Arco Monumentale - dettaglio

Palmira, la sua storia e la sua arte fra Oriente e Occidente

Palmira, Tempio di Bel. Oggi questo monumento non esiste più
Tempio di Bel. Oggi questo monumento non esiste più

Palmira fu la florida e potente città carovaniera della Siria che tra il I e il III secolo d.C. conobbe un eccezionale sviluppo, grazie alla sua strategica posizione lungo una delle principali vie commerciali tra Oriente e Occidente. Chiunque abbia visitato il sito archeologico sarà rimasto affascinato dall’atmosfera dei suoi monumenti, esotica e al contempo familiare, e dalla sua straordinaria posizione, oasi verde in mezzo al deserto siriano. L’area e i suoi magnifici edifici  – patrimonio Unesco dal 1980 – furono gravemente danneggiati dalle milizie dell’Isis tra il 2015 e il 2016, con la distruzione di luoghi emblematici come i templi di Bel e di Baalshamin, alcuni settori della Grande Via Colonnata, l’Arco Monumentale, le tombe a torre: distruzioni dal grande significato anche simbolico, dal momento che Palmira fu crocevia di civiltà e derivò la sua ricchezza proprio dallo scambio e dall’incontro commerciale e culturale fra l’Impero Romano e la Persia, l’India, la Cina. Il 18 agosto 2015, in seguito alle deliranti accuse di nascondere un tesoro e di essere un idolatra, a Palmira venne barbaramente assassinato Khaled al-As’ad, l’archeologo che dal 1963 al 2003 era stato direttore delle Antichità e del Museo e che per oltre cinquant’anni aveva contribuito allo studio, alla tutela e alla valorizzazione del sito. Nonostante le sollecitazioni di amici e parenti, Khaled al-As’ad scelse di rimanere nella città dove era nato e a cui apparteneva (come disse nell’ultima telefonata al Direttore Generale delle Antichità e dei Musei della Siria), andando incontro al martirio per amore del patrimonio culturale.

Palmira, Grande Via Colonnata
Grande Via Colonnata

E’ adesso disponibile in lingua italiana la guida al sito archeologico pubblicata da Khaled al-As’ad e dal collega Adnan Bounni nel 1976, edita dalla casa editrice Viella con il corredo di un saggio di Maria Teresa Grassi – direttrice della missione archeologica italo-siriana a Palmira PALMAIS – e di Marco Di Branco, che approfondisce il tema della distruzione del patrimonio storico-artistico in Medio-Oriente. Leggere la guida significa tornare nei luoghi che ho avuto la fortuna di visitare qualche anno fa, il cui fascino è sempre rimasto nel mio cuore. L’impressione di bellezza suscitata da quelle imponenti rovine, scolpite nel calcare rosa che trascolora con luce del giorno e si infiamma al tramonto, dopo lo sfregio e gli assassini qui perpetrati dall’Isis si accompagna al profondo rimpianto che non potranno mai tornare ad essere come prima; la silenziosa e potente testimonianza di Khaled al-As’ad, rimasto a difendere la “sua” Palmira nel nome della passione, della cultura, della dedizione, accende la speranza che questo luogo possa essere presto restituito a tutto il mondo. Questo articolo vuole raccontare ciò che vidi nel corso della mia visita – avvalendomi delle parole di Khaled al-As’ad e degli altri contributi presenti nella guida italiana – e al contempo riferirsi alle testimonianze storico-artistiche di Palmira che oggi si possono ammirare in molti musei del mondo, paradossalmente sottratte alla furia distruttrice dell’Isis perché portate via – nel corso dei secoli – dal luogo dove si trovavano e per il quale furono realizzate.

Palmira, Grande Via Colonnata e dietro il castello
Grande Via Colonnata e dietro il castello

La città è menzionata – con il nome di Tadmor, usato ancora oggi in arabo – in documenti risalenti al II millennio a.C., epoca della quale non sono stati rinvenuti strutture e materiali. Già fiorente nel IV secolo a.C., Palmira si sviluppò notevolmente a partire dal I secolo a.C., quando fu crocevia dei commerci tra Roma e i Parti. Divenuta città tributaria con la sottomissione romana della Siria nel 64 a.C., fu incorporata nell’impero senza traumi, nell’interesse di mantenere la tranquillità di questo importante snodo commerciale. La nuova appartenenza politica determinò un cambiamento degli influssi artistici sulle architetture cittadine: quelli greco-romani si sostituirono all’influenza greco-partica, secondo un nuovo corso testimoniato dal Tempio di Bel (ultimato nel 32 d.C.).

