Persepoli, Apadana, Guardia del re - dettaglio

Persepoli, capitale dell’impero persiano capolavoro dell’antichità

Persepoli, Tachara
Tachara

Persepoli (chiamata anche Parsa, o Takht-e Jamshid per gli iraniani) è la capitale dell’impero persiano voluta da Dario I (522-486 a.C.) e fondata intorno al 518 a.C. Eretta ai piedi del monte Kuh-e Rahmat su una terrazza artificiale, fu oggetto nel corso del tempo di ampliamenti successivi ad opera di vari sovrani della dinastia Achemenide fondata da Ciro il Grande.

Persepoli fu una delle cinque capitali dell’impero persiano insieme a Pasargade – voluta da Ciro e luogo di sepoltura del capostipite achemenide – Babilonia, Ecbatana e Susa: la corte – assecondando le proprie origini nomadi – si spostava tra una capitale e l’altra percorrendo il regno, che raggiunse la sua massima estensione sotto Dario I. Nel 522 a.C. i territori governati dagli Achemenidi si estendevano ad est fino al fiume Indo, a nord lambivano le sponde del Lago d’Aral, a sud includevano Babilonia, a ovest toccavano il Danubio e comprendevano la Libia.

Apadana, rilievo dell'udienza di Dario I @ Museo Nazionale dell'Iran
Apadana, rilievo dell’udienza di Dario I @ Museo Nazionale dell’Iran

La storia di Persepoli è legata al suo fondatore, che scelse le pendici del monte Kuh-e Rahmat, chiamata “Montagna della Misericordia” o “monte di Mitra” e ne eresse gli edifici principali. Altri edifici furono costruiti per volontà dei suoi successori, tra i quali soprattutto Serse I (486-465 a.C.) – che ordinò la costruzione della Porta di tutte le Nazioni e della Sala delle Cento Colonne – e Artaserse I (465-424 a.C.) – che portò a compimento le opere di ampliamento avviate dal padre: in misura minore Dario II, Artaserse II, Artaserse III (359-338 a.C.) – che riprese con decisione l’attività costruttiva – Artaserse IV e Dario III, l’ultimo dei re Achemenidi. Per la sua edificazione furono incaricati artisti e artigiani provenienti da ogni angolo dell’impero, capaci di creare uno stile unico chiamato “stile reale“, influenzato in particolar modo dall’arte babilonese ed egiziana: la città divenne capolavoro urbanistico di tutta l’antichità, luogo di maestosità e potere dedicato alla celebrazione del re degli Achemenidi e del dio Ahura Mazda. La sua magnificenza venne però brutalmente devastata nel 330 a.C., quando Alessandro Magno – dopo aver conquistato l’impero persiano – ne ordinò la distruzione, forse con l’intento di eliminare la città simbolo della dinastia decaduta. Agli Achemenidi nel 224 d.C. succedettero i Sasanidi, che fondarono la propria capitale Istakhr a pochi chilometri di distanza: Persepoli, considerata sacra per la memoria della sua grandezza – nella ricchezza e poi nella rovina divenne il simbolo degli antenati, della storia e della cultura persiana. La sua conoscenza fu celata – non completamente, considerando le visite di viaggiatori ed esploratori sin dal Medioevo – per circa due millenni, fino a quando nell’Ottocento la città divenne oggetto di spedizioni scientifiche per portarne alla luce i resti e studiarli. Nel 1979 le sue imponenti rovine sono state dichiarate Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco.

Persepoli, Tomba di Artaserse III vista da una delle porte della Sala delle Cento Colonne
Tomba di Artaserse III vista da una delle porte della Sala delle Cento Colonne

L’unica descrizione antica di Persepoli si deve a Diodoro Siculo (XVII, 71, 3 ss.) che parlò della Terrazza, sulla quale si trovano le abitazioni di sovrani e strateghi assieme alle tesorerie, e del monte soprastante, dove furono scavate numerose tombe. Queste le parole dello storico: “Era Persepoli, fra quante città sono sotto il sole, sovranamente ricca; perciocché anche le case dei privati da molti secoli sotto gli auspizii di una costante tranquillità s’eran riempite di ogni dovizia. […] Della cui reggia per la magnificenza delle opere, che la decoravano, non sarà fuor di proposito dire qualche cosa. La rocca, degnissima invero d’essere rammemorata, era cinta da tre muraglie. Era la prima di queste di sontuosissima fabbrica, ed alta sedici cubiti con torri e merli e propugnacoli convenienti. La seconda era edificata come la prima, ma alta del doppio. La terza formava un quadrato, ed avea un’altezza di sessanta cubiti. Di pietre durissime, e da resistere perpetuamente essa era fatta; ed in ciaschedun lato v’erano porte di bronzo, e di bronzo pure erano i parapetti per venti cubiti. Questi erano fatti per metter terrore a’ riguardanti; quelle a rendere più forte il luogo. Nella plaga orientale della rocca v’è un monte chiamato il reale, distante quattro plettri, il che è lo stesso che dire quattrocento piedi; e in quel monte trovavansi i sepolcri dei re, mentre tagliato il sasso a forza di scalpello, vi si erano formate nel mezzo le camere destinate a tal uopo. […] Nella rocca poi erano appartamenti splendidissimi per alloggiare i re e i grandi; e v’erano edifizii fatti apposta per custodirvi i tesori.” (Diodoro Siculo, Biblioteca storica volgarizzata dal Cav. Compagnoni, in Collana degli antichi storici greci volgarizzati, Milano, Sonzogno, 1822).

