La Sala Grande della Galleria. Palazzo Colonna

Palazzo Colonna a Roma, la sontuosa bellezza che attraversa i secoli

La Sala Grande della Galleria. Palazzo Colonna
La Sala Grande della Galleria

Palazzo Colonna è uno dei più sontuosi e imponenti palazzi privati di Roma: composto da un palinsesto di edifici dalle fondazioni antiche e medievali, formatisi sui resti del tempio di Serapide alle pendici del Quirinale, crebbe per successivi ingrandimenti ed aggregazioni articolandosi in cortili e giardini. La famiglia, originaria di Colonna, nella campagna a sud di Roma, si stabilì in quest’area – corrispondente all’attuale piazza dei Santi Apostoli – ai primi del Duecento, e qui edificò le prime case.

Ripercorrendo la storia della famiglia Colonna e del Palazzo è possibile comprendere la complessità delle vicende che videro protagonista questo luogo, e che concorsero alla sua realizzazione nel corso del tempo. Nelle sue sale si intrecciarono la vita e le sorti di uomini d’arme, d’arte e di fede, un connubio che ha reso Palazzo Colonna un unicum della storia, della storia dell’arte e della cultura dal Duecento fino ai nostri giorni. Seguendo il filo dei secoli tenterò dunque di fissare alcuni momenti a mio giudizio più significativi, che possano essere di viatico per un maggiore studio e una visita più approfondita, collegando i fatti storici ad alcune vicissitudini architettoniche e decorative del complesso.

Giardino, la cascata e il ninfeo. Palazzo Colonna
Giardino, la cascata e il ninfeo

Nel Trecento Stefano Colonna ospitò Petrarca in occasione della sua permanenza a Roma, quando il poeta giunse per essere incoronato in Campidoglio nel 1341. Petrarca – che conosceva i Colonna sin dai tempi di Avignone – probabilmente soggiornò presso la Loggia dei Colonnesi, un edificio immerso nel verde tra le rovine del tempio di Serapide, poi demolito ai primi dei Seicento.

Nel corso del Quattrocento l’esponente di maggior rilievo fu senz’altro Oddone Colonna, papa Martino V, che pose fine alla cattività avignonese e riportò la sede papale a Roma, dando al contempo avvio a una vasta opera di ricostruzione e riqualificazione della città. Il pontefice, noto per la sua cultura e la sua abilità diplomatica – elesse quale sua residenza Palazzo Colonna, che dunque per undici anni fu la sede apostolica. Durante questo periodo Martino V avviò la costruzione di un altro fabbricato, situato probabilmente nella zona dell’odierno appartamento della principessa Isabelle.

Sala del Tempesta
Sala del Tempesta

Alla metà del Quattrocento il Palazzo – che comunicava con la basilica dei Santi Apostoli – divenne la residenza del cardinale titolare, Basilio Bessarione, e in seguito dei suoi successori, Pietro Riario e Giuliano della Rovere (eletto nel 1503 papa Giulio II). Quando nel 1508 la nipote di Giulio II sposò Marcantonio I Colonna, la palazzina della Rovere confluì nelle proprietà della famiglia. Inoltre Giuliano della Rovere aveva avviato nel 1484 la costruzione di una Loggia, collocata ad angolo retto con il fabbricato di Martino V, affidando la decorazione della volta al Pinturicchio: l’ambiente affrescato si ammira ancor oggi, è la Sala della Fontana, così chiamato per la fontana che si trova al suo centro. Sul soffitto si osservano le magnifiche decorazioni realizzate dal Pinturicchio fra il 1485 e il 1492 (anno in cui intraprese la decorazione dell’Appartamento Borgia in Vaticano) con storie del mito ed episodi biblici disposti all’interno di una complessa partitura geometrica ornata da grottesche.

Sala della Cornucopia, dettaglio della volta
Sala della Cornucopia, dettaglio della volta

Nel panorama politico e militare del Cinquecento primeggiò Marcantonio II, che condusse alla vittoria la flotta pontificia da lui comandata durante la Battaglia di Lepanto del 1571: il trionfo contro i turchi gli valse la nomina – da parte del re di Spagna Filippo II – a viceré di Sicilia. Zia di Marcantonio II fu Vittoria, la poetessa e musa di Michelangelo, colei con la quale il divino artista strinse un intenso rapporto di amicizia e condivisione spirituale ed intellettuale. Vittoria non fu la sola esponente dei Colonna a proteggere e intrattenere rapporti con uomini d’arte e lettere: anche Costanza, figlia di Marcantonio, si distinse per la sua opera nei confronti di Caravaggio, che ospitò a Palazzo Colonna fin dagli esordi romani e protesse anche in seguito all’omicidio in duello di Ranuccio Tomassoni, organizzandone la fuga a Napoli.

