Tribuna di Palazzo Grimani

Palazzo Grimani, il fascino dell’antica Roma a Venezia

Tribuna, la volta con Ganimede rapito dall'aquila
Tribuna, la volta con Ganimede rapito dall’aquila

Palazzo Grimani in Santa Maria Formosa a Venezia è la casa-museo della famiglia Grimani, una delle dinastie più importanti del patriziato veneziano che annovera fra i suoi membri i protagonisti della vita politica, militare e religiosa della città.

Il Palazzo è stato riaperto in seguito a un lungo restauro, che ha restituito per quanto possibile l’aspetto originario dell’edificio e la ricchezza delle sue decorazioni. In virtù del progetto espositivo “Domus Grimani” – che ha visto il coinvolgimento di vari soggetti, tra i quali il Museo Archeologico Nazionale di Venezia, la Fondazione Venetian Heritage e Civita Tre Venezie – alcune sale, in particolare la Tribuna e la Sala del Doge, sono state riallestite riportandovi una parte importante della collezione di sculture che in origine vi era custodita ed esposta.

Sala del Doge di Palazzo Grimani
Sala del Doge
La storia

La realizzazione di Palazzo Grimani fu voluta da Antonio Grimani – capostipite della famiglia, abile mercante e doge dal 1521 al 1523 – che alla fine del Quattrocento l’aveva acquistato per farne la propria residenza. Donato nel 1500 ai figli Vincenzo, Girolamo e Pietro, passò quindi ai nipoti Marco, Vettore e Giovanni, figli di Girolamo. Giovanni si trasferì qui insieme al fratello Vettore, procuratore di San Marco, avviando alla fine degli anni Trenta del Cinquecento lavori di ristrutturazione e decorazione con il coinvolgimento di Francesco Salviati e Giovanni da Udine (collaboratore di Raffaello nelle Logge Vaticane e alla Farnesina a Roma).

Camerino di Apollo di Palazzo Grimani
Camerino di Apollo

Le decorazioni s’ispirarono all’antichità classica, cui la famiglia voleva richiamarsi sia in virtù del proprio ruolo politico e culturale di collegamento fra Venezia e Roma – svolto in particolare dallo zio Domenico, nominato Cardinale nel 1493 – sia mediante la preziosa collezione di marmi che nel corso del tempo fu raccolta negli spazi della dimora. I Grimani, infatti, a Roma erano proprietari di una residenza sul Quirinale (un’area comprendente anche l’attuale piazza Barberini), in occasione della cui costruzione – durante i lavori di scavo – furono rinvenute numerose sculture: tali ritrovamenti composero il nucleo iniziale della collezione.

Portego
Portego

Alla morte di Vettore, Giovanni – divenuto l’unico proprietario e patriarca di Aquileia dal 1545 – portò a compimento la trasformazione del Palazzo, secondo uno stile ispirato alle antiche domus e al Rinascimento romano, incaricando artisti come Federico Zuccari (autore della decorazione a stucco ed affresco sulla volta del sontuoso scalone monumentale) e Camillo Mantovano. Di tale programma artistico e architettonico la Sala della Tribuna fu l’apice, destinata ad accogliere le sculture più pregiate e a divenire luogo di ricevimento degli ospiti.

Giovanni Grimani completò la sua opera negli anni Sessanta del Cinquecento, donando infine nel 1587 la sua collezione di sculture antiche alla Repubblica di Venezia: dopo la sua morte, avvenuta nel 1593, i marmi furono trasferiti nell’antisala della Biblioteca Marciana, dando qui vita allo Statuario della Repubblica, primo nucleo del Museo Archeologico Nazionale di Venezia.

Sala del camino
Sala del camino

I Grimani abitarono il palazzo fino al 1865: si susseguirono quindi vari passaggi di proprietà e l’edificio ospitò infine la mostra dell’antiquario Minerbi fino al 1965. Caduto in uno stato di abbandono e degrado, venne acquistato dallo Stato Italiano nel 1981 e investito d’imponenti lavori di restauro, fino alla sua riapertura nel 2008.

