Oratorio di san Lorenzo

Gli oratori del Serpotta, fra sacro e profano a Palermo

Oratorio del santissimo Rosario in santa Cita
Oratorio del santissimo Rosario in santa Cita

Gli oratori del Serpotta sono una perla preziosa e poco conosciuta di Palermo, una meta imprescindibile per chi voglia conoscere la città e approfondire la storia, l’arte e la cultura siciliane del Sei e Settecento.

Giacomo Serpotta, l’autore di queste meraviglie, è considerato uno dei più grandi artisti del suo tempo e il più insigne nell’arte dello stucco, tecnica che mise a punto nel corso della sua lunga e intensa carriera. Nacque a Palermo, nel quartiere della Kalsa, il 10 marzo 1656, erede di una dinastia di scultori e marmorari molto attivi nella città barocca. Specializzatosi nell’arte dello stucco, che a differenza del marmo aveva costi più contenuti, divenne maestro di questa tecnica raggiungendo livelli di assoluta perfezione, riscontrando un gusto che all’epoca diventò di moda. I primi incarichi furono eseguiti insieme al fratello Giuseppe fino al 1700, poi i due si separarono proseguendo singolarmente l’attività: le commissioni si susseguirono comunque senza interruzione per oltre cinquant’anni in chiese, oratori e cappelle di Palermo, ma anche di Alcamo ed Agrigento.

Giacomo Serpotta, Angelo - dettaglio. Presso l'oratorio dei Bianchi
Giacomo Serpotta, Angelo – dettaglio. Presso l’oratorio dei Bianchi

I suoi lavori prevedevano la realizzazione di un modello in creta, poi la preparazione di uno stampo in gesso dotato di un’armatura interna di legno e metallo: dentro lo stampo veniva colato un impasto di grassello di calce e gesso, al quale probabilmente egli aggiungeva caseina. La lavorazione doveva avvenire rapidamente, prima che l’impasto indurisse e non fosse più modellabile. Il risultato finale era un materiale particolarmente duro – benché non adatto agli esterni – che veniva infine sottoposto a un processo di “allustratura“, ovvero di lustratura con grassello e polvere di marmo, che serviva sia dare un aspetto marmoreo all’opera, sia a preservarla dal logorìo del tempo.

Fra le realizzazioni più significative del Serpotta giunte ai nostri giorni vi sono gli oratori, luoghi che nella Palermo del Sei e Settecento conobbero una grandissima diffusione: all’epoca in città se ne contava un centinaio. L’oratorio era il luogo di riunione della compagnia e della congregazione, che qui svolgeva le proprie assemblee e le cerimonie religiose. A differenza della chiesa, luogo di culto a carattere pubblico, l’accesso all’oratorio era consentito solo ai membri della compagnia, secondo un rigido protocollo di comportamento. La compagnia svolgeva le proprie attività di pietà e carità, oltre che di pratica e meditazione religiosa, secondo la disciplina stabilita dallo Statuto o da Capitoli e l’amministrazione di un governatore e di una specifica struttura gerarchica. Tutte le compagnie si riunivano in occasione della grandiosa processione del Corpus Domini.

Giacomo Serpotta, oratorio di san Lorenzo - dettaglio del martirio di san Lorenzo
Giacomo Serpotta, oratorio di san Lorenzo – dettaglio del martirio di san Lorenzo

Gli oratori presentano una struttura architettonica simile: sono ad una sola navata, con due porte di accesso fra le quali è collocato il seggio dei superiori, un altare sopraelevato nel presbiterio, e scanni lignei lungo le pareti lunghe, sui quali sedevano i confratelli durante le adunanze e le cerimonie religiose. Questa disposizione permetteva ai membri di parlare senza dare le spalle né all’abside né al seggio, da cui il superiore presiedeva le riunioni. Inizialmente gli oratori erano privi di decorazione od ornati con le sole opere ricevute in donazione, ma a partire dal Seicento cominciarono ad essere abbelliti in un processo di competizione fra le compagnie che coinvolse gli artisti più richiesti e ambiti: fra di loro, Giacomo Serpotta.

Propongo un itinerario di scoperta degli oratori di Serpotta più importanti di Palermo, per ammirare l’opera e l’ingegno del Maestro dell’arte dello stucco, conoscere questi luoghi esclusi dai più affollati percorsi turistici e approfondire la cultura e le consuetudini sociali della città settecentesca. In questo percorso ho ordinato gli oratori in senso cronologico in base alle realizzazioni serpottiane: il primo di essi è dunque l’oratorio di san Mercurio, dove operò un giovanissimo Giacomo.

