Castello Maniace. Il Bastione Vignazza e dietro l'edificio di Federico II

Il Castello Maniace a Siracusa, l’eredità di Federico II a Ortigia

Castello Maniace @ Aditus Culture
Castello Maniace @ Aditus Culture

Il Castello Maniace a Siracusa affiora dalle acque dell’isolotto di Ortigia, sul quale si erge proteso verso il mare. Il nucleo centrale fu edificato da Federico II di Svevia fra il 1232 e il 1239 sotto la direzione di Riccardo da Lentini, mentre il complesso deriva il suo nome dal generale bizantino Giorgio Maniace, che difese la città dai Saraceni.

Le sue origini e la sua genesi sono ancor oggi oggetto d’ipotesi e congetture, e il suo aspetto odierno è molto diverso da quello dell’edificio federiciano. Secondo la tradizione, sulla punta estrema di Ortigia erano presenti fortificazioni precedenti, forse anche di epoca bizantina – come il riferimento a Maniace indurrebbe a credere – oltre a un tempio dedicato a Giunone e alla dimora del governatore romano. È possibile che il cantiere voluto da Federico II abbia cancellato ogni traccia di quel passato, portando alla costruzione di un’opera unica.

Il Castello di Federico II. Castello Maniace
Castello di Federico II

Il castello dello Stupor Mundi presenta infatti una struttura a pianta perfettamente quadrata, di 51 metri per lato, con torri cilindriche agli angoli, ciascuna percorsa all’interno da una scala a chiocciola. Internamente consisteva in una grande sala ipostila con venticinque campate a crociera sorrette da sedici colonne libere, quattro semicolonne angolari e sedici semicolonne alle pareti (quattro colonne per ciascuna parete). Secondo Giuseppe Agnello questa sala creava “un effetto scenografico incomparabile: vera selva di colonne da cui s’irradiavano, nel libero slancio delle volte, i fasci possenti di nervature, che s’inarcavano come rami di alberi secolari”.

La sala era riscaldata da quattro monumentali camini disposti alle pareti ed era rivolta verso la Mecca, secondo l’orientamento canonico delle moschee: una disposizione geometricamente perfetta, che nella sua perfezione rievoca quella di altri castelli di Federico II (in primis Castel del Monte in Puglia). A tale proposito Stefano Bottari approfondisce la genesi culturale del castello: “La sua originalità sta nell’incontro e nella reciproca assimilazione, avvenuta non a caso in queste zone d’Italia e nel particolare ambiente della corte federiciana, di due culture, di due mondi tanto diversi: la cultura scolastica dei cistercensi e la speculazione sottile degli Arabi. Gli uni hanno dato a questa architettura lo slancio e la possanza, gli altri il calcolo sottile e fantasioso, che disciplina e trasfigura quello slancio e quella possanza”.

La sala ipostila, in occasione dell'installazione "Passi" di Alfredo Pirri
La sala ipostila, in occasione dell’installazione “Passi” di Alfredo Pirri

Quattro gruppi di colonne al centro della sala erano in marmo e granito, mentre tutte le altre in pietra calcarea: di essi se ne osservano solo due, superstiti, inglobati nel muro perimetrale. Tale differenza cromatica, oltre a suscitare un bell’effetto estetico e ad assolvere anche a una funzione statica, sottolineava inoltre il centro dell’ambiente, forse occupato dal trono.

Prima della costruzione dei bastioni spagnoli che circondano completamente il castello federiciano, la mole che si scorgeva dal mare doveva essere imponente, resa ancor più grandiosa dalla sua forma geometricamente perfetta. Quali termini cronologici per la sua realizzazione sono stati identificati il 1232, in quanto anno della rivolta dei baroni guelfi contro l’imperatore, e il 1239, in base a una lettera dello stesso Federico II, nella quale l’imperatore si riferisce al suo “praepositus aedificiorum” Riccardo da Lentini dandogli atto di aver provveduto intelligentemente alla costruzione dei suoi castelli, tra cui quello di Siracusa.