Sala dei Paesaggi, dettaglio delle colonne e del soffitto affrescato
Sala dei Paesaggi, dettaglio delle colonne e del soffitto affrescato

Nel corso del Cinquecento e quindi nel Seicento l’imponente fabbricato costituito dalle abitazioni di famiglia fu ingrandito e trasformato in grande Palazzo romano, abbandonando il carattere di fortezza militare e divenendo una sontuosa residenza cittadina. Ascanio Colonna, figlio di Marcantonio II, fece tamponare le arcate della Loggia della Rovere e realizzare altre due sale accanto alla Sala della Fontana, commissionando la decorazioni delle volte: la Sala del Tempesta e la Sala del Dughet. Fece inoltre adibire a Biblioteca un’ulteriore sala, poi divenuta Sala da pranzo dell’Appartamento della Principessa Isabelle.

Filippo I avviò la sistemazione del colle alle spalle del Palazzo, intraprendendone la trasformazione nel giardino che ancor oggi si ammira e collegandolo all’edificio mediante ponti balaustrati sopra l’attuale via della Pilotta. Per consentire il progetto vennero abbattuti gli ultimi resti del tempio di Serapide, di cui si trova un frammento del monumentale timpano presso la terrazza superiore del giardino.

Sala della Fontana. Palazzo Colonna
Sala della Fontana

Lorenzo Onofrio Colonna dette avvio all’impresa più spettacolare del Palazzo, la costruzione della celeberrima Galleria, destinata sia a mostrare la potente genealogia familiare – mediante l’esaltazione del trionfo di Marcantonio II a Lepanto, affrescato sulla volta – sia ad esibire la prestigiosa raccolta d’arte esposta alle pareti. La Galleria – progettata dal 1661 – si compone di tre ambienti: la Sala Grande, affrescata in cinque riquadri tra il 1675 e il 1678 da Filippo Gherardi e Giovanni Coli – la Sala dei Paesaggi e la Sala della Colonna Bellica, aggiunte in seguito – intorno al 1674 – forse su suggerimento di Gian Lorenzo Bernini. La volta della Sala dei Paesaggi fu affrescata da Luca Giordano e poi da Sebastiano Ricci, quella della Sala della Colonna Bellica da Giuseppe Bartolomeo Chiari. Il passaggio tra i tre ambienti è scandito da due coppie di colonne coperte di giallo antico, in riferimento al nome della famiglia.

Sala del Dughet. Palazzo Colonna
Sala del Dughet

Lorenzo Onofrio Colonna fece affrescare anche gli ambienti al piano terreno: nella Sala della Fontana operò il Dughet (o forse Crescenzio Onofri), attivo anche nella sala adiacente che ne porta il nome (Sala del Dughet), mentre nella Sala del Tempesta fu all’opera Pieter Mulier detto il Tempesta. In tutte le sale vennero rappresentati paesaggi, giardini e vedute marine, un evidente richiamo della natura all’interno del Palazzo, proprio negli ambienti che un tempo erano aperti a loggiato. Fu inoltre affrescata la Sala delle Feste, posta ad angolo retto con la Sala della Fontana, collegata ad essa mediante alcuni gradini.

Nel corso del Settecento Fabrizio Colonna – nipote di Lorenzo Onofrio – rinnovò la facciata del Palazzo su piazza dei Santi Apostoli ed alcuni ambienti come la Sala dell’Apoteosi di Martino V al piano nobile, di cui commissionò la nuova decorazione del soffitto. Inoltre espose qui alcune delle opere portate in dote dalla moglie, Caterina Maria Zeffirina Salviati, sposata nel 1718. Nell’Ottocento la famiglia Colonna proseguì l’opera di restauro e conservazione della collezione e del Palazzo: nel 1818 la collezione venne sottoposta al vincolo del fidecommesso, divenendo inalienabile e indissolubilmente legata alla sua sede.

