Palazzo Davanzati, Sala dei pappagalli

Palazzo Davanzati a Firenze, la casa-museo fra Medioevo e Rinascimento

Palazzo Davanzati, Sala dei pappagalli
Sala dei pappagalli

Palazzo Davanzati è una dimora trecentesca nel cuore di Firenze, allestita sin dal 1910 come Museo della Casa Antica Fiorentina. La sua architettura testimonia il passaggio dalla casa-torre medievale al palazzo rinascimentale, mentre gli arredi e gli allestimenti – ricostituiti a partire da oggetti appartenenti alle Gallerie fiorentine – evocano una sontuosa dimora privata, testimoniando il gusto fiorentino antico.

Il Palazzo fu costruito alla metà del XIV secolo dai Davizzi, potente famiglia di mercanti e banchieri, in via Porta Rossa, entro la prima cerchia delle mura medievali. Nella prima metà del Quattrocento la fortuna dei Davizzi cominciò a declinare e il Palazzo fu in parte affittato agli ufficiali del Catasto. Nel 1516 il protonotaro apostolico Onofrio Bartolini lo acquistò ed affidò – forse a Baccio d’Agnolo – la costruzione dell’altana. Nel 1578 ne divenne proprietario il ricco commerciante Bernando Davanzati, la cui famiglia già abitava in Porta Rossa: i Davanzati – da cui il Palazzo prese definitivamente il nome – rimasero proprietari fino al 1838, quando l’ultimo discendente, Carlo, si suicidò. Da allora l’edificio cadde in un lento degrado: fu frazionato e affittato, mentre il piano terreno venne utilizzato da alcune botteghe e il cortile destinato a deposito.

Camera della Castellana di Vergy, episodio del fregio
Camera della Castellana di Vergy, episodio del fregio

Quando Firenze fu eletta Capitale d’Italia, il centro storico nella zona dell’attuale piazza della Repubblica fu sconvolto da demolizioni e sventramenti in nome del risanamento e del decoro (i reperti lapidei, lignei e pittorici dei palazzi demoliti si trovano nel Museo “Firenze Antica”, allestito negli ambienti della Foresteria del convento di San Marco). L’attuale piazza davanti al Palazzo fu aperta proprio demolendo le antiche case-torri, e fu solo grazie ai ripetuti appelli degli intellettuali fiorentini e della comunità anglo-americana residente a Firenze che l’edificio si salvò dalla distruzione, giacché al suo posto era stata deliberata la costruzione di un’ampia strada parallela all’Arno.

Nel 1904 Palazzo Davanzati fu acquistato dal pittore e antiquario Elia Volpi, che lo restaurò avviandone la musealizzazione: Volpi recuperò le preziose pitture murali e lo arredò con mobili di tipo rinascimentale, aprendolo al pubblico nel 1910 come Museo privato della Casa Fiorentina Antica. Il Museo ebbe grande successo, sia in Italia sia all’estero: suscitò l’interesse di tutti coloro – tra i quali anche John Pierpont Morgan – vollero arredare le proprie dimore in “Stile Davanzati”. Dopo alterne vicende e passaggi di proprietà, il Palazzo fu acquistato nel 1951 dallo Stato Italiano, che lo inaugurò nel 1956 arredandolo – secondo la concezione della casa-museo ideata da Volpe – con oggetti provenienti dai depositi delle Gallerie fiorentine.

Ballatoi
Ballatoi

Palazzo Davanzati si sviluppa su quattro livelli oltre al piano terra. La corte, alta e stretta, è circondata su due lati da un loggiato sorretto da pilastri ottagonali con capitelli scolpiti, uno dei quali con i ritratti – secondo la tradizione – dei Davizzi. Sotto il porticato si aprono alcune porte, di cui una conduce al chiassolo da dove entravano i muli con la legna e le provviste per il Palazzo: oggi è il suggestivo ingresso al Museo. Il pavimento della corte è inclinato verso il centro, dove una pietra forata permetteva all’acqua piovana di confluire in una cisterna sotterranea, che veniva utilizzata per le necessità domestiche. Il Palazzo era dotato della comodità di un pozzo privato, con le pareti incassate nel muro del cortile che raggiungevano anche l’ultimo piano: l’acqua poteva esservi attinta da ogni piano per mezzo di un secchio, calato tramite una carrucola, attraverso aperture simili a finestre con sportelli.

