Castel sant'Elmo e Certosa di san Martino

Castel sant’Elmo e la Certosa di san Martino, ammirando Napoli dall’alto

Chiesa e campanile della Certosa di san Martino visti da Castel sant'Elmo
Chiesa e campanile della Certosa di san Martino visti da Castel sant’Elmo

Castel sant’Elmo e la Certosa di san Martino dominano la città di Napoli dalla sommità della collina del Vomero: rappresentano due luoghi ricchi di storia e opere d’arte, una tappa imprescindibile della visita e della scoperta della città. Regalano inoltre un panorama indimenticabile su Napoli, con lo sguardo che dal Vesuvio arriva fino a Ischia e ai Camaldoli.

Castel sant’Elmo. La prima costruzione sulla collina risale al 1275 quando venne eretta la torre di Belforte per sfruttare la posizione strategica di osservazione del golfo e delle alture circostanti. Nel 1329 Roberto d’Angiò ne affidò l’ampliamento a Tino di Camaino, già impegnato nell’edificazione della vicina Certosa, che trasformò la torre in un palatium a pianta quadrata, con due torri. Durante il viceregno spagnolo, Don Pedro de Toledo dispose la trasformazione del castello in fortezza: i lavori, che si protrassero dal 1537 al 1547 sotto la direzione dell’ingegnere militare Pedro Luis Escrivà, portarono all’attuale configurazione a pianta stellare a sei punte. Il 12 dicembre 1587 un fulmine colpì il deposito delle munizioni, causando un’esplosione che distrusse gran parte degli edifici. Dal 1599 furono compiuti alcuni interventi di restauro a cura di Domenico Fontana, l’architetto di papa Sisto V che dopo aver diretto i principali cantieri di Roma si trasferì a Napoli, dove curò alcuni interventi urbanistici e civili e morì nel 1607: il suo monumento funebre si trova nel vestibolo della chiesa di sant’Anna dei Lombardi. Il cantiere diretto da Fontana permise la riedificazione della chiesa di sant’Erasmo – dove si trova la tomba di Pedro de Toledo, della dimora militare e del ponte levatoio. Dal 1860 fino al 1952 il castello fu infine utilizzato come carcere militare.

Rampa di accesso di Castel sant'Elmo
Rampa di accesso di Castel sant’Elmo

Durante la sua storia questo luogo fu protagonista di numerosi assedi e rese, divenendo obiettivo militare e al tempo stesso simbolico: qui nel 1647 si rifugiò il viceré durante la rivoluzione di Masaniello, qui si asserragliarono i repubblicani protagonisti della Repubblica Napoletana del 1799. Numerosi furono i detenuti illustri che vi furono rinchiusi, come Tommaso Campanella fra il 1604 e il 1608, i patrioti giacobini usciti sconfitti dopo la caduta della Repubblica del 1799, il generale Colletta al tempo dei moti rivoluzionari del 1821. Quando Garibaldi entrò a Napoli, sulla roccaforte fu issato il tricolore con lo stemma sabaudo.

La visita di Castel sant’Elmo avviene a partire dal portale di ingresso, sormontato dallo stemma di Carlo V con l’aquila bicipite asburgica. Si ammirano gli ambulacri e la piazza d’armi, con il Carcere alto che è sede del Museo Napoli Novecento: qui sono raccolte opere di artisti partenopei o attivi a Napoli tra il 1910 e il 1980, tra cui Carlo Alfano, Enrico Baj, Francesco Clemente, Fortunato Depero, Vincenzo Gemito, Emilio Greco, Emilio Notte, Mimmo Paladino. Si possono percorrere gli spalti, che regalano una splendida vista su Napoli, sulla sottostante Certosa di san Martino, e sulla piazza d’arme del Forte.