Persepoli, parte della città antica vista dal Monte di Mitra
Persepoli, parte della città antica vista dal Monte di Mitra

Persepoli ebbe dunque un carattere sacro e religioso, città legata alla celebrazione del dio Ahura Mazda e dello stesso sovrano achemenide, “Gran re” al cospetto del quale – come i bassorilievi dell’Apadana, la Sala delle Udienze, mostrano ancor oggi – i popoli di tutto l’impero sfilavano in processione portando doni e mostrando sottomissione. Fu inoltre capoluogo amministrativo e politico, come attestano le numerose iscrizioni in carattere cuneiforme qui rinvenute.

La visita alla città comprende l’Acropoli – che si erge su una terrazza pianeggiante lunga 400 metri e larga 350, sulla quale vennero edificati palazzi, sale delle udienze, porte monumentali, edifici amministrativi, sale del tesoro, l’harem – e il monte Kuh-e Rahamat, nella cui parete rocciosa furono scavate le tombe di numerosi imperatori achemenidi. L’ingresso all’Acropoli avviene attraverso una monumentale scalinata a doppia rampa, costruita durante il regno di Serse I, ascendendo la quale si giunge alla Porta di tutte le Nazioni, che con il suo nome indicava l’universalità del potere assoluto dell’imperatore: il propileo rappresentava l’ingresso monumentale per le delegazioni provenienti da ogni angolo del regno ed era costituito da tre porte, di cui la principale affacciata sulla scalinata. Tale accesso era fiancheggiato da una coppia di tori e sormontato dall’iscrizione trilingue (in persiano, elamita e babilonese) celebrante Serse I quale “Gran Re, Re dei re, Re dei differenti popoli, Re di questo mondo vasto e immenso, che, per la grazia di Ahura Mazda, ha costruito questa Porta di tutte le Nazioni“. Una volta varcato l’ingresso principale, attraverso un vestibolo monumentale i visitatori potevano uscire attraverso la porta a sud, aperta sull’Apadana, o quella a est, affiancata da due tori androcefali alati, e – percorrendo la Via delle processioni – arrivare alla Sala delle Cento Colonne.

Persepoli, Apadana e, dietro, Tachara
Apadana e, dietro, Tachara

L’edificio più importante e maestoso di tutta Persepoli era l’Apadana, o Sala delle udienze, soprelevata di tre metri rispetto al livello della terrazza: era l’ambiente riservato alle celebrazioni religiose e alle udienze ufficiali del re e poteva ospitare fino a diecimila persone. Il tetto era sorretto da una selva di 36 colonne policrome alte 18 metri, di cui oggi si ammirano alcuni fusti con capitelli e basi, mentre su tre lati si aprivano altrettanti portici sorretti ciascuno da dodici colonne e agli angoli si trovavano quattro torri quadrate. Si può avere un’idea dell’altezza delle colonne – formate da una base, un fusto scanalato, un capitello con fusto e protome bicefala – ammirando al museo del Louvre il solo capitello con protome bicefala taurina appartenente a una colonna dell’Apadana di Susa: le sue proporzioni sono monumentali.

Persepoli, Apadana, Guardia del re
Apadana, Guardia del re

All’Apadana di Persepoli si accedeva ascendendo due scalinate, poste a nord (costruita da Serse I) e ad est (edificata da Dario I), entrambe impreziosite da impressionanti bassorilievi. Questo ciclo scultoreo rappresenta un assoluto capolavoro di arte achemenide, che meglio si apprezza sulla scalinata ad est, rimasta sepolta sotto una parte del tetto crollato nel 330 a.C. e per questo conservatasi in perfetto stato. Vi si ammira la processione dei popoli recanti offerte per l’imperatore. Ventitré delegazioni provenienti da tutte le satrapie dell’impero sono effigiate mentre offrono al re il meglio della loro produzione: gli elamiti portano archi, daghe e una leonessa con i cuccioli, gli etiopi zanne di elefante, una giraffa e un’anfora, gli armeni recano un cavallo e una brocca a due manici, i babilonesi offrono vasi, vesti e un bufalo, gli egiziani conducono un toro, gli arabi offrono vesti e un dromedario… Nella parte triangolare della scalinata è rappresentato un leone che aggredisce un toro, mentre in alto la scala è sormontata da merli ornamentali che rievocano la montagna sacra, gli stessi che decorano la scalinata monumentale a doppia rampa di accesso all’acropoli.

