Vasca dell'isola, colonne di accesso e arpia maschile, Giardino di Boboli

Il Giardino di Boboli e i suoi percorsi alchemici

Anfiteatro di verzura visto da Palazzo Pitti (sulla sinistra il Forte di Belvedere), Giardino di Boboli
Anfiteatro di verzura visto da Palazzo Pitti (sulla sinistra il Forte di Belvedere)

Il giardino di Boboli, creato dalla famiglia Medici alle spalle di Palazzo Pitti, è famoso per essere il modello di giardino all’italiana imitato in tutto il mondo. Ricco di statue, fontane, grotte, è il luogo dove la città di Firenze e la campagna circostante si incontrano e compenetrano, costituendo un vero e proprio museo a cielo aperto. Passeggiando per i suoi viali e addentrandosi per gli stretti sentieri, ammirandone la decorazione di sculture e le splendide fontane, osservando la vegetazione piegata a una volontà ordinatrice, s’intuisce l’esistenza di un disegno unitario sostenuto da una forte simbologia, riconducibile alla straordinaria personalità del Tribolo, che qui operò dispiegando la propria arte e cultura.

La campagna vista dal Giardino del Cavaliere, Giardino di Boboli
La campagna vista dal Giardino del Cavaliere

L’architetto infatti riuscì a trasformare il pensiero di Cosimo I dei Medici in un progetto architettonico, simbolico e mitologico che dette l’impronta a tutta la progettazione iniziale e forse anche agli ampliamenti successivi. Oltre ad essere bello, il giardino di Boboli racchiude un preciso tema iconografico che si dispiega nella scelta delle sculture e delle decorazioni secondo il pensiero filosofico dell’epoca. Tra le ideazioni prospettiche del Tribolo, la più originale è quella dell’Anfiteatro, “l’emiciclo di verzura” realizzato nell’area retrostante Palazzo Pitti sfruttando l’avvallamento artificiale della collina – causato dall’estrazione di materiali per eseguire la prima lastricatura delle strade di Firenze – per convertirlo in un ampio anfiteatro, elemento ordinatore di tutto il giardino. La collina e la valletta retrostante furono suddivisi in compartimenti a maglia ortogonale, entro i quali vennero piantati vigneti ed oliveti, oppure boschetti delimitati da spalliere secondo la tradizione toscana delle “ragnaie”.

Fontana di Nettuno e, dietro, la scalinata verso la Statua dell'Abbondanza, Giardino di Boboli
Fontana di Nettuno e, dietro, la scalinata verso la Statua dell’Abbondanza

Non meno interessante fu l’apporto del Tribolo nel campo dell‘ingegneria idraulica: realizzò fontane e giochi d’acqua disposti su diversi livelli delle terrazze, con innovative soluzioni che influenzarono le epoche successive. Alla morte del Tribolo subentrarono Davide Fortini e Luca Martini, affiancati dal Vasari, che ne seguirono le indicazioni; poi dal 1560 Bartolomeo Ammannati e infine, sotto Francesco I, Bernardo Buontalenti. Il giardino fu modificato per volere di Ferdinando I, con la costruzione della grotta del cortile di Pitti e il completamento delle rampe ellittiche che collegano il cortile all’emiciclo di verzura, nonché i lavori per la realizzazione della fonte di Giunone al di sopra della grotta. Con Cosimo II l’aspetto del giardino cambiò completamente con l’aggiunta – all’asse principale nord-sud (dal palazzo al giardino del cavaliere – accanto al Forte di Belvedere) – di un nuovo asse est-ovest, in direzione di porta Romana: a questo “Viottolone dei cipressi” si aggiunsero altre creazioni come i Labirinti e le Ragnaie. Cosimo II portò dunque a compimento il progetto dei suoi progenitori e del Tribolo, consegnandone l’eredità al figlio, Ferdinando II, che ne proseguì l’azione: il giardino continuò ad essere uno scrigno di allegorie e raffigurazioni di un mondo arcadico e pastorale vicino alle idee platoniche. Con il figlio di Ferdinando, Cosimo III, e infine con Giangastone, la casata dei Medici conobbe il suo declino e la stessa sorte toccò al Giardino di Boboli, che da quel momento cadde nel più completo abbandono. Solo con Pietro Leopoldo fu ridata un po’ di vita a questo luogo, ma le modifiche apportate stravolsero il tracciato e il progetto originale.

