Il disegno mistilineo della cupola di Sant'Ivo alla Sapienza

Sant’Ivo alla Sapienza a Roma, capolavoro di Francesco Borromini

Cortile e facciata di Sant'Ivo alla Sapienza
Cortile e facciata

La chiesa di sant’Ivo alla Sapienza è una mirabile opera di Francesco Borromini, uno degli esempi più affascinanti del barocco a Roma. L’architetto ticinese nel 1632 era stato incaricato da papa Urbano VIII di portare a compimento il complesso dove sin dal 1497 aveva sede l’Università della Sapienza, fondata nel 1303 da Bonifacio VIII. Per Borromini si trattò, dopo la chiesa di San Carlino alle Quattro Fontane, del primo grande incarico pubblico, e in tale mandato fu determinante la raccomandazione del grande rivale Gian Lorenzo Bernini: un atto di benevolenza che forse derivava dalla volontà – da parte dello scultore – di continuare a servirsi dell’aiuto del Borromini come formidabile collaboratore tecnico.

L’università della Sapienza era stata – fin dalle sue origini – sotto il patrocinio papale. Nel 1497 Alessandro VI aveva promosso la costruzione del Palazzo, edificio che venne poi ampliato nel 1565 per volere di Pio IV su progetto di Pirro Ligorio: un complesso a quattro ali con cortile centrale a doppia esedra, incorniciato da portici a due piani con annessa la chiesa. Nel 1579 su incarico di Gregorio XIII (e poi di Sisto V) i lavori ripresero sotto la direzione di Giacomo della Porta, che eliminò una delle due esedre previste facendo in modo che un corridoio conducesse direttamente alla chiesa, divenuta punto focale dell’intera costruzione. Sotto Paolo V i lavori furono interrotti finché nel 1628-31 il nuovo papa, Urbano VIII, promosse un ulteriore rifacimento del palazzo con la nomina nel 1632 del Borromini.

Cupola di Sant'Ivo alla Sapienza
Cupola

L’architetto costruì la chiesa di Sant’Ivo, ultimò il palazzo e infine, dal 1659 su incarico di Alessandro VII, eresse la Biblioteca Alessandrina, rievocazione della celebre biblioteca di Alessandria d’Egitto. La chiesa del Borromini doveva sostituire la cappella universitaria fondata da Leone X e accogliere anche le funzioni solenni. Mentre l’edificio progettato dal Della Porta aveva una forma circolare con cappelle molto piccole, Borromini mantenne l’impianto centrale ma ideò una forma stellare, un unicum nella storia dell’architettura e forse l’opera più bella della sua vita.

La prima difficoltà fu costituita dalla necessità di intervenire nel contesto preesistente, costruito dai suoi predecessori: l’impianto del cortile era già stato completato e parte della stessa facciata concava della chiesa era stata innalzata dal Della Porta. Borromini dovette adeguarsi a questa presenza, modificandola in parte. La costruzione ebbe inizio nel 1642, quando fu posata la prima pietra, e per ultimarla furono necessari vent’anni: nel 1660 la chiesa venne consacrata e nel 1659 fu avviata la decorazione interna. La realizzazione dell’opera fu molto travagliata, sia per i continui ripensamenti del Borromini sia a causa delle innumerevoli sollecitazioni da parte della committenza.

Facciata di Sant'Ivo alla Sapienza
Facciata

La facciata di Sant’Ivo alla Sapienza fa da sfondo al cortile ed è la continuazione delle due ali del palazzo: i due ordini di arcate del porticato proseguono infatti lungo la facciata concava trasformandosi nelle finestre al piano superiore e, al piano inferiore, nelle finestre e nel portale centrale. Dall’attico si eleva la cupola, fiancheggiata da due “torricelli” con i monti simbolo dei Chigi (la famiglia di Alessandro VII): essa è avvolta in un tamburo esalobato scandito da lesene, a sua volta sormontato da una scalinata di dodici gradoni, al cui interno si trova la calotta: una struttura che ricorda – per l’idea del tamburo e il ricorso ai gradoni – la struttura del vicino Pantheon.