Alcune immagini della processione dei popoli tributari:

Persepoli, Trypilon, Facciata nord con scena di combattimento tra leone e toro
Trypilon, Facciata nord con scena di combattimento tra leone e toro

Al centro della terrazza si trova il Tripylon, costruito da Dario I e ultimato da Serse I, di cui oggi si osservano la scala nord – con in bassorilievo una processione di soldati e nobili e le scene di combattimento fra toro e leone – e i resti di una porta monumentale con la raffigurazione del Gran Re recante un fiore di loto nella mano sinistra e nella destra lo scettro. La corona, la barba e le braccia del re dovevano essere ornate da metalli e pietre preziose, mentre l’abito era dipinto in bianco, rosso e azzurro. Accanto al re vi sono due servitori che lo riparano dal sole con un ombrello e tutto il gruppo è sormontato dalla figura di Ahura Mazda. Probabilmente il Tripylon aveva la funzione di collegamento tra gli edifici a nord e quelli a sud della terrazza.

Protome taurina decorativa della Sala delle Cento Colonne
Protome taurina decorativa della Sala delle Cento Colonne

A sud dell’Apadana si trova il Tachara, sulle cui mura si osservano iscrizioni dedicate a Dario I, Serse I e Artaserse III. E’ il palazzo più antico di Persepoli, forse il palazzo privato di Dario I: era formato da una sala centrale sorretta da dodici colonne policrome accessibile da cinque porte collocate lungo le pareti, preceduta da un portico sul lato sud. I pilastri della porta principale, a sud, erano ornati da bassorilievi raffigurante il re accompagnato da due servitori con parasole mentre sulla scala di accesso si osservano soldati in processione e, al centro, Ahura Mazda affiancato da due sfingi. Davanti al palazzo si estendevano i giardini per una superficie di 18.000 metri quadrati, divisi in parti uguali da canali e sentieri.

Protome bicefala di grifone
Protome bicefala di grifone

Accanto all’Apadana si trova la Sala delle Cento Colonne che, dopo la Sala delle Udienze, è l’edificio più grande di Persepoli con una superficie di 4.500 metri quadrati. Vi si entrava varcando otto porte monumentali e il suo soffitto era sostenuto da cento colonne policrome alte 14 metri, mentre su tre lati era preceduta da vestiboli. Sul lato nord – quello a cui accedevano i visitatori provenienti dalla Porta di tutte le Nazioni percorrendo il Viale delle Processioni – presentava un grande portico. Oggi si ammirano le basi superstiti delle colonne e soprattutto gli stipiti delle porte monumentali, riccamente ornati: quelli del lato nord mostrano il Gran Re – identificato in Artaserse I – in udienza, sopra varie file di soldati della guardia reale. La sala fu costruita da Serse I e poi da Artaserse I tra il 470 e il 450 a.C., forse nel tentativo di eguagliare l’imponente Apadana voluta da Dario I.

Apadana, scala est, Etiopi recanti una giraffa e zanne di elefante
Apadana, scala est, Etiopi recanti una giraffa e zanne di elefante

A sud, alle spalle della Sala delle Cento Colonne si trova il Tesoro, dove sono state rinvenute numerose tavolette cuneiformi in lingua elamita ed aramaica (4.500 in tutto) e due dei rilievi più importanti del complesso (uno si ammira presso il Museo Nazionale dell’Iran a Teheran), raffiguranti la stessa scena: Dario I assiso in trono, recante nella mano sinistra il fiore di loto e nella destra lo scettro, mentre concede udienza a tre sudditi posti di fronte a lui – separati da due incensieri. Alle spalle del re si trovano Serse I, anch’egli con un fiore di loto in mano, e dietro ancora un mago e tre nobili persiani. L’edificio fu uno dei primi ad essere avviato e venne ultimato a più riprese: conservava le merci e i tributi in natura – tra cui le riserve d’oro che vennero depredate durante la conquista della città da parte di Alessandro Magno – e forse svolgeva anche la funzione di archivio delle tavolette, su cui venivano registrati i beni del Re e della sua famiglia. All’interno doveva svilupparsi in una successione di stanze, vestiboli, corridoi, cortili e portici, mentre all’esterno richiamava l’immagine della fortezza.

