il quattrocentesco Palazzo Angeli, che all’ultimo piano ospita il Museo del Precinema-Collezione Minici Zotti.

 

Qui si conclude l’itinerario suggerito, che non vuole però escludere altri luoghi da scoprire. Ne segnalo alcuni, che possono essere di spunto per tornare a visitare Padova:

 

Piazzetta del ghetto
Piazzetta del ghetto

Museo Bottacin. Raccoglie le opere collezionate dal mecenate Nicolò Bottacin, donate alla città nel 1865 e custodite nell’elegante palazzo Zuckermann. Comprende una preziosa raccolta numismatica e la collezione di pittura e scultura ottocentesca. Al piano terreno del palazzo si trova il Museo di arti applicate e decorative.

Musme, il Museo di Storia della Medicina in Padova. Inaugurato nel 2015, propone un percorso multimediale e interattivo tra reperti antichi e nuove tecnologie.

La cerchia muraria, i corsi d’acqua e i ponti. Una passeggiata – a piedi o in bicicletta – lungo gli undici chilometri di  cinta muraria cittadina offre scorci meno turistici e di grande suggestione e piacevolezza, oltre a testimoniare la storia di una città inespugnabile proprio grazie al suo efficace sistema difensivo. E’ possibile anche partecipare a una visita guidata, organizzata dal Comitato Mura, ogni domenica mattina alle 9,30 (tutte le informazioni sul sito internet). Un altro modo per scoprire la città è seguendone i corsi d’acqua, attraverso i porticcioli e le conche di navigazione. E’ anche possibile navigare i canali interni, affidandosi a uno degli operatori indicati sul sito dell’ente turistico cittadino.

Dove mangiare. Consiglio due osterie, che offrono un servizio attento e curato, cucina tipica e ingredienti di qualità: Osteria dei Fabbri, situata nel ghetto (via dei Fabbri 13) e Da Nane della Giulia, in via Santa Sofia 1 (accanto alla chiesa di san Francesco).

Immagini di alcuni piatti:

Mappa:

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