Chiesa e campanile di Monte Oliveto Maggiore

Monte Oliveto Maggiore, l’abbazia benedettina nelle crete senesi

L'abbazia di Monte Oliveto Maggiore
L’abbazia di Monte Oliveto Maggiore

Monte Oliveto Maggiore è la grande abbazia benedettina che si trova ad Asciano, nel territorio delle crete di Siena. Venne fondata da Giovanni Tolomei, che qui si ritirò in ascesi e penitenza conducendo una vita eremitica: il suo esempio fu seguito da Patrizio Patrizi, Ambrogio Piccolomini e altri, che insieme a lui costituirono nel 1319 la Congregazione Benedettina di Santa Maria di Monte Oliveto. Giovanni, che prese il nome di Benedetto, morì vittima della peste assistendo i malati a Siena durante l’epidemia del 1348.

Circondata da un bosco di cipressi e delimitata su tre lati da precipizi naturali, l’Abbazia di Monte Oliveto Maggiore ha al suo centro il monastero, affiancato dalla chiesa e dal campanile. Per accedervi, l’unico passaggio è il ponte levatoio ricavato nella torre merlata, in prossimità del quale – all’interno di due nicchie – si osservano le due sculture in terracotta robbiana della Madonna – in occasione dell’entrata – e di san Benedetto – all’uscita.
Percorrendo un sentiero nel bosco si giunge al piazzale, sul quale affacciano il fabbricato del XVI secolo delle antiche scuderie (oggi foresteria), l’abside e il campanile della chiesa.

Chiesa e campanile di Monte Oliveto Maggiore
Chiesa e campanile

La chiesa di Monte Oliveto Maggiore fu costruita fra il 1400 e il 1417 in romanico e gotico, poi decorata in stile barocco nel 1772. Con pianta a croce latina e a navata unica, alle pareti presenta il coro intagliato e intarsiato da Giovanni da Verona, composto da 125 stalli su due ordini: realizzato tra il 1503 e il 1505, rappresenta uno dei più grandi esempi di opera ad intarsio al mondo. I 48 stalli intarsiati mostrano vedute prospettiche, nature morte di strumenti musicali e geometrici, vasi, uccelli, paesaggi. Sull’altare maggiore si trova un quadro di Jacopo Ligozzi raffigurante la Natività di Maria Vergine.

Dal braccio destro del transetto si accede alla sagrestia, che custodisce il leggìo cinquecentesco intarsiato da Raffaele da Brescia e i bancali laterali del 1417, anch’essi intarsiati. Dal transetto sinistro si giunge alla cappella del Crocifisso, che deriva il suo nome dal grande crocifisso ligneo qui portato dal fondatore nel 1313 e che – secondo le cronache di Monte Oliveto Maggiore – parlò più volte al santo. Lungo il fianco destro della chiesa si estende un corridoio – chiamato De profundis – dove venivano sepolti i monaci defunti: sulle pareti si ammirano alcuni affreschi, tra i quali quello raffigurante i Padri nel deserto attribuito a Giovanni di Paolo (1440) e, lungo le scale, quello con Cristo che sale il Calvario, del Riccio.

Chiostro grande di Monte Oliveto Maggiore
Chiostro grande

Dal De profundis si accede all’ambiente più suggestivo e ricco di Monte Oliveto Maggiore, il chiostro grande: costruito in tre tempi tra il 1426 e il 1443, ospita il ciclo di affreschi realizzato da Luca Signorelli (1495) e Antonio Bazzi detto il Sodoma (1505), dedicato alle storie di san Benedetto secondo il racconto di Gregorio Magno. Mentre il Signorelli intraprese la sua narrazione a ritroso, dalla maturità di Benedetto, il Sodoma partì dalla fanciullezza del santo, e procedendo in ordine cronologico si ricongiunse alla storia già raffigurata dal suo precedessore.
Scorrendo gli episodi rappresentati in 35 riquadri si possono apprezzare alcuni dettagli, come l’autoritratto di Sodoma nella scena di Benedetto risalda lo capistero che era rotto, la raffigurazione di Castel Sant’Angelo e del Tevere a Roma a lato di Benedetto abbandona la scuola di Roma, il particolare dei frati che con le funi tirano giù il simulacro di Apollo in Benedetto evangelizza gli abitanti di Montecassino, le donne che servono alla mensa di Benedetto dice alli monaci dove e quando avevano mangiato fuori del monastero, per non parlare della varietà dell’insieme dei due affreschi legati al re Totila.