Persepoli, Tomba di Artaserse III
Tomba di Artaserse III

Sull’area dove oggi si trova il Museo di Persepoli si sviluppava forse l’Harem, formato da un agglomerato di appartamenti privati disposti a “L”. L’ala principale si articolava attorno a un cortile rettangolare e, a sud, comprendeva un palazzo preceduto da un portico.

Al di sopra dell’Acropoli si eleva il Monte di Mitra, il Kuh-e Rahmat, nella cui parete rocciosa vennero scavate le tombe di Artaserse II e Artaserse III, e forse di Dario III. Gli altri sovrani della dinastia – Dario I, Serse I, Artaserse I, Dario II – furono sepolti nella necropoli poco distante di Naqsh-e Rostam. Entrambe le tombe di Persepoli sono vuote: la fronte è scavata a forma di “T” rovesciata (mentre a Naqsh-e Rostam la forma è a croce), con il braccio superiore decorato con il rilievo del re davanti a un altare di fuoco (elemento sacro dello zoroastrismo), alla presenza di Ahura Mazda e del disco solare. Il Re è trasportato su un trono funebre sorretto da sudditi di trenta nazioni, mentre soldati della guardia reale sono scolpiti sul fianco delle due pareti laterali. Al livello inferiore la facciata della tomba richiama quella di un palazzo, con la trabeazione sorretta da quattro semicolonne e al centro la porta di accesso al sepolcro. All’interno piccole camere funerarie si affacciano sul corridoio centrale.

Naqsh-e Rostam
Naqsh-e Rostam

La necropoli di Naqsh-e Rostam si trova a pochi chilometri da Persepoli e la sua visita può accompagnarsi a quella della città. La prima tomba ad esservi realizzata fu quella di Dario I e presenta – come le seguenti – dimensioni monumentali. Tutte le tombe furono scavate a 15 metri dal suolo e mostrano una facciata dalla forma a croce di 23 metri di altezza, articolata su tre livelli sovrapposti. Il primo livello presenta un paramento liscio, in quello intermedio la facciata rievoca il fronte dei palazzi imperiali – con la trabeazione sostenuta da quattro semicolonne e al centro la porta di ingresso – nel livello superiore vi è un bassorilievo con la stessa iconografia poi ripresa nelle tombe di Artaserse II e Artaserse III a Persepoli. Nella tomba di Dario I vi sono iscrizioni – assenti nelle altre sepolture – in cui il re ringrazia Ahura Mazda e lo prega di proteggere la sua famiglia e il suo regno; seguono i titoli reali e l’elenco delle vittorie conseguite da Dario e l’invocazione al rispetto della legge e della giustizia.

Pasargade, tomba di Ciro il Grande
Pasargade, tomba di Ciro il Grande

Davanti alle tombe rupestri si erge una torre risalente alla metà del IV secolo a.C. nota come Ka’ba-e Zartosht o Cubo di Zoroastro: formata da blocchi si pietra uniti insieme da perni, si innalza su una piattaforma. La sua funzione non è chiara, secondo alcuni serviva da luogo per le cerimonie di investitura del successore del sovrano defunto. Accanto alle tombe dei sovrani achemenidi, i re sasanidi fecero scolpire – sulla parete rocciosa – alcuni rilievi, per celebrare le loro vittorie su Roma: sotto la tomba di Dario I si ammira un bassorilievo rappresentante la vittoria di Sapore I (210-272 d.C.) sugli imperatori romani Filippo l’Arabo e Valeriano.

Naqsh-e Rostam, tomba di Dario I
Naqsh-e Rostam, tomba di Dario I

La visita di Persepoli può accompagnarsi infine a quella di Pasargade, distante qualche chilometro, dove si trovano la tomba attribuita al capostipite degli Achemenidi, Ciro il Grande, e alcuni resti dell’antica città.

I ritrovamenti archeologici di Persepoli si ammirano nel Museo locale, oltre che nel Museo Nazionale dell’Iran a Teheran. Parte dei reperti sono esposti anche al Metropolitan Museum di New York, al Louvre, al British Museum e presso l’Istituto Orientale dell’Università di Chicago.

Non avrei scritto questo articolo se non mi fossi imbattuta nel numero speciale di “Storica” di National Geographic dedicato all’antica capitale persiana. Leggendo quelle pagine – a cui in questo articolo ho fatto in parte riferimento – ho potuto rivivere i ricordi e l’emozione provata durante la visita dell’indimenticabile Persepoli.

Ho dedicato una sezione del blog alle antiche città di civiltà del passato: tra le maggiori che ho potuto ammirare vi sono Palmira in Siria, Petra e Gerash in Giordania, Volubilis in Marocco, Sukhothai e Ayutthaya in Thailandia, Fatehpur Sikri in India.

Altre immagini:

Mappa di Persepoli, Naqsh-e Rostam e Pasargade:

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