Carlo Maratta, Madonna del Rosario, oratorio del santissimo Rosario di santa Cita
Carlo Maratta, Madonna del Rosario, oratorio del santissimo Rosario di santa Cita

L’oratorio di san Mercurio fu edificato all’estremità sud occidentale del centro storico di Palermo, accanto alla chiesa di san Giovanni degli Eremiti, per volere della Compagnia della Madonna della Consolazione di san Mercurio, fondata nel 1572. Realizzato a partire dal 1640 su progetto dell’architetto Paolo Amato, è formato da una grande aula preceduta da un anti-oratorio, con accesso tramite una scalinata monumentale. Nel 1678 Giacomo Serpotta, insieme al fratello Giuseppe, fu incaricato della decorazione a stucco: si tratta quindi del primo lavoro del Serpotta, all’epoca ventiduenne. Le figure rivelano qualche grossolanità e incertezza, tipiche di una mano giovanile che deve ancora perfezionarsi, ma la raffinatezza delle forme, l’irriverente vitalità della composizione, il suo bianco nitore, rivelano già il talento del Maestro. La sua opera si riconosce nei fregi e nelle ghirlande che ornano le due porte di accesso dell’anti-oratorio, e nel complesso plastico della sala, utilizzata sia per le assemblee della Compagnia sia per le cerimonie religiose. Sulle pareti si ammirano gli stucchi composti da cornici su cui arrampica una turba di putti festosi, con angeli, drappi e ghirlande, mentre ai lati della cantoria le figure sono opera del figlio di Giacomo, Procopio, che completò il lavoro del padre dopo qualche anno. La pala d’altare mostra san Mercurio inginocchiato di fronte alla Madonna col Bambino. Il pavimento maiolicato risale al 1714: riporta ancora la decorazione originale, con lo stemma della Compagnia e motivi floreali.

Giacomo Serpotta, Oratorio del santissimo Rosario in santa Cita - dettaglio della suonatrice della tiorba
Giacomo Serpotta, Oratorio del santissimo Rosario in santa Cita – dettaglio della suonatrice della tiorba

Il secondo degli oratori del Serpotta è l’oratorio del Rosario di santa Cita, edificato sul fianco sinistro della chiesa dedicata alla santa. Fu voluto dalla Compagnia del santissimo Rosario di santa Cita, fondata nel 1570 dopo la scissione dall’omonima Compagnia con sede in san Domenico: fra le più ricche e prestigiose, la Compagnia era dedita alle opere assistenziali e praticava la remissione dei peccati attraverso forme di indulgenza plenaria. Inaugurato nel 1686, l’oratorio presenta la struttura tipica di questi luoghi, con un anti-oratorio che precede l’aula. Ai due spazi si arriva superando un piccolo portale e salendo una scalinata, che conduce a un ballatoio dal pavimento in maiolica. Due portali danno accesso al vestibolo o anti-oratorio: adibito a deposito degli oggetti considerati non idonei all’oratorio, come le armi dei membri della Compagnia, divenne in seguito galleria dei ritratti dei superiori.

Giacomo Serpotta, Oratorio del santissimo Rosario in santa Cita - dettaglio della battaglia di Lepanto
Giacomo Serpotta, Oratorio del santissimo Rosario in santa Cita – dettaglio della battaglia di Lepanto

La semplicità architettonica dell’esterno contrasta con la magnifica decorazione interna, un raffinato e complesso apparato decorativo a stucco realizzato dal Serpotta tra il 1685 e il 1688 raffigurante i Misteri del Rosario. Il ciclo plastico consiste nella composizione di statue allegoriche, putti e teatrini ad altorilievo, che illustrano sulle pareti laterali i Misteri Gaudiosi e i Misteri Dolorosi, in controfacciata i Misteri Gloriosi. Le figure femminili che affiancano i teatrini sono la rappresentazione allegorica delle virtù che aiutano il fedele nella meditazione, ognuna delle quali contrassegnata dal proprio simbolo esaltato dalla doratura: fra di esse si notano la Fortezza (con la corazza), la Legge ebraica, raffigurata come una donna anziata, la Musica con la tiorba (Serpotta amava scolpire al suono del liuto e pretendeva un liutista per contratto, insieme a un fiasco di vino). Nella decorazione sono inoltre inseriti moltissimi putti, rappresentati nelle pose più irriverenti e naturalistiche: giocano fra loro, si arrampicano sulle finestre, fanno capolino, esprimono liberamente sentimenti ed emozioni commentando ironicamente le scene dei teatrini. Al centro della controfacciata – entro la cornice di un imponente panneggio sostenuto dai putti – si ammira la Battaglia di Lepanto, celebrazione allegorica della vittoria della fede cristiana sull’islam: durante la battaglia la flotta cristiana – protetta dalla Madonna del Rosario – vinse contro i turchi. In basso si notano due giovinetti pieni di malinconia, simbolo delle conseguenze della guerra: il cristiano, appoggiato a un elmo, e il musulmano, con il braccio su un turbante. Dall’altro lato dell’oratorio, sull’altare si trova la splendida Madonna del Rosario, tela dipinta da Carlo Maratta nel 1695: la affiancano due cantorie ornate da angeli serpottiani, realizzati tra il 1717 e il 1718 per esaltare la pala del Maratta.