Capitello in marmo di un gruppo di quattro colonne in granito, sala ipostila
Capitello in marmo di un gruppo di quattro colonne in granito, sala ipostila

Oggi l’edificio è preceduto da un magnifico portale ad arco ogivale profondamente strombato, di matrice islamica, coronato nel 1614 dallo stemma di Carlo V. Ai lati si osservano due mensole che reggevano due arieti in bronzo di epoca ellenistica, uno dei quali si ammira presso il Museo Archeologico Regionale Salinas di Palermo. Varcato il portale si trova un ampio spazio privo della copertura originaria e, oltre, la parte superstite del castello, composta dalla sala ipostila a due navate coperte da dieci campate a crociera (delle 25 originarie) con due camini (dei quattro esistenti) sulla parete lunga. Le colonne sono sormontate dai magnifici capitelli del XIII secolo, adornati da figure scolpite: si osservano leoni affrontati, un telamone, una testa (forse di Federico II), serpenti. Tale alterazione dell’aspetto originario fu determinata dai vari cambi d’uso del castello, che venne adattato a residenza, poi a caserma, infine a prigione, subendo inoltre i danni del terremoto del 1693 e – soprattutto – l’esplosione della polveriera che nel 1704 distrusse tutta la parte nord-ovest. La deflagrazione causò il crollo della torre nord, del muro di nord-est, di tre ordini di crociere, mentre altre sei crociere furono purtroppo demolite lungo il lato ovest per creare ambienti destinati all’uso militare.

Castello Maniace. Il Bastione Vignazza e dietro l'edificio di Federico II
Castello Maniace. Il Bastione Vignazza e dietro l’edificio di Federico II

Nel corso del XVI e XVII secolo furono innalzati i bastioni, collegando il castello alle fortificazioni cittadine e alla cinta muraria e facendo diventare il corpo federiciano il “mastio” del nuovo complesso fortificato. A quest’epoca risale il portale cinquecentesco attribuito a Giovanni Vermexio, che si ammira varcato il fossato sul ponte in muratura. Fu inoltre aggiunta la difesa a punta di diamante a fior d’acqua, il Bastione Vignazza, con le casematte di epoca borbonica. Il Bastione Vignazza è visitabile varcando il portale posteriore del castello di Federico II, perfettamente simmetrico a quello d’ingresso: si può passeggiare sul livello superiore oppure scendere al livello delle casematte.

Informazioni utili: per approfondire la storia dell’edificio e la conoscenza dei suoi ambienti rimando all’interessante articolo sul Castello Maniace pubblicato sul blog antoniorandazzo.it. L’articolo è corredato da numerose fotografie di alcuni spazi del castello non visitabili, tra i quali il suggestivo Bagno della Regina: si tratta di un ambiente ipogeo, situato nei pressi della torre ovest, che svolgeva la funzione di fonte di approvvigionamento.

Il Bastione Vignazza
Il Bastione Vignazza

Per altre informazioni e per le citazioni inserite nell’articolo rinvio alla pubblicazione “Siracusa e le necropoli rupestri di Pantalica” appartenente alla collana “I tesori d’Italia e l’Unesco”. Per visitare il Castello Maniace consiglio di consultare il sito internet dell’ente gestore, aditusculture.com. Nel corso dei miei viaggi ho avuto il privilegio di ammirare alcuni luoghi legati a Federico II, che ho raccolto in una sezione dedicata del blog: tra di essi rammento Prato e Trani (dove si ammirano magnifici castelli federiciani), Jesi (città natale dello Stupor Mundi), Castel del Monte (il castello di Federico II più enigmatico ed iconico), Pontremoli (borgo della Lunigiana nel quale, secondo la tradizione, fu accecato Pier delle Vigne).

Altre immagini del Castello Maniace:

Mappa del Castello Maniace:

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