Collaboratore di Desiderio da Settignano, Madonna col Bambino. Camera dei pavoni
Collaboratore di Desiderio da Settignano, Madonna col Bambino. Camera dei pavoni

Dal cortile parte la scala, in pietra serena fino al piano nobile e poi in legno, più leggera per motivi statici e di sicurezza. Il primo salone che si ammira al piano nobile – dove abitava un nucleo familiare dei Davizzi – è la Sala Madornale, destinato per la sua ampiezza alle funzioni di rappresentanza per feste e banchetti. E’ infatti l’ambiente più grande del piano, largo quanto tutta la facciata del Palazzo, illuminato da cinque finestroni che danno sulla piazza sottostante. Il soffitto con travi in legno è decorato in rosso, blu e bianco, decorazione che nelle prime due campate risale al Trecento. Sulle pareti corte si trovano gli stemmi dei Davizzi e le insegne della chiesa, in ricordo della permanenza della famiglia ad Avignone in qualità di banchieri alla corte papale. Sulla sommità delle pareti si osservano dei ganci ai quali venivano appese stoffe pregiate con funzione ornamentale e funzionale: foderate con pelle di vaio, le stoffe mantenevano la temperatura della sala, soprattutto in inverno. Nel pavimento – a cotto in mattonelle ottogonali – si trovano quattro piccole botole chiuse da coperchi in legno, che permettevano di osservare la loggia sottostante e l’arrivo di eventuali ospiti. Fra le opere qui esposte, il Busto di fanciullo di Antonio Rossellino, oltre ad alcune terracotte invetriate della bottega dei Della Robbia.

Sala dei pappagalli, dettaglio del camino e della decorazione parietale
Sala dei pappagalli, dettaglio del camino e della decorazione parietale

La sala successiva è chiamata Sala dei pappagalli per la decorazione pittorica delle pareti, a motivi geometrici con piccoli pappagalli a simulare una tenda foderata di vaio sospesa per mezzo di anelli. Al di sopra si apre una loggettina a colonne, che lascia intravedere le chiome di alcuni alberi su fondo blu o rosso, con piccoli vasi appoggiati e uccellini. Sin dal Duecento a Firenze ebbero grandissima diffusione le decorazioni murali: quelle di Palazzo Davanzati sono uno dei rari esemplari rimasti. Nelle pareti si aprono due nicchie dotate di sportelli, destinate agli usi domestici, mentre sulla parete lunga si trova un camino con cappa a piramide, con architrave appoggiata a pilastri gotici. Il soffitto è a travi a vista con i travicelli decorati.

Palazzo Davanzati, Camera dei pavoni
Camera dei pavoni

Dal ballatoio si accede alla Camera da letto, detta Camera dei pavoni per la presenza di pavoni dipinti nella fascia superiore della decorazione murale, che sorreggono stemmi a forma di scudo con armi nobiliari. Gli stemmi appartengono alle famiglie fiorentine legate ai Davizzi e sono accompagnati da insegne sovrane e civiche: vi si riconoscono le imprese dei Salviati, degli Antinori, di papa Clemente VI, dei Capponi, di Fiandra, di Firenze, di Castiglia, degli Strozzi, del popolo di Firenze, dell’Austria… La camera da letto di una famiglia benestante nel Trecento era utilizzata anche durante il giorno: la donna vi pregava, riceveva le amiche, attendeva alle faccende domestiche, vi accudiva i figli. L’arredo evoca dunque queste occupazioni femminili. Alla parete si ammira una Madonna col Bambino della bottega di Filippino Lippi e un bassorilievo con lo stesso soggetto, opera di un collaboratore di Desiderio da Settignano. Annesso vi è un agiamento, un servizio anch’esso con le pareti decorate. Vi si osserva una bagnarola e una mezzina, perché nel Trecento il bagno di faceva dentro tinozze riempite di acqua per mezzo di brocche.

Camera dei pavoni - dettaglio della decorazione parietale
Camera dei pavoni – dettaglio della decorazione parietale

La visita del piano nobile si conclude con la sala dei merletti e dei ricami, dove sono esposti gli strumenti necessari alla creazione dei ricami e dei merletti e si ammirano alcuni manufatti realizzati tra il XVI e il XX secolo, corredati dalla spiegazione delle principali tecniche antiche.

Al secondo piano abitava un altro nucleo della famiglia Davizzi. Nella Sala Madornale si trovano dipinti fiorentini del Cinquecento, oltre a curiose scritte sulle pareti che compaiono anche nel ballatoio e nella Sala da Giorno: iscrizioni e disegni probabilmente lasciati dai cittadini che qui si recarono durante l’utilizzo degli spazi come Uffici del Catasto e poi come sede del Magistrato delle Decime Granducali. Nella Sala Madornale si trovano tre dipinti attribuiti al Maestro di Serumido con le Storie di Perseo e Andromeda: realizzati tra il 1515 e il 1520, erano probabilmente inseriti in una spalliera a parete. Quasi certamente ornarono un ambiente domestico in occasione di un matrimonio, come induce a credere la storia raffigurata. Il precedente iconografico della tavola con la scena di Perseo che libera Andromeda è il dipinto realizzato da Piero di Cosimo (oggi agli Uffizi) commissionato in occasione delle nozze tra Filippo Strozzi e Clarice de’ Medici (1508).

