Andata al calvario - dettaglio

La Gerusalemme di San Vivaldo in Toscana

Cappelle a San Vivaldo
Cappelle a San Vivaldo

La Gerusalemme di San Vivaldo è una meta di pellegrinaggio collocata lungo la via Francigena toscana. Sorse sul luogo dove Vivaldo Stricchi si rifugiò nel 1300 dopo aver trascorso la giovinezza fra feste e bagordi ed essersi in seguito convertito a una vita di penitenza e digiuno sull’esempio di Cristo. Originario di San Gimignano, Vivaldo scelse la fitta foresta di castagni che tutt’oggi circonda il convento per trascorrere gli ultimi anni della propria vita, ricavando la sua cella all’interno di un grosso albero: morì nel 1320 e il suo corpo venne ritrovato nel cavo del castagno sul luogo dove, cinque anni più tardi, venne edificata una cappella in suo nome. Alla cappella fece seguito la costruzione di un romitorio e quindi, nel 1355, della chiesa che oggi si ammira.

Andata al calvario - dettaglio
Andata al calvario – dettaglio

Nel 1499 arrivarono i frati francescani minori guidati da fra Cherubino Conzi (poi guardiano della Verna), che dettero avvio alla realizzazione di una serie di cappelle e piccole chiese riproducenti la topografia di Gerusalemme e i luoghi legati alla vita e alla resurrezione di Gesù. L’impresa fu possibile grazie alla conoscenza della città santa da parte del secondo guardiano del convento, fra Tommaso da Firenze, già frate a Creta e in Terrasanta, che ricorse ai ricordi personali, alle relazioni dei confratelli e ai racconti di pellegrini e viaggiatori, coinvolgendo inoltre la popolazione locale e i committenti laici nella costruzione degli edifici. La stessa conformazione del luogo – con una valle boscosa a est che poteva rievocare la valle di Giosafat, un rilievo montuoso a sud ideale per rappresentare il Monte degli ulivi, nonché un piano che suggeriva la spianata del Tempio e un’ulteriore collina che poteva figurare il Monte del Calvario – consentì l’ideazione del Sacro Monte: Fra Tommaso era anche in contatto con Fra Bernardino Caimi, che in quel tempo stava progettando il Sacro Monte di Varallo Sesia in Piemonte.

Madonna dello Spasimo
Madonna dello Spasimo

La costruzione delle cappelle, edificate con le pietre del vicino fiume Egola, consentì ai pellegrini di recarsi in un luogo sostitutivo a Gerusalemme, caduta nel frattempo sotto il dominio turco, senza i rischi e il dispendio di un pellegrinaggio tanto lungo e impegnativo. Papa Leone X infatti, con un Breve pontificale del 1516, riconobbe il luogo e la sua importanza, concedendo l’indulgenza a chiunque vi si fosse recato in preghiera.

Le cappelle che oggi si visitano sono in larga parte le 25 originariamente edificate, alcune delle quali purtroppo, con il passare del tempo, andarono perdute a causa dell’incuria e del terreno franoso, mentre altre (come le cappelle dell’Annunciazione, la Fuga in Egitto e la Samaritana) furono aggiunte in seguito. Costruite e decorate nel corso di 15 anni – fra il 1500 e il 1515, sono disposte in modo da seguire la riproduzione esatta (ovviamente in scala ridotta) della Gerusalemme della fine del XV secolo. Al proprio interno custodiscono gruppi statuari in terracotta policroma e affreschi realizzati da artigiani toscani di scuola robbiana (la bottega dei Della Robbia ha lasciato autentici capolavori nel monastero francescano della Verna), artisti di cui non conosciamo l’identità e le cui opere si differenziano fra loro per stile e qualità.

Casa di Simone Fariseo
Casa di Simone Fariseo

Oggi sono 18 le cappelle visitabili, a partire dal Monte Sion e dalle Case di Anna e Caifa, passando da San Giacomo Minore e dal Carcere fino ad arrivare alla Crocifissione, al Santo Sepolcro, a Noli me tangere. Vi sono poi le cappelle della Veronica, delle Case di Pilato e di Simone Fariseo, le Pie donne, la Madonna dello Spasimo, l’Andata al Calvario, l’Ascensione e infine l’Annunciazione, la Fuga in Egitto e la Samaritana.

E’ inoltre possibile visitare la chiesa, sorta sul luogo del castagno che ospitò l’eremita Vivaldo e custodì il suo corpo dopo la morte, e venerare le reliquie del santo protette in un’urna nella cappella a lui dedicata. Qui sopra l’altare si trova una ceramica invetriata con la Natività, opera di Benedetto Buglioni, e di lato una tavola di Raffaellino del Garbo.

Informazioni utili: il complesso – tranne la Chiesa – è visitabile esclusivamente in gruppo con guida e partenze a orari prestabiliti, secondo quanto indicato sul sito internet del comune di Montaione, alla pagina dedicata a San Vivaldo www.comune.montaione.fi.it. E’ inoltre possibile contattare l’Ufficio informazioni turistiche al numero 0571 699255.

Pentecoste
Pentecoste

Dove mangiare: a poca distanza da San Vivaldo si trova un’osteria che merita una sosta prolungata. Si chiama proprio Osteria San Vivaldo ed è una sosta obbligata per chi ama il cibo genuino preparato con cura e servito con gentilezza e attenzione. Propone una cucina tipica toscana con piatti di stagione, arrosti e dolci preparati in casa.

A chi volesse approfittare del patrimonio storico-artistico di questo territorio consiglio di estendere la gita fino a Castelfiorentino, dove si trova lo splendido BeGo, Museo Benozzo Gozzoli, che custodisce due tabernacoli affrescati dal pittore sul finire del 1400.

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