Grazie all’iniziativa espositiva “Domus Grimani” sono stati infine riportati nel Palazzo i marmi che qui erano stati ospitati fino al 1593, ricostruendo inoltre l’aspetto della Tribuna e della Sala del Doge così come dovevano apparire ai contemporanei di Giovanni Grimani: la Tribuna è stata restituita alle sue sembianze originarie nascondendo – con una riproduzione dell’antico rivestimento in marmo – una porta e una finestra che furono aperte fra il XIX e il XX secolo. Nelle nicchie, sulle mensole e sui basamenti sono state inserite oltre ottanta sculture, fra quelle custodite al Museo Archeologico di Venezia, con un riallestimento basato sui documenti dell’epoca: in particolare, l’inventario redatto nel 1593 dai segretari della Repubblica incaricati di registrare i beni che Giovanni Grimani aveva donato alla Serenissima.

Sala del Doge di Palazzo Grimani
Sala del Doge
La visita

La visita di Palazzo Grimani ha avvio dal cortile ornato da logge: dalla Loggia dei cesti – così chiamata per la sua decorazione a stucco raffigurante cesti con frutta e verdura – si accede allo scalone monumentale decorato fra il 1563 e il 1565 da Federico Zuccari con affreschi allegorici celebranti le virtù del committente, disposti entro riquadri a stucco con grottesche e figure mitologiche. Al primo piano si apre il portego, grande salone dedicato alle feste, ai banchetti e alle rappresentazioni di teatro musicale.

Alla destra del portego si dispongono alcune sale fra le quali la Sala del camino – appartenente al nucleo più antico dell’edificio, con frammenti delle decorazioni ad affresco richiamanti il loggiato del cortile e, al centro, un imponente camino decorato in marmo e stucco – il Camerino di Callisto – la cui volta è decorata “all’antica” in stucco bianco e dorato da Giovanni da Udine – e il Camerino di Apollo: il soffitto presenta una magnifica decorazione opera di Francesco Salviati (i quattro scomparti al centro raffiguranti scene di Apollo e Marsia) e Giovanni da Udine (le parti decorative ad affresco e stucco).

Sala del fogliame, dettaglio
Sala del fogliame, dettaglio

Segue la Sala del Doge, dedicata al capostipite Antonio Grimani, il cui busto si trovava sulla nicchia al centro del camino: le pareti e il pavimento sono decorati con marmi di reimpiego e sculture, e nelle nicchie sono esposti vasi e busti. Questo ambiente fu realizzato entro il 1568 riutilizzando in funzione puramente ornamentale marmi policromi rari, provenienti da cave in Turchia, Nord Africa, Grecia.

Il percorso di visita comprende la cappella privata di Giovanni Grimani, la sala da pranzo con il soffitto decorato da festoni di nature morte di verdure, pesci, cacciagione disposti a raggiera (opera di Camillo Mantovano del 1567), la stanza neoclassica (destinata a camera da letto di Virginia Chigi Albani e Giovanni Carlo Grimani, sposi nel 1791).

Tribuna di Palazzo Grimani
Tribuna

Alla sinistra del portego si dispongono, tra le altre, la sala a fogliami (opera sempre di Camillo Mantovano) con una splendida decorazione di piante e fiori abitati da animali dai significati simbolici, l’antitribuna e la Tribuna, lo spazio senz’altro più spettacolare e significativo di Palazzo Grimani. Ideata da Giovanni per raccogliere la collezione di sculture antiche della famiglia, fu realizzata nel corso del Cinquecento quale Antiquarium: all’interno della sala a pianta quadrata, coperta da una volta a vele decorata con cassettoni a stucco ispirati al Pantheon e illuminata da un lucernario, si aprono nicchie timpanate, s’inseriscono pilastri, mensole e basamenti.

Tribuna, le pareti est e sud
Tribuna, le pareti est e sud

Le sculture furono disposte in questi spazi (in origine erano più di centotrenta) sì da creare un movimento ascensionale: in basso erano collocate le statue a figura intera, frutto anche di assemblamenti e integrazioni successive