Benedetto riceve Mauro e Placido
Benedetto riceve Mauro e Placido

Fra i riquadri più grandiosi del ciclo di Monte Oliveto Maggiore vi sono: Benedetto riceve i due giovinetti Mauro e Placido, Fiorenzo manda male femmine al monastero, Benedetto predice la distruzione di Montecassino. Oltre alle storie di Benedetto, nel chiostro si ammirano altri affreschi come Gesù porta la croce e Gesù alla colonna, del Sodoma.

Lungo uno dei lati del chiostro grande è disposto il Refettorio, costruito tra il 1387 e il 1390: è uno degli ambienti più grandi dell’abbazia, vi si osservano gli affreschi secenteschi sul soffitto e, sulla parete di fondo, una Coena Domini del 1948. Annesso al chiostro grande vi è il chiostro di mezzo, edificato nel XV secolo, sulla cui porta di ingresso si ammira una lunetta affrescata con la Madonna col Bambino: superato questo passaggio si può salire al piano superiore dove si trova la Biblioteca di Monte Oliveto Maggiore, costruita fra il 1513 e il 1514 sotto la direzione dell’architetto Giovanni da Verona (autore anche delle porte lignee intarsiate, dei capitelli delle dodici colonne in pietra serena e dell’armadio dei corali). E’ un ambiente rinascimentale a tre navate, a cui si accede salendo due rampe di scale poste a semicerchio, in un vestibolo affrescato da Antonio Muller di Danzica. Gli antichi volumi e le pergamene che qui erano custoditi sono andati interamente dispersi con la soppressione del 1809. Tra di essi, ventidue corali oggi sono nel Museo Diocesano di Chiusi.

Biblioteca @ Monte Oliveto Maggiore
Biblioteca @ Monte Oliveto Maggiore

Dalla Biblioteca si accede alla Farmacia del XVI secolo, che ha conservato nei mobili lignei la collezione di vasi in ceramica bianca e azzurra contrassegnata dallo stemma di Monte Oliveto Maggiore. Nell’Aula Capitolare è stata allestita una raccolta d’arte che comprende, fra le opere più antiche, un Crocifisso ligneo della prima metà del Trecento e la Maestà su tavola del Maestro di Monteoliveto. Vi sono poi, tra le altre, San Bernardino da Siena di Giovanni di Paolo (XV secolo) e Sant’Elena che adora la Vera Croce di Paolo Novelli. In una sala adiacente sono raccolti alcuni acquarelli settecenteschi raffiguranti vedute dell’abbazia.

Passeggiando nel bosco di cipressi si possono raggiungere alcune cappellette edificate nel corso dei secoli: la cappella di san Bernardo, costruita sulla grotta dove il fondatore si raccoglieva in preghiera (l’attuale edificio risale al 1760), la cappella di santa Scolastica e la cappella di santa Francesca Romana (1664).

Informazioni utili: prima di visitare l’abbazia di Monte Oliveto Maggiore suggerisco di consultarne il sito internet per essere aggiornati sulle modalità e gli orari della visita, www.monteolivetomaggiore.it.
A chi ama Luca Signorelli consiglio di visitare – oltre alla Cattedrale di Orvieto – il museo diocesano della sua città natale, Cortona. Nella sala a lui dedicata sono raccolte opere splendide.

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