Chiostro Grande della Certosa di san Martino
Chiostro Grande della Certosa di san Martino
Facciata della Chiesa sul Cortile d'onore della Certosa
Facciata della Chiesa sul Cortile d’onore della Certosa

La Certosa di san Martino è una delle più importanti testimonianze della cultura dell’Ordine Certosino in Italia Meridionale: fu costruita in più fasi a partire dal 1325, quando Carlo duca di Calabria (figlio di Roberto d’Angiò) ne affidò la realizzazione a Tino di Camaino sull’area della collina del Vomero non occupata dal Belforte. Di questo primo edificio gotico rimangono i suggestivi sotterranei, opera d’ingegneria che seguendo le pendici scoscese del colle – ed inglobando alcune precedenti strutture dell’antico castello – fu necessaria a sostenere la costruzione soprastante. Nel 1581, per ospitare il numero crescente dei monaci, fu affidato l’ampliamento della Certosa all’architetto toscano Giovanni Antonio Dosio, secondo un progetto che trasformò l’aspetto del complesso da gotico a barocco: Dosio seguì la ristrutturazione del Chiostro Grande trecentesco, la costruzione del Chiostro dei Procuratori, l’ampliamento della chiesa con la creazione degli ambienti ad essa collegati, ovvero il Coro e il Parlatorio da un lato, la Sagrestia e il Tesoro dall’altro. Dal 1623 al 1656 iniziò la collaborazione con l’architetto bergamasco Cosimo Fanzago, che portò a compimento il progetto di Dosio completando il Chiostro Grande, la Chiesa, la residenza del Priore e gli appartamenti del Vicario, e avviando interventi che rimasero purtroppo incompiuti: nel 1656 Fanzago abbandonò infatti i lavori per alcune controversie con i monaci. La sua personale cifra stilistica, caratterizzata dalla straordinaria sensibilità decorativa, connotò ogni ambiente del monastero e trovò la propria manifestazione più alta nella Chiesa, capolavoro di commesso marmoreo ed esempio dei nuovi schemi decorativi ideati dall’architetto. Nel 1723 l’architetto-scenografo Nicola Tagliacozzi Canale subentrò a capo dei lavori della Certosa, dimostrando la costante attenzione dei monaci alle tendenze dell’arte a loro contemporanea. Durante la Rivoluzione del 1799 il complesso subì dei danni e fu occupato dai Francesi. Nel 1812 i monaci abbandonarono la Certosa, che divenne Casa degli Invalidi di Guerra. Nel 1866 divenne proprietà dello Stato e fu destinata a Museo, aperto al pubblico nel 1867.

Sperone di Castel sant'Elmo dal Cortile d'onore della Certosa di san Martino
Sperone di Castel sant’Elmo dal Cortile d’onore della Certosa di san Martino

Alla Certosa di san Martino si accede dal piazzale di san Martino, su cui affaccia la chiesa esterna delle donne che – per rispettare la clausura – non potevano entrare nel convento. Varcato l’ingresso ci si trova nel Cortile monumentale, dominato da uno sperone del soprastante Castello di sant’Elmo, su cui prospetta la facciata della Chiesa progettata dal Fanzago: a navata unica con tre cappelle per lato, ha la volta dipinta da Giovanni Lanfranco. Il pavimento è un capolavoro di intarsio marmoreo su disegno di Fanzago, che curò anche le transenne delle cappelle, i festoni di frutta e fiori, i putti sui fornici, i fiori sui pilastri. La zona del presbiterio è preceduta da una balaustra rococò in marmo, pietre preziose e bronzo dorato – disegnata da Nicola Tagliacozzi Canale – e da un altare in legno dorato e dipinto, ideato da Francesco Solimena. Nel Coro, accessibile seguendo il percorso di visita dal Chiostro Grande, si ammirano tele di Guido Reni, Jusepe de Ribera, Battistello Caracciolo, e il coro ligneo seicentesco. Proseguendo sul piazzale si arriva nel Chiostro dei Procuratori, in forme rinascimentali, realizzato alla fine del Cinquecento da Dosio e – superando l’ambiente della Spezieria dei Monaci – nell’Androne delle carrozze, che prende il nome dalle carrozze che vi sono esposte. L’androne giunge infine a una terrazza dalla quale si gode di una splendida vista sulla città e sui giardini pensili della Certosa.