Sala del Vanvitelli, dettaglio
Sala del Vanvitelli, dettaglio

Nel corso del Novecento è da rammentare infine la figura di Donna Isabelle Sursok, di origini libanesi, andata in sposa a Marcantonio Colonna nel 1909. La principessa Isabelle custodì le collezioni di famiglia e restaurò il Palazzo, dove ospitava regnanti e capi di Stato tessendo relazioni diplomatiche al più alto livello. L’appartamento a piano terreno porta il suo nome.

La visita del Palazzo ha avvio al piano terreno negli appartamenti della Principessa Isabelle, a partire dalla Sala del Baldacchino, che reca sul soffitto lo stemma di Carlo Borromeo: la sorella del cardinale, Anna, aveva infatti sposato Fabrizio Colonna. Nella sala si trova anche il ritratto di Maria Mancini Mazzarino, la nipote del Cardinale Mazzarino andata in sposa a Lorenzo Onofrio Colonna: la donna fuggì da Palazzo travestita da uomo a causa del rapporto matrimoniale divenuto insostenibile, gettando il marito al centro di un clamoroso scandalo.

Bronzino, Venere Cupido e satiro
Bronzino, Venere Cupido e satiro

Segue la Sala del Vanvitelli, che espone gran parte della magnifica collezione di quarantatré vedute del Vanvitelli: Lorenzo Onofrio, il figlio Filippo II e il nipote Fabrizio furono i principali mecenati dell’artista olandese, di cui arrivarono a collezionare ben centosette quadri. Vi sono poi il Salottino Rosa (dov’è esposta la straordinaria raccolta di dipinti fiamminghi tra cui quelli su rame di Jan Brueghel il Vecchio) e la Sala delle Feste.

Salendo alcuni gradini si giunge negli ambienti dell’antica Loggia della Rovere, a partire dalla Sala della Fontana affrescata dal Pinturicchio: il pittore aveva già lavorato a Roma dipingendo alcune cappelle private nelle chiese più importanti della città. In terra si trova un coccodrillo di età imperiale in granito rosa di Assuan, probabilmente proveniente dal tempio di Serapide, che fu anche murato sulla facciata della scomparsa Loggia dei Colonnesi. Al centro della Sala, accanto alla Fontana, si ammira una tavola di Cosmè Tura raffigurate il Vescovo Niccolò Roverella con San Maurelio e San Paolo, uno dei dipinti più importanti della collezione Colonna. Seguono le già ricordate Sala del Tempesta, Sala del Dughet, Sala da pranzo (già Biblioteca di Ascanio Colonna) e la Sala del Mascherone.

Sala del Trionfo di Martino V
Sala del Trionfo di Martino V

Al primo piano si trova il Padiglione Pio, dedicato alla figlia della Principessa Isabelle, Donna Sveva Colonna Pio: le sale che lo compongono facevano parte dell’appartamento cardinalizio abitato da Ascanio Colonna, Girolamo I e Girolamo II Colonna. Nella Sala della Cornucopia e nella successiva Sala del Baldacchino si ammirano soffitti affrescati per volere del principe Ascanio: in particolare è sfavillante quello della Sala della Cornucopia, su fondo oro e colori vivaci, con al centro la colonna emblema familiare, il Toson d’oro, i vessilli turchi in ricordo della Battaglia di Lepanto. Alle pareti si trovano sei splendidi arazzi seicenteschi della manifattura dei Gobelins, raffiguranti le Storie di Alessandro Magno. Attraverso una Galleriola si giunge infine nella Sala delle Maioliche, ristrutturata per volere di Girolamo II alla metà del Settecento, con stucchi dorati alle pareti e maioliche di Vietri sul pavimento.

Annibale Carracci, Il mangiafagioli
Annibale Carracci, Il mangiafagioli

Di fronte al Padiglione Pio, passando su uno dei ponti balaustrati che scavalcano la sottostante via della Pilotta, si arriva nel giardino: due scale affiancano la cascata d’acqua che scende lungo la collina terrazzata, decorate da statue e vasi di agrumi. Sulla sommità si erge il grande ninfeo con la mostra d’acqua, posta al centro e decorata a mosaico. Proseguendo ancora lungo due rampe si giunge alla terrazza superiore, realizzata sopra il ninfeo, dove si ammirano i resti del grande tempio di Serapide e si gode lo splendido panorama su Roma. Scendendo nella parte del giardino che costeggia via della Pilotta – ornata da siepi e alberi di magnolia – si arriva all’edicola con tre statue fatta edificare da Filippo II: all’interno di nicchie fiancheggiate da colonne si osservano Marcantonio II (al centro) e Fabrizio e Prospero Colonna (ai lati).