Gli scanni sono di rara preziosità: in ebano intarsiato di madreperla, con staffe di sostegno finemente scolpite. Il pavimento è un magnifico mosaico marmoreo del 1699, opera di una bottega palermitana, sviluppato attorno al simbolo mariano della stella a otto punte.

Il video:

L’oratorio di san Lorenzo venne edificato dopo il 1569 dalla Compagnia di san Francesco – fondata nel 1564 da un gruppo di mercanti – accanto alla chiesa omonima, sui resti di una chiesetta dedicata a san Lorenzo. Alla fine del Seicento le pareti dell’oratorio vennero ornate da un ciclo decorativo a stucco realizzato da Giacomo Serpotta tra il 1699 e il 1706: il ciclo – dedicato alle vite dei santi Francesco e Lorenzo – rappresenta il capolavoro della maturità del Maestro.

Oratorio di san Lorenzo, riproduzione della Natività di Caravaggio
Oratorio di san Lorenzo, riproduzione della Natività di Caravaggio

Sulle pareti si trovano otto teatrini con episodi della vita dei due santi (san Francesco sulla parete di destra, san Lorenzo su quella sinistra), ai lati di ciascuno dei quali si ergono le statue muliebri con allegorie delle Virtù corrispondenti, accompagnate da putti svolazzanti e giocosi. Le scene raffigurate nei teatrini e le Virtù laterali sono tutte connesse: ad esempio, la Tentazione di san Francesco è affiancata dalla Penitenza (ovvero il rifiuto di ogni tentazione) e dalla Costanza; san Lorenzo che distribuisce i suoi beni ai poveri è accompagnato dalle statue della Carità e della Misericordia… Sulla parete di fondo si trova la scena con il martirio di san Lorenzo, mentre sull’arco del presbiterio vi è san Francesco con il cordiglio dell’Ordine. Lungo le pareti appoggiano le preziosissime panche, intarsiate in avorio, palissandro e madreperla, sostenute da piedi intagliati nel palissandro con figure mitologiche.

Sull’altare si trova la splendida riproduzione della Natività con i santi Lorenzo e Francesco d’Assisi di Caravaggio, realizzata proprio per questo oratorio e drammaticamente trafugata nella notte tra il 17 e il 18 ottobre 1969: mai più ritrovata, è una delle opere più ricercate al mondo. La riproduzione, realizzata da Factum Art, permette di ricreare ai nostri occhi la profonda impressione di bellezza che questo luogo suscitava prima del brutale furto.

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Il quarto fra gli oratori del Serpotta in cui sostare a lungo è l’oratorio del santissimo Rosario, uno dei più sontuosi oratori palermitani. Costruito a partire dal 1574 nei locali di un granaio adiacente alla chiesa di san Domenico, era il luogo dove si riunivano i membri della Compagnia omonima, fondata nel 1568. L’aula vera e propria è preceduta da un anti-oratorio in stile neoclassico, testimonianza dei continui miglioramenti apportati del corso del tempo. Sulla parete di fondo si ammira un Crocifisso ligneo di autore ignoto, appoggiato a un reliquiario, che attesta l’iniziale utilizzo di questo spazio come cappella del Crocifisso.