Al di sopra dei gradoni si erge la lanterna, divisa da doppie colonne in sei sezioni concave, con cuspide a spirale terminante in una fiamma, a sua volta sormontata da un gruppo formato da corona, globo, colomba dei Pamphili (la famiglia di Innocenzo X, divenuto papa dopo la morte di Urbano VIII) e infine croce. Sembra che per la forma peculiare della lanterna il Borromini si sia ispirato a un modello templare antico, testimoniato ad esempio dal Tempio di Venere a Baalbek: una forma architettonica che riprende lo studio della curvatura e si apre all’esterno. L’elemento soprastante è una forma ad elica che richiama le scale a chiocciola e pare rievocare il pungiglione dell’ape, l’emblema araldico dei Barberini (la casata di Urbano VIII), che si ripete ovunque nella chiesa e nel palazzo. Quando la lanterna venne innalzata sollevò un coro di polemiche per la sua forma ardita e Borromini fu accusato di aver creato un edificio instabile: il rettore dell’Università – preoccupato dallo scalpore – chiese all’architetto di impegnarsi per quindici anni in caso di eventuali danni causati dalla sua creazione.

Abside maggiore con tela di Pietro da Cortona
Abside maggiore con tela di Pietro da Cortona

La pianta di Sant’Ivo alla Sapienza è anch’essa del tutto originale: ha forma stellare, derivante dall’intersezione di due triangoli equilateri – che generano un esagono – su cui attestano cerchi aventi come centro i vertici e i punti di intersezione fra gli assi delle due figure. Delle sei cappelle laterali tre sono dunque semicircolari mentre le altre tre – giacenti sui vertici del triangolo – ne svelano la forma. In alzato tale geometria crea all’interno dell’edificio un’alternanza di parti concave e convesse, scandite e sottolineate da pilastri con capitelli corinzi addossati agli spigoli, che sostengono il cornicione. La parte al di sopra del cornicione – che ripete il disegno della pianta – è caratterizzata dallo slancio della cupola, che poggia direttamente sul corpo della cappella. La cupola è divisa in sei spicchi da costoloni, che salgono restringendosi sempre più fino ad unirsi alla base della lanterna, costituendo il passaggio dall’esagono della base alla forma perfetta del cerchio. In ogni spicchio si apre un finestrone e l’ascensione è scandita da otto stelle alternativamente a sei e otto punte. Al centro del lanternino è visibile la colomba circondata dai raggi dello Spirito Santo portatore di Sapienza: è uno degli innumerevoli riferimenti del Borromini alla Sapienza e alla simbologia religiosa che vi è correlata.

Spicchi della cupola
Spicchi della cupola

La decorazione interna è essenziale, in un particolare tono di bianco arricchito da elementi a stucco (oltre alle stelle, i monti emblema dei Chigi) e in oro. L’unica nota di colore è costituita dalla pala dell’altare maggiore, opera di Pietro da Cortona, rappresentante Sant’Ivo che si costituisce avvocato dei poveri. Lo splendido pavimento bicromo in marmo bianco e nero, dal disegno geometrico, fu l’ultimo elemento ad essere apposto.

Con il completamento della chiesa fu portata a termine anche la costruzione del Palazzo, con la realizzazione delle facciate su piazza Sant’Eustachio e via dei Canestrari e, da ultima, l’edificazione della Biblioteca Alessandrina: i lavori iniziarono nel 1659 e si protrassero ben oltre la morte del Borromini.

Informazioni utili: per visitare la chiesa di Sant’Ivo alla Sapienza suggerisco di consultare il sito internet www.sivoallasapienza.eu e controllarne l’orario e le modalità di apertura. A chi ama Borromini consiglio di visitare la chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane, progettata dall’architetto ticinese ed ultimata dal nipote: poiché la chiesa si trova a breve distanza da altri due gioielli barocchi – le chiese di Santa Maria della Vittoria e di Sant’Andrea al Quirinale, opera di Gian Lorenzo Berninisuggerisco un unico itinerario di visita. Un ultimo consiglio: a pochi passi da Sant’Ivo si trova la Pasticceria Cinque Lune, che nel periodo di carnevale propone frappe di croccantezza e leggerezza insuperabili. Inoltre è possibile assaggiare gli “antichi romani”, deliziosi pasticcini preparati reinterpretando le ricette dell’antica Roma.

Altre immagini:

Mappa di Sant’Ivo alla Sapienza:

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