Chiesa vista dal Coro della Certosa
Chiesa della Certosa vista dal Coro

A destra si aprono gli ambienti che ospitano la Sezione navale, con esposte imbarcazioni maestose: una lancia a 24 remi dell’epoca di Carlo di Borbone, costruita nell’arsenale di Napoli alla metà del Settecento, e una lancia a 14 remi appartenuta a Umberto I di Savoia, risalente al 1889. A sinistra dell’androne si trova il Quarto del Priore, l’appartamento della guida spirituale del convento che comprendeva ambienti privati e sale di rappresentanza, per ricevere gli ospiti illustri. Fra le sale di rappresentanza vi sono i magnifici ambienti della Biblioteca e del Vestibolo, con preziosi pavimenti in riggiole settecentesche – di cui quello della Biblioteca con una meridiana a camera oscura – e volte affrescate. Nelle gallerie dell’appartamento si trova una selezione di opere fra quelle originariamente appartenenti alla collezione della Certosa, confiscata dai Francesi nel 1806 e quindi andata dispersa: fra di esse, la Madonna col Bambino e san Giovannino e San Martino divide il mantello con il povero, entrambe di Pietro Bernini. Negli ambienti delle cucine si ammira una stupefacente raccolta di presepi, produzione tipica dell’artigianato napoletano che raggiunse il suo apice fra il XVIII e il XIX secolo: fra le opere, spicca il Presepe Cuciniello, inaugurato nell’attuale allestimento nel 1879 con 180 pastori e 309 finimenti.

Refettorio della Certosa
Refettorio della Certosa di san Martino

Le cucine e il Refettorio – progettato nel 1724 da Nicola Tagliacozzi Canale –  affacciano su un corridoio, opera di Fanzago, che li collega al Chiostro Grande: il Chiostro fu realizzato in forme rinascimentali da Dosio e portato a compimento dal Fanzago, che inserì creazioni personali come le porte angolari sormontate da busti scolpiti di santi legati all’Ordine. Al centro si erge il pozzo ornato con grottesche e mascheroni, collocato sopra la cisterna sotterranea che raccoglie le acque piovane. Sulla destra si estende il Cimitero dei Monaci, cinto da una balaustra opera sempre di Fanzago, mentre ad ovest si trovano le campane collegate a un doppio orologio, solare e meccanico. Sul lato ovest salendo alcuni gradini si giunge nei magnifici ambienti del Parlatorio, della Sala del Capitolo – con dipinti alle pareti di Simon Vouet, Massimo Stanzione e Battistello Caracciolo – e del Coro della Chiesa. Oltre il coro si trovano infine la Sagrestia monumentale, con gli armadi rivestiti da tarsie lignee opera di artisti napoletani e fiamminghi, e la Cappella del Tesoro, ornata sulla volta dal Trionfo di Giuditta del settantenne Luca Giordano.

Presepe Cuciniello
Presepe Cuciniello

Altre sezioni della Certosa di san Martino e del Museo sono: l’Ottocento napoletano, Immagini e memorie, il Gabinetto Disegni e Stampe, la Sezione Teatrale, la sezione Arti Decorative, il Museo dell’Opera, il Giardino pensile del Priore e la scala di accesso ideata dal Fanzago.

Informazioni utili per visitare Castel sant’Elmo e la Certosa di san Martino: indicazioni su Castel sant’Elmo sono reperibili sul sito internet del Polo Museale della Campania all’indirizzo www.polomusealecampania.beniculturali.it. Sullo stesso sito si trovano tutte le informazioni necessarie per visitare anche la Certosa di san Martino, www.polomusealecampania.beniculturali.it. Il Castello e la Certosa sono raggiungibili con la funicolare Montesanto, scendendo alla fermata Morghen, oppure a piedi, percorrendo i 414 gradini della pedamentina di san Martino che collega largo san Martino a corso Vittorio Emanuele. Si tratta di un collegamento antico fra il mare e la collina, che costeggia i giardini e le abitazioni offrendo scorci suggestivi sul panorama.

Altre immagini di Castel sant’Elmo, della Certosa di san Martino e della Pedamentina di san Martino:

Mappa di Castel sant’Elmo, della Certosa di san Martino e della Pedamentina:

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