Oratorio del santissimo Rosario in san Domenico, decorazione della parete
Oratorio del santissimo Rosario in san Domenico, decorazione della parete

L’apparato pittorico, plastico e architettonico dell’aula è ricchissimo, reso ancor più peculiare dalla presenza alle pareti di tele raffiguranti i Misteri, realizzate tra gli altri da Pietro Novelli (Pentescoste e Disputa di Gesù nel tempio) e Matthias Stomer (la splendida Flagellazione). La disposizione delle tele lungo le pareti è analoga a quella dei teatrini nell’oratorio di santa Cita: sulla parete sinistra i Misteri Gaudiosi, sulla parete destra i Misteri Dolorosi, sulla controfacciata i Misteri Gloriosi. La tela più importante è naturalmente collocata sull’altare e raffigura la Madonna del Rosario e santi, opera di Antoon van Dyck del 1628. Si tratta dell’opera più significativa del pittore fiammingo in Italia, raffigurante santa Rosalia – patrona della città dopo aver salvato la popolazione dalla pestilenza. In primo piano si osserva un fanciullo nudo che si tura il naso al sentore della morte – simboleggiata da un teschio in uno straccio – e al contempo indica le rose alla sua destra, attributo della santa.

Giacomo Serpotta, oratorio di san Lorenzo, teatrino con la scena delle stimmate di san Francesco
Giacomo Serpotta, oratorio di san Lorenzo, teatrino con la scena delle stimmate di san Francesco

Tra il 1710 e il 1717 l’oratorio fu decorato da Giacomo Serpotta con splendidi stucchi raffiguranti le statue allegoriche delle Virtù, putti, e rilievi. Rispetto all’assoluta libertà compositiva di cui il Maestro aveva goduto nell’oratorio di santa Cita – doveva aveva disposto la sua creazione su pareti completamente bianche – qui il Serpotta si trovò ad operare in uno spazio ben delimitato da una struttura architettonica e decorativa preesistente. La creazione serpottiana si inserì dunque sia all’interno di nicchie fra i quadri, con conchiglie bivalve dorate e statue muliebri delle Virtù, sia al di sopra dei quadri con ovali a rilievo rappresentanti episodi dell’Apocalisse (sulle pareti) e del Vecchio Testamento (in controfacciata). Fra gli ovali e le tele sottostanti vennero disposti i putti, che in gruppi di tre commentano in modo leggiadro e ironico le raffigurazioni dei Misteri.

Le statue delle Virtù qui mostrano – rispetto a quelle di santa Cita – uno stile più maturo, e sono caratterizzate dall’eleganza dell’abbigliamento e degli accessori, che riflettono il gusto per la moda del tempo.

Sulla statua dorata della Fortezza si nota la firma dell’artista, una lucertola: Serpotta vuol dire infatti “serpuzza” in siciliano, ovvero appunto “lucertola”. Sulla volta si ammira infine l’affresco di Pietro Novelli con l’Incoronazione della Vergine.

Il video:

Per ammirare da vicino gli stucchi del Serpotta e apprezzarne la mirabile maestria nel modellare i corpi dei personaggi e i panneggi delle vesti, nonché il virtuosismo nella capacità di espressione delle emozioni e dei sentimenti, consiglio di visitare l’oratorio dei Bianchi, fondato nel 1542 dall’omonima compagnia. Al pian terreno dell’edificio si trova infatti una raccolta di stucchi appartenenti al primitivo oratorio (oggi non più esistente) e ad altre chiese ed oratori di Palermo, tra cui le decorazioni realizzate dal Serpotta fra il 1703 e il 1704 per la chiesa del convento delle Stimmate, demolita nel XX secolo per consentire la costruzione del Teatro Massimo.

Giacomo Serpotta, gruppo di putti. Presso l'oratorio dei Bianchi
Giacomo Serpotta, gruppo di putti. Presso l’oratorio dei Bianchi

Informazioni utili per la visita degli oratori del Serpotta: tutti gli oratori fanno parte dell’itinerario “Il circuito del sacro” (comprendente anche la cattedrale, il museo diocesano, alcuni palazzi e chiese), le cui indicazioni sono reperibili sul sito internet www.ilgeniodipalermo.com. Per la visita degli oratori del santissimo Rosario in san Domenico e in santa Cita consiglio di utilizzare le informazioni reperibili gratuitamente sul sito sc132.com, di cui mi sono in parte avvalsa anche per la redazione di questo articolo.

Ho ammirato gli oratori del Serpotta durante il mio ultimo viaggio a Palermo, durante il quale sono tornata ad ammirare anche la Cappella Palatina del Palazzo dei Normanni.

Altre immagini:

La mappa dell’itinerario dedicato agli oratori del Serpotta:

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