Bernini alla Galleria Borghese, una mostra da vedere prima del 20 febbraio

Bernini alla Galleria Borghese. Gian Lorenzo Bernini, Autoritratto giovanile

Mancano meno di venti giorni alla chiusura della mostra dedicata a Gian Lorenzo Bernini, allestita alla Galleria Borghese di Roma e prorogata al 20 febbraio. Una mostra da vedere prima che sia troppo tardi, e che trova nella Galleria la sua sede ideale, sia perché qui sono conservati i capolavori berniniani, sia perché venti anni fa, in occasione della sua riapertura, venne organizzata un’esposizione dedicata al “Bernini scultore”, con una particolare attenzione alla produzione giovanile.
A due decadi da quel progetto si propone un viaggio lungo tutto l’arco della lunghissima carriera dell’artista, dalla collaborazione con il padre Pietro fino alle ultime opere, attraverso la stagione artistica del barocco, che il Maestro segnò tanto profondamente da esserne considerato il padre.

Pietro e Gian Lorenzo Bernini, Quattro Stagioni, Primavera – dettaglio

Articolata in otto sezioni tematiche, la mostra è dedicata al Bernini scultore che si misura con il marmo, ma si pone anche l’attenzione – grazie ad approfondimenti specifici – ad aspetti peculiari della sua produzione quali la pittura, i putti, la terracotta, il restauro dell’antico, mostrando un artista completo, che si misura con vari materiali e tecniche.
Se si escludono i gruppi borghesiani, che da soli rappresentano un elemento indiscutibile di fascino e bellezza nell’intera Galleria, le sale più suggestive sono senz’altro quella dedicata all’apprendistato con il padre (Salone Mariano Rossi), dove si ammirano le sculture appartenenti al ciclo delle Quattro stagioni e il Fauno molestato da putti, e la ricchissima rassegna di busti (genere maggiormente frequentato dal Maestro) organizzata nella Loggia di Lanfranco, dove opere in marmo e bronzo dialogano con una selezione di dipinti.

Pietro e Gian Lorenzo Bernini, Fauno molestato da putti – dettaglio

Si apprendono poi le frequentazioni del giovane scultore in seguito rinnegate, come il genere dei putti e il restauro dell’antico, quest’ultimo testimoniato dal confronto dei suoi due interventi più celebri, l’Ermafrodito (al quale Bernini aggiunse il materasso) e l’Ares Ludovisi (l’amorino e l’elsa della spada). Vi sono poi il disegno preparatorio e la terracotta del monumento equestre a Luigi XIV, una delle commissioni più importanti dell’intera carriera del Bernini, e l’opera – restaurata per l’occasione – di Santa Bibiana, che per questo motivo ha lasciato per la prima volta la chiesa sull’Esquilino per la quale venne realizzata nel 1624-26.

Altre occasioni di approfondimento sono i bozzetti, che vennero realizzati dal Maestro soprattutto in terracotta e bronzo: tra di essi, si ammirano quelli dedicati alla Fontana dei quattro fiumi di piazza Navona e quelli degli angeli destinati al ponte di Castel Sant’Angelo (dei quali solo due furono realizzati dal Bernini e, poiché ritenuti troppo belli per essere esposti alle intemperie, destinati alla chiesa di Sant’Andrea alle Fratte, dove tutt’ora si trovano). Infine i gruppi borghesiani, ovvero l’Enea ed Anchise (accostato al dipinto di medesimo soggetto di Federico Barocci, solitamente esposto al primo piano), il Ratto di Proserpina, l’Apollo e Dafne, il David, opere di bellezza imperitura attorno alle quali non si smetterebbe mai di girare, rapiti dalla perfezione di un marmo che si fa pelle, foglia, muscolo, tronco d’albero, stoffa, tensione, capelli, vento… insomma vita.

Gian Lorenzo Bernini, Ratto di Proserpina – dettaglio

Il percorso di visita si conclude con le ultime opere, tra cui i due Crocifissi (dell’Escorial e dell’Art Gallery of Ontario di Toronto) e i due busti del Salvator Mundi (di San Sebastiano fuori le mura e di Norfolk): un’occasione unica per questo doppio confronto che permette di comprendere le difficoltà di attribuzione e di studio.

Numerosi sono i prestiti ottenuti per la realizzazione di questa mostra, con opere provenienti, tra gli altri, dai Musei Vaticani, dallo Statens Museum for Kunst di Copenhagen, dal Musée du Louvre, dal Getty Museum di Los Angeles, dal Musée Jacquemart-André, dalla Kunsthalle di Amburgo, dal Museo Thyssen-Bornemisza, dalla National Gallery di Londra, dal Metropolitan Museum of Art, dalle Collezioni Reali spagnole, dall’Accademia Carrara, dal Museo del Bargello, dalla Galleria Franchetti di Venezia, da Palazzo Altemps, dal Museo Civico di Bassano del Grappa, da collezioni private.

Se dovessi trovare un limite a questa esposizione lo individuerei nella difficoltà di far consistere le opere qui temporaneamente accolte con la collezione permanente, che in alcuni casi viene sacrificata alle esigenze della mostra temporanea: il caso più eclatante riguarda senz’altro la Madonna col Bambino tra i santi Flaviano e Onofrio di Lorenzo Lotto, irraggiungibile perché transennata dalla struttura di sostegno del Crocifisso berniniano.

Altre immagini della mostra:

Mappa della Galleria Borghese:

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