Tra Bernini e Borromini, tre capolavori barocchi: Santa Maria della Vittoria, San Carlino alle Quattro Fontane, Sant’Andrea al Quirinale

La volta della navata della Chiesa di Santa Maria della Vittoria, con gli affreschi di Gian Domenico Cerrini

Con una mattina a disposizione (la chiesa di San Carlino è aperta solo la mattina) si possono ammirare tre chiese splendide, opera dell’ingegno di Bernini e Borromini. Tutte situate sulla stessa direttrice di via del Quirinale e via XX settembre, sono collocate fuori dai più affollati giri turistici: Santa Maria della Vittoria, San Carlino alle Quattro Fontane e Sant’Andrea al Quirinale.

A Santa Maria della Vittoria ho dedicato un articolo perché le storie che  la riguardano sono numerose e affascinanti: in occasione della costruzione delle sue fondamenta fu rinvenuto l’ermafrodito Borghese, poi restaurato da Gian Lorenzo Bernini. Il maestro del Barocco aggiunse alla statua, di origine romana, un materasso in marmo talmente realistico da sembrare di vera piuma.

La scultura fu successivamente venduta dai Borghese a Napoleone e si trova al Louvre, dove è possibile ammirarla. Sempre Bernini, anni dopo, all’interno della chiesa realizzò uno dei suoi capolavori, rappresentante l’estasi di Santa Teresa d’Avila. Qui scultura, pittura e architettura si fondono per creare una visione unica, di tale vividezza che sembra svolgersi sotto i nostri occhi.

San Carlino alle Quattro Fontane

A sei minuti a piedi da Santa Maria della Vittoria, percorrendo via Venti Settembre, si trova San Carlino alle Quattro Fontane, considerata uno dei capolavori dell’architettura barocca: fondata nel 1634, venne costruita sotto la direzione di Francesco Borromini per l’ordine dei Trinitari Scalzi.

I lavori si protrassero oltre la morte dell’architetto, avvenuta nel 1667, diretti dal nipote Francesco Bernardo, a cui si deve il campanile e che procedette osservando scrupolosamente i disegni preparatori dello zio. La peculiarità di questa chiesa è la sua forma, che nasce dalla composizione del rettangolo perimetrale e degli ovali culminanti nella cupola, espressione dell’ingegno e della fantasia di Borromini: sfruttando il poco spazio a disposizione l’architetto ideò un vano a forma di ellissi, che all’esterno è mascherato da un tamburo con colonnette, sormontato da un lanternino a finestre, e all’interno si sviluppa con un soffitto cassettonato in cui forme di ottagoni esagoni e di croci (simbolo anche dei Trinitari) si incastrano perfettamente.

La cupola di San Carlino

La cupola poggia su quattro arconi sotto i quali si aprono le cappelle laterali e l’altare centrale. Tutte le superfici sono bianche, ad eccezione di alcuni elementi dorati come le cornici degli altari, e brillano della luce proveniente dalla lanterna e dalle finestre che si aprono alla base della cupola. All’interno, attorno alla lanterna, corre la scritta dedicatoria a San Carlo Borromeo, cui la chiesa è effettivamente intitolata sebbene, a causa delle sue ridotte dimensioni, sia stata subito ribattezzata “San Carlino”: a tale proposito è efficace l’affermazione secondo cui l’intero edificio poteva essere contenuto all’interno di uno dei quattro pilastri che sorreggono la cupola della Basilica di San Pietro.

Sul fianco destro della chiesa si apre il chiostro, anch’esso piccolissimo, con forma ottagonale derivante da una pianta rettangolare ad angoli convessi. La sua realizzazione – precedente alla chiesa – va sempre ricondotta al Borromini, che dispose le colonne su due ordini, in quello inferiore a coppie e in quello superiore singole, unite da una balaustra con pilastrini dritti e rovesci. I due ordini si ritrovano anche nella facciata della chiesa, movimentata dall’alternanza di parti concave e convesse, che creano un

senso di movimento e dinamicità.

L’altare maggiore di San Carlino

Sotto la chiesa si trova la cripta, che secondo le intenzioni dell’architetto avrebbe dovuto ospitare la sua tomba (Borromini fu invece sepolto a San Giovanni dei Fiorentini): ad essa si accede tramite una scala ellissoidale che prosegue conducendo al di sopra al campanile. Sul retro dell’altare maggiore vi è la sagrestia, che è composta da due ambienti rettangolari comunicanti, che originariamente costituivano un’unica aula.

Superando infine San Carlino e procedendo su via Venti Settembre in direzione del Quirinale, dopo due minuti a piedi si giunge all’ultima chiesa di questo itinerario, Sant’Andrea al Quirinale. Venne eretta venti anni dopo San Carlino, fra il 1658 e il 1678, su progetto di Gian Lorenzo Bernini per i padri gesuiti, e per la sua originalità e la bellezza della cupola acquistò l’appellativo di “perla del barocco”. L’interno è a pianta ellittica, leggermente più tondeggiante rispetto alla chiesa di San Carlino, con l’asse maggiore trasversale all’ingresso in modo da ampliare la percezione dello spazio.

La cupola colpisce l’attenzione per la sua unicità, decorata con dieci giri di cassettoni esagonali completamente dorati e con profili bianchi, spartiti da dieci costoloni che uniscono la base della lanterna alla base della cupola, dove si trovano due giri di ghirlande. La decorazione è inoltre completata da angeli e martiri in stucco bianco, opera di Antonio Raggi, che assistono all’ascensione in cielo di Sant’Andrea, collocato sull’arco soprastante l’altare maggiore.

La cupola di Sant’Andrea al Quirinale

Il dipinto sull’altare maggiore rappresenta il martirio del Santo ed è sostenuto da angeli in stucco dorato: è illuminato dalla luce naturale proveniente da una finestra nascosta, collocata sopra di esso, espediente teatrale già adottato dal Bernini nella chiesa di Santa Maria della Vittoria per l’illuminazione dell’estasi di Santa Teresa.

Anche la facciata è di assoluta originalità: è arretrata rispetto alla strada – scelta che comportò la riduzione dello spazio disponibile per l’interno della chiesa e la decisione si svilupparlo su pianta ellittica – per creare una sorta di piazza antistante e conferire una dimensione monumentale all’ingresso. Secondo il progetto originario, la facciata si apriva su un sagrato che con due ali affiancavano l’ingresso e ne ampliavano illusoriamente lo spazio, sul modello del colonnato della basilica di San Pietro: l’ampliamento della strada ha però fatto arretrare le ali, compromettendo inevitabilmente l’impressione voluta.

La sagrestia di Sant’Andrea al Quirinale

All’interno si trova la sagrestia in noce, anch’essa disegnata dal Bernini, con una splendida volta affrescata da Jean De a Borde: merita la visita.

Questi gli orari di apertura delle chiese:

Santa Maria della Vittoria
Lunedì-Sabato 8,30-12 e 15,30-18
Domenica e festivi: al mattino nell’intervallo tra le celebrazioni delle Sante Messe (9,00, 10,30 e 12), al pomeriggio dalle 15,30 alle 18

San Carlino alle Quattro Fontane
Lunedì-Sabato 10-13
Domenica 12-13

Sant’Andrea al Quirinale
Martedì-Sabato 8,30-12 e 14,30-18
Domenica e festivi 9-12 e 15-18
Chiusa il lunedì

Altre immagini:

Questa la mappa con il percorso suggerito, sulle tracce di Bernini e Borromini:

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