Palmira, teatro e dietro il tetrapylon
Teatro e dietro il tetrapylon

Il II secolo d.C. fu l’epoca d’oro della città, con l’ampliarsi dei suoi commerci lungo la via della seta, fino alla Cina e all’India, e in Occidente fino in Italia. I templi e gli edifici maggiori furono ampliati e venne costruita la Grande Via Colonnata, nuovo centro cittadino. Settimio Severo sposò la figlia del re-sacerdote di Emesa (l’attuale Homs) e il figlio, Caracalla, attribuì a Palmira il titolo di colonia romana, status grazie al quale la città era esentata dal pagamento delle tasse. Palmira divenne uno dei centri più potenti d’Oriente: la Grande Via Colonnata fu completata con la costruzione dell’Arco di Trionfo e furono innalzate nuove tombe, la maggior parte con la facciata a tempio. Con l’avvicendarsi in Persia della dinastia sasanide al posto di quella partica, il quadro politico cambiò: a Palmira emerse la famiglia di Odainath, che riuscì a rendere la città indipendente senza tuttavia perdere l’appoggio romano. Alla sua morte gli succedette la moglie Zenobia, regina che si distinse per la sua eccezionale personalità e che fu una delle grandi donne della storia. Sconfitta dall’imperatore Aureliano, che intervenne militarmente per mettere fine all’espansione della città, Zenobia fu catturata dopo una strenua resistenza, e portata a Roma. Le fonti storiche discordano circa la fine della regina: alcune raccontano che ella morì lungo il viaggio, altre che fu portata in trionfo e poi esiliata a Tivoli.

Tempio di Bel - dettaglio del portico e del muro di recinzione
Tempio di Bel – dettaglio del portico e del muro di recinzione

L’imperatore Diocleziano nel 297 d.C. concluse la pace con i Persiani, e Palmira si trovò ancora al centro di una rete di strade e forti lungo il confine siriano. In questo momento venne costruito il Campo di Diocleziano per proteggere la parte settentrionale della città. Il cristianesimo, già presente dal IV secolo, si diffuse in epoca bizantina e i templi di Bel e Baalshamin furono trasformati in chiese. La città fu poi conquistata dai califfi omayyadi (634 d.C.) e tornò ad avere una certa importanza. Conobbe quindi sorti alterne: con i Mamelucchi (XIII-XV secolo) il Tempio di Bel fu trasformato in fortezza, la sua cella divenne moschea e venne costruito il Castello che sovrasta la città. Nel 1401 Tamerlano inviò contro Palmira un distaccamento che saccheggiò il centro abitato: iniziò un declino che si accelerò in epoca ottomana (1515-1919) quando Palmira si ridusse a un villaggio.

Bassorilievo religioso palmireno, al centro il dio Baalshamin, Musée du Louvre
Bassorilievo religioso palmireno, al centro il dio Baalshamin, Musée du Louvre

L’arte palmirena – dal I secolo a.C. al III secolo d.C. – mostra un evidente debito con l’arte greco-romana, ma presenta anche un forte influsso orientale, dalla Siria alla Mesopotamia, dall’Iran e dall’India: tale influenza è evidente soprattutto nei bassorilievi e negli altorilievi, che mostrano tutti una loro oggettività: i personaggi scolpiti, con vista frontale, sono raffigurati nella loro individualità, con dovizia di elementi in dettaglio. Queste sculture, a carattere civico, religioso e funerario, sono giunte ai nostri giorni e si possono ammirare in alcuni dei musei più importanti al mondo. In attesa che il sito archeologico possa tornare visitabile, si possono ammirare le testimonianze dell’arte palmirena presso musei quali l’Archeological Museum di Istanbul, il British Institute, il Museum of Fine Art di Boston, il Metropolitan Museum, la Yale University Art Gallery (che conserva anche un’interessante collezione numismatica). La più ricca collezione di rilievi funerari al di fuori della Siria (dopo Istanbul) si trova presso il Glyptotek Museum di Copenhagen, mentre ho recentemente ammirato le opere custodite presso il Musée du Louvre e i Musei Vaticani: ciascun rilievo funerario fra quelli qui conservati decorava la chiusura di un loculo e raffigurava il defunto che vi era sepolto. I ritratti impedivano di confondere la tomba con altre, sia nella vita ultraterrena sia in quella terrena, e rappresentavano il momento di ricordo da parte dei viventi. Talvolta un’iscrizione si trova alle spalle del personaggio rappresentato. Le donne venivano effigiate con l’ornamento di ricche vesti e gioielli, fedeli riproduzioni degli originali.

