Salone al primo piano. Museo Horne

Museo Horne a Firenze, una dimora del Rinascimento

Salone al primo piano. Museo Horne
Salone al primo piano

Il Museo Horne è un raffinato esempio di dimora del Rinascimento, allestito dal suo fondatore Herbert Percy Horne in un palazzo del Cinquecento nel cuore di Firenze.

Horne, architetto londinese nato nel 1864, nel 1905 si trasferì nel capoluogo toscano eleggendo la città quale sua seconda patria: votatosi allo studio della cultura figurativa del Rinascimento, si affermò come studioso e collezionista, acquistando nel 1911 l’antico Palazzo Corsi in via de’ Benci e restaurandolo accuratamente, con l’intento di ricreare le atmosfere di una dimora rinascimentale e allestirvi la sua collezione. Morì prematuramente nel 1916, senza la possibilità di ultimare il suo progetto, lasciando il palazzo e la collezione allo Stato Italiano e disponendo la nascita di una Fondazione e di un Museo a lui dedicati.

Pittore fiorentino, Paride giacente - dettaglio
Pittore fiorentino, Paride giacente – dettaglio

Aperto al pubblico nel 1921, il Museo Horne mostra le opere straordinarie collezionate dal suo proprietario, quali il “Santo Stefano” di Giotto, la “Deposizione dalla Croce” di Benozzo Gozzoli, il “Trittico con i Santi Leonardo, Caterina e Margherita” di Pietro Lorenzetti, oltre ad opere di Masaccio, Filippo Lippi, Filippino Lippi, Simone Martini, Piero di Cosimo, Giambologna e Ammannati.

Questi capolavori sono esposti nelle sale del Palazzo insieme a mobili intarsiati, arredi e tessuti antichi, ceramiche, monete, utensili d’uso, testimonianze della vita quotidiana che rendono il Museo Horne un magnifico esempio di casa-museo. A tale raccolta si aggiungono inoltre la Biblioteca, con oltre cinquemila volumi, e il fondo di disegni e stampe antiche (con opere, tra gli altri, di Raffaello, Dürer, Bernini, Tiepolo).

Terza sala al primo piano
Terza sala al primo piano

La visita del Museo Horne permette di apprezzare sin dall’esterno l’architettura rinascimentale del palazzo, ritenuta opera di Simone del Pollaiolo detto il Cronaca: situato all’angolo fra via de’ Benci e corso dei Tintori, si distingue per le facciate ad intonaco su cui risaltano le bugne del portale, delle finestre e della cantonata, e la “panca di via” a sottolineare il perimetro sulla strada. L’elegante cortile interno presenta un ampio portico lungo il lato settentrionale, con colonne in pietra serena e capitelli attribuiti da Horne ad Andrea Sansovino.

Il percorso di visita conduce su per le scale al primo piano, nella sala principale del palazzo, un tempo adibita ai banchetti e alle feste: su di essa si aprono due stanze, utilizzate quali camere da letto dei coniugi Corsi. Tutti questi ambienti, disposti a sinistra del ballatoio, erano destinati alla famiglia; i locali a destra dello stesso ballatoio, sul quale si trova un pozzo incassato nel muro, erano invece utilizzati dalla servitù.

Salone al secondo piano. Al centro, desco da parto
Salone al secondo piano. Al centro, desco da parto

Salendo ancora le scale si giunge al secondo piano, che nella disposizione delle sale rispecchia fedelmente il primo: attorno al salone centrale – alla sinistra del ballatoio – si aprono due stanze, originariamente adibite a camere da letto, mentre i locali a destra del ballatoio erano destinati alla cucina, servita da un ulteriore pozzo ad incasso. Nella camera affacciata sulla corte Horne dispose la Biblioteca, mentre nella cucina allestì una raccolta di oggetti di uso quotidiano, tra i quali si osservano un’ampia raccolta di posate, strumenti scientifici, utensili per ricamare e cucire.

Informazioni utili: per visitare Museo Horne suggerisco di consultare il sito internet www.museohorne.it, mentre per approfondirne la storia e le collezioni rimando alla guida redatta a cura di Elisabetta Nardinocchi e pubblicata da Polistampa (a cui ho fatto riferimento per la scrittura di questo articolo). Negli stessi anni in cui Horne ideò e realizzò il suo progetto, Firenze vide formarsi straordinarie raccolte d’arte, tra le quali vanno senza dubbio annoverate quella di Frederick Stibbert e di Stefano Bardini: entrambe si possono ammirare nei musei omonimi, il Museo Stibbert e il Museo Bardini, cui ho dedicato due articoli.

Altre immagini del Museo Horne:

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