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Il confronto tra la Deposizione dalla croce di Volterra del Rosso Fiorentino, la Deposizione di Santa Felicita di Pontormo e il Cristo deposto di Besanҫon del Bronzino è senz’altro una delle emozioni che rimangono più impresse nella memoria di chi visita la nuova mostra di Palazzo Strozzi dedicata al Cinquecento a Firenze. Si tratta di un confronto inedito, e imperdibile, che vale da solo la visita, ma a cui seguono altre scoperte, rese possibili dall’esposizione di opere restituite al godimento grazie a un’importante campagna di restauro, (diciassette quelle sottoposte a intervento), e dall’accostamento di temi sacri e profani, secondo il binomio “lascivia” e “divozione” che nel corso del Cinquecento convisse procedendo su vie parallele, trattato dai medesimi artisti nello stesso tempo.
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Dopo le prime sale, dedicate a maestri quali Michelangelo e Andrea del Sarto, e alla nascita – prima del 1550 – dei linguaggi che saranno sviluppati nei decenni successivi, il percorso si svolge procedendo per confronti: la terza sala accoglie le pale di altare create nello spirito e secondo le prescrizioni della Controriforma, la quarta è dedicata al ritratti, la quinta è intitolata “gli stili dello Studiolo”, e offre una cernita della varietà di stili che convivevano nelle arti fiorentine nel tardo Cinquecento e che trovarono una summa nello Studiolo di Francesco I in Palazzo Vecchio.
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La sesta sala rappresenta un contraltare alla terza, mostrando come gli stessi artisti che nelle pale d’altare rispettavano i principi della controriforma parallelamente percorrevano una via allegorica e sensuale. Le ultime due sale sono dedicate alle opere realizzate al volgere del secolo o già nel successivo, quando si guarda alle novità espressive di città come Roma e Bologna ed emerge un rinnovato interesse verso il naturalismo.
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Tra i primati che rendono la mostra davvero imperdibile, il ritorno a Firenze del Cristo deposto del Bronzino, che era collocato nella cappella di Eleonora di Toledo in Palazzo Vecchio nell’agosto 1545 e che nel settembre dello stesso anno fu inviato come dono in Francia, da dove non aveva fatto più ritorno; l’ampio numero di pittori e scultori, quarantuno, di cui sono esposte oltre settanta opere; la possibilità di vederne restaurate diciassette, come il Compianto su Cristo morto di Andrea del Sarto, il Dio fluviale di Michelangelo, la Deposizione di Pontormo, l’Immacolata concezione di Bronzino.
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La mostra sarà visitabile fino al 21 gennaio 2018 e in contemporanea – nelle sale sotterranee di Palazzo Strozzi – si svolge “Utopie radicali. Oltre l’architettura: Firenze 1966-1976” dedicata alla stagione creativa fiorentina del movimento radicale tra gli anni Sessanta e Settanta del Novecento. Tutte le informazioni sulle esposizioni sono reperibili sul sito della Fondazione Palazzo Strozzi, mentre qui si trova la mia personale galleria di immagini.