Tempio funerario di Palmira e dietro il castello
Tempio funerario e dietro il castello

L’architettura e l’urbanistica di Palmira furono invece fortemente debitrici all’Occidente: lo sviluppo della città fu definito secondo la concezione romana, con l’impianto a scacchiera orientato dalla Grande Via Colonnata, il Teatro, le Terme, l’Agorà. Estesa su una superficie di 10 km quadrati, tutta l’oasi era circondata e protetta da una cinta muraria di cui sono visibili alcune fortificazioni. All’estremità est si trova il Tempio di Bel, che nell’impianto esistente prima della distruzione operata dall’Isis sostituiva un edificio precedente di epoca ellenistica. La cella fu dedicata a Bel – il dio principale, identificato con il greco Zeus – nel 32 d.C., mentre la costruzione dei portici e dei propilei proseguì fino al II secolo d.C.. Con il trascorrere dei secoli il tempio divenne fortezza e poi villaggio: il suo propileo venne trasformato in bastione fortificato nel XII secolo, la cella fu trasformata prima in chiesa cristiana, quindi in moschea. Essa ha attraversato millenovecentottantatré anni – custodita dalla fede religiosa di confessioni diverse – per essere infine distrutta dall’Isis.

Palmira, Arco Monumentale con i suoi tre fornici. Oggi questo monumento non esiste più
Arco Monumentale con i suoi tre fornici. Oggi questo monumento non esiste più

Il tempio di Bel era collegato alla Grande Via Colonnata da una prima sezione della via che giungeva fino all’Arco Monumentale: a pianta triangolare e tre fornici, l’Arco venne eretto all’epoca di Settimio Severo, decorato con ghirlande di ghiande e fiori di quercia, fili di perle e tronchi di palma sugli archivolti, foglie di acanto e di vite. Simbolo di Palmira, è stato anch’esso distrutto dai miliziani dell’Isis. A sud-ovest dell’Arco si trova il Tempio di Nabu, dio mesopotamico molto popolare in Siria, identificato con Apollo. La costruzione del tempio iniziò nel I secolo d.C. e si protrasse nel II. Come il Tempio di Bel, anche questo era coronato da una terrazza ornata di merli.

Attraversando l’Arco Monumentale si accede alla Grande Via Colonnata, lunga oltre un chilometro e collegata ad altre vie colonnate minori. La strada non era pavimentata per permettere l’accesso anche ai cammelli, e fiancheggiata da portici che ospitavano le botteghe degli artigiani. Ogni colonna ha una mensola che doveva ospitare la statua di un personaggio importante. Sulla destra si trovano le terme, anch’esse risalenti all’epoca di Settimio Severo, e il teatro, edificato alla fine del II secolo. Di esso si ammira l’orchestra – divenuta purtroppo luogo delle macabre esecuzioni collettive dell’Isis – con il proscenio che rappresenta un palazzo a due piani a tre porte e un complesso colonnato decorativo. Dal teatro parte una via porticata che conduce a sud, terminante in un arco a un solo fornice. Dopo un edificio – forse il Senato – si trova l’Agorà, centro della vita politica e del mercato. Le colonne dei quattro portici che circondavano la piazza erano provviste di mensole ornate da statue (perdute) di funzionari civili, personalità militari, mercanti e senatori. Sull’architrave della porta del lato orientale si trovavano i busti di Settimio Severo, del figlio Caracalla e della moglie, originaria di Homs. Qui nel 1881 fu scoperta una rarissima stele – oggi all’Hermitage – contenente un decreto in greco e palmireno: risalente all’aprile 137, fissava le tasse sulle mercanzie in entrata e uscita dalla città.