Giardino
Giardino

Gli ultimi ambienti del percorso di visita sono quelli più stupefacenti, capaci di suscitare una profonda e duratura emozione: la Sala della Colonna Bellica, la Sala Grande della Galleria Colonna, la Sala dei Paesaggi. Al centro della Sala della Colonna Bellica si trova la colonna in marmo rosso del Tenaro sormontata dalla statuetta di Roma Trionfante e sul soffitto campeggia l’affresco con L’apotesi di Marcantonio II. Alle pareti sono appesi capolavori di pittori fiorentini come Bronzino (Venere Cupido e Satiro) e Ridolfo del Ghirlandaio (Allegoria della notte, Venere e Amore) confluiti nella collezione nel 1718 in seguito al matrimonio fra Caterina Maria Zeffirina Salviati e Fabrizio Colonna. Scendendo alcuni gradini si osserva incastonata al centro una palla di cannone: sparata dal Gianicolo nel 1849 durante la difesa di Garibaldi della Repubblica Romana, entrò da una finestra e si fermò qui.

Sala del Tempesta, dettaglio degli affreschi
Sala del Tempesta, dettaglio degli affreschi

Passeggiando nel monumentale spazio della Sala Grande si possono ammirare gli affreschi sul soffitto, rappresentativi di Marcantonio II Colonna e della Battaglia di Lepanto: Il doge di Venezia tiene consiglio per debellare i Turchi, Pio V affida il comando della flotta a Marcantonio II Colonna, La battaglia di Lepanto, L’ingresso trionfale di Marcantonio II a Roma, L’inaugurazione della statua di Marcantonio II. Alle pareti si ammirano specchi dipinti con vasi di fiori e putti (opera di Carlo Maratta), statue antiche, monumentali tavoli parietali, dipinti dei Cinque e Seicento fra i quali: Adamo ed Eva di Francesco Salviati, San Francesco in preghiera di Guido Reni, San Paolo eremita del Guercino, San Giovanni Battista in una grotta di Salvator Rosa, La Maddalena in gloria di Lanfranco. Al termine della Galleria si trova la Sala dei Paesaggi, che prende il nome dalle numerose vedute alle pareti (in particolare di Gaspard Dughet), con sulla volta l’affresco raffigurante la Gloria di Marcantonio II. Sono esposti due sontuosi scrigni, uno in ebano ed avorio, l’altro in legno di sandalo e pietre dure.

Sala Grande della Galleria, dettaglio: specchiera dipinta, tavolo parietale, in alto Adamo ed Eva di Francesco Salviati
Sala Grande della Galleria, dettaglio: specchiera dipinta, tavolo parietale, in alto Adamo ed Eva di Francesco Salviati

Segue una nuova magnifica infilata di sale, la prima delle quali è la Sala dell’Apoteosi di Martino V, che accoglie alcuni dei dipinti più preziosi della collezione Colonna: Il mangiafagioli di Annibale Carracci, La Madonna col Bambino del Bronzino, il Ritratto di gentiluomo del Veronese, San Girolamo penitente del Perugino. Al centro del soffitto ligneo l’Apoteosi di Martino V, eseguita da Benedetto Luti nel XVIII secolo. Vi sono poi la Sala del Trono, la Sala dell’Arazzo, la Sala Gialla, la Sala della Cappella, la Sala dei Primitivi: questi ambienti ospitano una serie di arazzi dedicati alla regina Artemisia e alcuni dipinti come La strage degli innocenti di Jacopo del Sellaio, Mosè con le tavole della legge del Guercino, Sant’Agostino di Carlo Crivelli, la Vergine annunciata di Cosmè Tura. Le ultime due sale sono la Sala dei Ricami, con alle pareti tappezzerie tessute in filo d’oro e seta del XVII secolo, e la Saletta degli Specchi.

Informazioni utili: per visitare Palazzo Colonna suggerisco di consultare il sito internet, che riporta informazioni aggiornate sulle modalità di accesso e visita (www.galleriacolonna.it). Per la redazione di questo articolo mi sono avvalsa in particolare della guida “Visita a Palazzo Colonna” edita da Campisano Editore nel 2014.

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