Palazzo Davanzati, Camera della Castellana di Vergy
Camera della Castellana di Vergy

Nella Sala da Giorno (corrispondente alla Sala dei pappagalli del primo piano) – priva di decorazione pittorica alle pareti – si ammirano alcune ceramiche e un armario, mobile destinato a custodire le armi, con le ante decorate da grottesche. Si trovano qui inoltre tre splendidi arazzi di manifattura fiamminga, risalenti al XVI secolo, raffiguranti le Storie di David e Betsabea.

La Camera nunziale apparteneva a Paolo Davizzi e Lisa degli Alberti, sposi nel 1350, ed è decorata con un fregio pittorico raffigurante la Castellana di Vergy, vicenda tratta dal racconto cavalleresco francese della metà del XIII secolo la Chastelaine de Vergy. Il racconto – considerato un esempio di virtù morale – conobbe una rapida e vasta diffusione in tutta Europa, fu tradotto in diverse lingue e volgarizzato in Toscana dai cantari, recitati sui palchi nelle piazze e nelle strade. Il ciclo qui realizzato – eseguito probabilmente tra il 1350 e il 1359 (anno della morte di Paolo Davizzi) – ne è la rappresentazione figurativa più completa e, insieme al Decamerone del Boccaccio (dove è ricordato nella terza giornata), una delle prime testimonianze toscane.

Lo Scheggia, Storie di Susanna - dettaglio, Studiolo
Lo Scheggia, Storie di Susanna – dettaglio, Studiolo

Nello Studiolo collocato fra la Sala da Giorno e la Camera nunziale sono radunate alcune opere realizzate da Giovanni di ser Giovanni detto Lo Scheggia, fratello di Masaccio. Al centro si trova un desco da parto, raffigurante su un lato Il gioco del Civettino (molto in voga all’epoca), sull’altro due putti. Risalente al 1440-1450 circa, fu commissionato in occasione di una nascita. Sempre opera dello Scheggia sono i quattro scudi alle pareti, raffiguranti episodi tratti dai Trionfi di Francesco Petrarca: di destinazione incerta a causa della loro forma, forse coprivano gli elementi architettonici di una spalliera. Di grande eleganza è il fronte di cassone con le Storie di Susanna, dai colori squillanti e i particolari minuziosi.

Palazzo Davanzati, cucina
Cucina

Al terzo piano di Palazzo Davanzati si trova la cucina, qui collocata secondo la consuetudine del tempo, al fine di limitare il rischio di incendi ed evitare il propagarsi di odori in tutti gli ambienti. La stanza è dominata da un grande camino con cappa esterna, con accanto un acquaio. L’ambiente – generalmente caldo – accoglieva diverse attività domestiche tra cui il ricamo, come suggerisce un antico telaio esposto. Sulla parete corta accanto alla porta si legge in alto un’iscrizione che ricorda la Congiura dei Pazzi del 1478.

Al piano si trova anche la Camera delle impannate, anch’essa ornata da una decorazione a finta tappezzeria su tutte le pareti, coronata in alto da un fregio con motivi vegetali e stemmi gentilizi di famiglie legate – per motivi di parentela o commerciali – con i Davizzi. Il nome di questo ambiente ricorda le intelaiature di legno (chiamate “impannate”) su cui veniva fissato un tessuto impregnato di trementina, per sostituire nel Trecento i vetri alle finestre: le impannate dovevano comunque essere presenti in ogni stanza del Palazzo. Tra le sculture che qui si ammirano, un manichino da processione in legno dipinto di scuola senese del Cinquecento, un bassorilievo con una Madonna col Bambino della bottega di Benedetto da Maiano, una statuetta in terracotta raffigurante sant’Onofrio.

Camera delle impannate - dettaglio dell'arredo
Camera delle impannate – dettaglio dell’arredo

Informazioni utili: prima della visita consiglio di consultare il sito internet del Museo, appartenente al Polo dei Musei del Bargello (www.bargellomusei.beniculturali.it). Il primo piano del Palazzo è aperto e visitabile tutti i giorni, mentre il secondo e terzo piano sono visitabili su prenotazione ad orari stabili, mediante visita accompagnata. Segnalo infine che in piazza Santa Trinita, distante pochi passi percorrendo via Porta Rossa, si trovano due luoghi di cui consiglio la visita: la chiesa di santa Trinita, con la splendida Cappella Sassetti affrescata da Domenico Ghirlandaio, e la Collezione Casamonti una collezione privata di arte del Novecento allestita nel rinascimentale Palazzo Bartolini Salimbeni. Agli appassionati di case-museo, suggerisco sempre a Firenze la visita del Museo Bardini e del Museo Stibbert, entrambi luoghi straordinari, di grande fascino sia per il loro patrimonio storico-artistico, sia per la storia di coloro che li abitarono e concepirono.

Altre immagini di Palazzo Davanzati:

Mappa di Palazzo Davanzati:

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