Dettaglio delle mensole delle colonne nel Cesareum
Dettaglio delle mensole delle colonne nel Cesareum

Tornando sulla Grande Via Colonnata si giunge a una strada che porta a nord, al Tempio di Baalshamin (distrutto anch’esso dall’Isis): la cella del tempio fu trasformata in chiesa nel V secolo. Più avanti si incontra il Tetrapylon, architettura composta da quattro piedistalli, ognuno dei quali sostiene quattro colonne coronate da un’intelaiatura: al centro di ciascuno dei piedistalli si trovava una statua, di cui è stata ritrovata solo la base. Il Tetrapylon fu eretto al centro di una piazza ovale che svolgeva la funzione di collegamento tra la Via Colonnata e la sezione successiva, non perfettamente allineata. Questo tratto, lungo 1,5 km, risale al II secolo d.C. e attraversa il quartiere residenziale. E’ inoltre incrociato da altre strade, una delle quali conduce al Tempio di Allath. Il tempio era dedicato alla grande dea araba della guerra assimilata alla greca Atena e al contempo protettrice degli animali come Artemide: risalente al II secolo d.C., è un ingrandimento di un edificio precedente. A ovest della Via si trova il Campo di Diocleziano, costruito dopo la conquista della città da parte di Aureliano nel 273 d.C., destinato ad ospitare la guarnigione romana. A nord della Via si trova infine il Tempio funerario, che si innalza al termine della strada e risale al III secolo d.C..

Tombe a torre di Palmira
Tombe a torre

A occidente, su un picco roccioso alto 150 metri, si trova l’impressionante cittadella fortificata di Fakhr al-Din al Ma’ni, circondata da un ampio fossato e composta da varie terrazze e torri difensive. La sua costruzione sembra in parte risalire al XII e XIII secolo, quando Palmira fu fortificata contro gli attacchi dei Crociati. Accanto alla città si trova la Fonte Efqa, che ha consentito la nascita dell’oasi e lo sviluppo del centro abitato: davanti ad essa si trovava un santuario e altri templi. La visita della città non può considerarsi completa senza la sua ricchissima necropoli, che circonda l’abitato a sud, a nord e a ovest: costituisce il più grande complesso funerario di tutto l’Oriente romano. Ci sono molte tombe individuali, ma tutte le famiglie più potenti edificarono i propri mausolei. Quelli oggi noti sono oltre duecento, costruiti tra il 9 a.C. e il 253 d.C.: la loro datazione, così come il nome del fondatore, è indicata nelle iscrizioni riportate sulla facciata. Queste sepolture si distinguono in tre tipi principali: le tombe a torre, gli ipogei, le tombe-tempio (o tombe-palazzo). Le più impressionanti sono le tombe a torre, che si trovano nella vallata di accesso occidentale all’oasi, chiamata Valle delle Tombe: il loro ricordo rimane indelebile, sia per la loro semplice maestosità – di forma quadrangolare, spoglie di ogni orpello – sia per l’ambiente roccioso e desertico nel quale sono inserite. Le più belle sono quelle delle famiglie di Elahbel, Yamliku, Kitut. La loro forma ricorda i mausolei che furono innalzati lungo la via Appia e quelli che ancora oggi si possono ammirare all’ingresso dell’area archeologica di Ocriculum, città sorta lungo la Flaminia.

Valle delle tombe
Valle delle tombe

Altre informazioni: il libro a cui faccio riferimento nell’articolo e che invito a leggere è Guida di Palmyra. Omaggio a Khaled al-As‘ad martire del patrimonio culturale, a cura di Marco Di Branco e Maria Teresa Grassi, Viella, 2019.

Navigando sul web mi sono imbattuta in molti siti internet che permettono di approfondire la storia e l’arte di Palmira. Tra di essi l’interessante esposizione on line curata dal Getty Research Institute di Los Angeles – consultabile all’indirizzo http://www.getty.edu/research/exhibitions_events/exhibitions/palmyra/index.html. Oltre ad essere ricco di informazioni storiche e artistiche, il sito raccoglie importanti testimonianze di artisti ed esploratori che nel corso dei secoli hanno visitato, ammirato e rappresentato l’antica città.

Per approfondire lo studio della scultura palmirena e la sua vastissima collezione (oltre tremila opere) sparsa in tutti i musei e le collezioni private del mondo consiglio di visitare il sito del progetto Palmyra portrait project della Aarhus University, all’indirizzo https://projects.au.dk/palmyraportrait/.

A PALMAIS, progetto italo-siriano di scavo archeologico presso il quartiere sud-ovest di Palmira, è dedicato il portale https://www.progettopalmira.unimi.it/pages/progetto.html, contenente approfondimenti sullo sviluppo urbano e la trasformazione della città.

Altre immagini di Palmira:

Altre immagini delle opere custodite presso i Musei Vaticani e il Musée du Louvre:

Mappa di Palmira:

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