Primo viale trasversale del Viottolone dei cipressi, Giardino di Boboli
Primo viale trasversale del Viottolone dei cipressi

Il giardino fin dai tempi antichi era concepito come il luogo intimo dove entrare per ritrovare un contatto con la divinità. Era dunque identificato come luogo sacro, un tempio: entrarvi significa penetrare nella parte più intima della propria coscienza e affrontare tutto un percorso costellato di prove e di fatiche, ma anche di insospettabili doni. La piantina di Boboli rivela una forma a triangolo allungatocon due assi principali che si incrociano vicino all’odierna fontana di Nettuno. A partire da questi due assi principali si sviluppano tutti intorno sentieri, terrazze, vedute prospettiche con statue, labirinti: ambienti curiosi e scenografici per un occhio distratto, ma pieni di simbologie per chi è attento osservatore. I due assi sono quello progettato dal Tribolo (l’asse nord-sud, da Palazzo Pitti fino ai bastioni del Forte) e quello portato a compimento da Cosimo II (l’asse est-ovest fino a porta romana): formano due traiettorie dalla forma a croce allungata. Il giardino inoltre è circondato da mura, è un hortus conclusus, e raccoglie alberi di tutte le specie, come un bosco sacro. Come un labirinto, custodisce varie strade, che si dipartono tutte da un medesimo inizio, l’ingresso da palazzo Pitti: sta a chi lo intraprende percorrere la “via maestra”, o la “via secondaria”, o i “sentieri fuorvianti” che non conducono da nessuna parte, una volta varcatane la soglia.

Vista dalla Statua dell'Abbondanza, Giardino di Boboli
Vista dalla Statua dell’Abbondanza

La natura è un libro che occorre imparare a leggere per conoscere noi stessi (…) Il linguaggio della natura è il linguaggio dell’anima“, scriveva Paracelso (1493-1541): la natura è vista come mezzo per accedere ai gradini più alti della conoscenza e al contempo come strumento allegorico per tramandare le più antiche e profonde verità. Coloro che hanno partecipato alla costruzione di Boboli conoscevano bene queste antiche tradizioni, tramandando una sapienza che non era per tutti ma che doveva essere sotto gli occhi di tutti.

Sin dall’ingresso, dal cortile del palazzo dove si trova la Grotta di Mosè, le sculture indicano i primi insegnamenti: la statua di Mosè è circondata da quattro personaggi, la legge, l’imperio, lo zelo e la carità, quattro virtù che durante tutto il percorso non dovranno essere dimenticate. Una volta superata la grotta e percorsa la rampa fino all’anfiteatro di verzura, da qui si ammira una vita retta, l’asse nord-sud, che fa pensare a una Via Regale, una “strada maestra” che ricorda la “via della Freccia” degli alchimisti.

Edicole dell'anfiteatro di verzura, Giardino di Boboli
Edicole dell’anfiteatro di verzura

L’emiciclo ospitava tornei di cavallo e combattimenti, e all’interno dell’allegoria del giardino simboleggia la lotta interiore da sostenere prima di intraprendere la salita, nel distacco dalle cose del mondo richiamato dal Palazzo Pitti. Le edicole in pietra edificate tutto intorno all’emiciclo, a forma di tempietto, indicano la sacralità del luogo, mentre al loro interno si trovavano statue – dodici per ciascuna parte – che richiamavano specifiche virtù, da acquisire per percorrere la via. Usciti vittoriosi da questo luogo, e dal combattimento che esso simboleggia, si giunge alla statua dell’Abbondanza (progettata dal Giambologna), che guarda dall’alto la città, e poi al Giardino, o “Fortezza”,”del Cavaliere” (accanto ai bastioni del Forte): il nome indica l’aspetto imprendibile del luogo, ma ricorda anche la virtù che un vero Uomo deve possedere.

Accesso al Giardino del Cavaliere, Giardino di Boboli
Accesso al Giardino del Cavaliere

Nel corso della salita verso il giardino (o Fortezza) del Cavaliere, a metà del percorso, si dipana una “via secondaria”, indicata dalla statua di Cerere: è un viottolo in salita, scandito da bassi scalini in pietra a forma di freccia. Conduce a un altro punto fondamentale, il Prato della Colonna. Si tratta di un prato con al centro una colonna spezzata, senza capitello: fin dalle più antiche tradizioni l’immagine della colonna è legata a simboli come il fuoco, il ponte e la porta segreta, di tramite tra il cielo e la terra. Allineato alla colonna c’era inoltre un enorme cedro del Libano, emblema di grandezza, incorruttibilità, forza, immortalità. Questo luogo è dunque un varco verso un passaggio successivo. Al limitare di questo prato si trovano i due giardini degli agrumi, che richiamano il Giardino delle Esperidi del mito classico, e conservano l’antica pavimentazione a mosaico in marmi rossi, bianchi e verdi (le tre opere alchemiche).

Viottolone dei cipressi, Giardino di Boboli
Viottolone dei cipressi

Il percorso che segue è costituito dal Viottolone dei cipressipunteggiato da statue che si fronteggiano a coppie di due, una maschile e una femminile, ciascuna con una storia da raccontare e una virtù da acquisire. A destra e a sinistra appaiono altri sentieri, che stuzzicano la curiosità di chi percorre il viottolone invitando al riposo e alla frescura. Sono “sentieri fuorvianti”, che allontanano dalla giusta direzione. Chi li imbocca si trova in un bosco di alberi sterili, le “ragnaie” – ovvero spartimenti di sempreverdi sulle cui fronde venivano tese le reti per catturare gli uccelli – e giunge nei labirinti (dei tre realizzati ne è rimasto solo uno): questi labirinti – realizzati attorno a uno spazio centrale di forma ellittica – sembra ricordino per il loro aspetto la scoperta di Galileo (coeva alla loro realizzazione) dei satelliti di Giove. Seguono poi le “cerchiate”, vie coperte dalla vegetazione a formare tunnel freschi e odorosi. Una volta superate queste prove (ragnaie, labirinti e cerchiate), si torna sul viale dei cipressi, dove ritroviamo le coppie di statue: Esculapio, Igea, Autunno, Estate, Donna con manto, Giunone, Dioniso, Andromeda, un Sacerdote, un Console…

Via cerchiata, Giardino di Boboli
Via cerchiata

Poco prima di giungere alla Vasca dell’Isola il vialone dei cipressi è attraversato dal viale dei platani, che per la forma della foglia – ricorda la mano umana – rievoca un’idea di protezione sin dal mito antico (in questo senso lo troviamo in Omero e Plinio). Ultimato il percorso accompagnati dalle ultime quattro statue, superata la rosa dei venti che si trova in fondo al viale e i due leoni che a coppia precedono l’ingresso alla vasca dell’Isola (qui posti a sorvegliarne l’accesso), ci si trova adesso in un grande spazio ellissoidale delimitato da sedici statue al cui centro di trova un’isola circondata dalle acque. Al centro dell’isola si trova una fontana: è il punto centrale di tutto il percorso, noto fino al XVII secolo come “Isola delle delizie”. L’isola è chiusa da un cancello sorvegliato da due arpie: è dunque l’anticamera dell’inferno, un luogo sacro dove si manifesta la divina presenza. Al lato opposto si trova un altro cancello, quello di uscita: entrambi i varchi sono allineati con i due punti equinoziali, a est l’Equinozio di primavera e a ovest l’Equinozio di Autunno. Sulle colonne ai lati del cancello a ovest si trovano due capricorni, segno zodiacale di Lorenzo il Magnifico e ascendente di Cosimo I.

Vasca dell'isola, colonne di accesso e arpia maschile, Giardino di Boboli
Vasca dell’isola, colonne di accesso e arpia maschile

Il viale che si allontana dalla vasca corre tra macchie di alloro – pianta simbolo di Lorenzo e anche di Apollo, emblema della vittoria – che a un certo punto presenta due aperture, segnalate da quattro gradini fiancheggiati da due obelischi: i gradini conducono a due boschetti simmetrici, due tempietti all’aperto dove poter riposare. Il viale riprende quindi verso l’uscita, giungendo a un grande prato contornato da macchie di alloro e segnato da due imponenti colonne in marmo rosso che si stagliano isolate ai suoi due lati: è il Prato delle Colonne, un grande anfiteatro delimitato da platani secolari e statue in pietra grigia. Il luogo fu modificato da Pietro Leopoldo, ma quel che è rimasto – le colonne – rimanda all’immagine del Tempio: chi ha compiuto tutto il percorso ed è giunto in questo luogo è il vincitore, ha raggiunto uno stato di perfezione spirituale ed è diventato tramite tra il basso e l’alto, la terra e il cielo, proprio come le colonne.

Ingresso al Giardino di Boboli da Porta Romana
Ingresso al Giardino di Boboli da Porta Romana

Il cancello di uscita che porta fuori dal giardino e conclude il percorso era un tempo quello che conduceva alla chiesa della Calza. Poco prima del cancello si trova l’ultima statua, quella del Perseo vincitore, che impersona il combattente, l’uomo che lotta per la propria e l’altrui libertà.

Consiglio dunque di visitare il giardino di Boboli seguendo questo percorso, per scoprire i significati alchemici che determinarono l’ordinamento e la conformazione di questo luogo straordinario. Per approfondire gli aspetti che qui ho solo accennato consiglio la lettura di “Boboli, il giardino alchemico” di Costanza Riva, testo di cui mi sono avvalsa, tra gli altri, per la redazione di questo articolo.

Altre immagini:

Mappa:

About the author