Borgo medievale di Populonia

Populonia, l’unica città etrusca sul mare, fra ferro e rotte commerciali

Acropoli, la via lastricata e sullo sfondo il borgo medievale di Populonia
Acropoli, la via lastricata e sullo sfondo il borgo medievale

Il promontorio di Populonia è uno dei più belli d’Italia, affacciato sul Tirreno e l’isola d’Elba: alle sue pendici si apre la rada di Baratti, dove s’incrociavano le rotte che collegavano la penisola alla Corsica e alla Sardegna e quelle che univano il sud del Mediterraneo alla Gallia e alla Spagna.

La sua felice posizione, crocevia di rotte commerciali, era inoltre ulteriormente avvantaggiata dalla ricchezza del territorio, caratterizzato dalla presenza di miniere: questi aspetti consentirono lo sviluppo di un centro abitato sin dal IX secolo a.C.. I primi abitanti, secondo alcune leggende provenienti dalla Corsica, secondo altre da Volterra, costruirono le loro capanne sulla sommità del promontorio e sui colli circostanti, vivendo di agricoltura, allevamento e pesca, della lavorazione del rame e del bronzo. Nel corso dell’VIII e del VII secolo a.C. la lavorazione si concentrò sul ferro, estratto nelle miniere dell’isola d’Elba e poi portato sulla spiaggia di Baratti per essere lavorato, utilizzando il carbone qui prodotto.

Panorama dall'acropoli di Populonia, all'orizzonte l'isola d'Elba
Panorama dall’acropoli di Populonia, all’orizzonte l’isola d’Elba

La ricchezza che ne conseguì determinò la nascita di una classe aristocratica e lo sviluppo di due nuclei urbani distinti: la città bassa, comprendente i quartieri produttivi e la zona portuale nonché la necropoli, e l’acropoli – edificata sul promontorio, sulle alture del Telegrafo e del Castello dove oggi si ammira il borgo medievale. La città alta era difesa da una potente cinta muraria di cui sono ancora visibili lunghi tratti, mentre lo splendore delle tombe della necropoli rivela la ricchezza della classe aristocratica. Nella seconda metà del V secolo Populonia – che prese il nome forse da Fufluns, il dio etrusco del vino e dell’ebrezza – cominciò a battere moneta: fu una delle prime città etrusche ad avere un proprio conio.

Sull’acropoli oggi si ammirano le fondazioni e i resti del basamento di due templi, – di cui quello dedicato a Giove di dimensioni colossali – un edificio chiamato “logge” – in realtà un basamento sostenuto da arcate, cieche in facciata, costruito per realizzare una terrazza artificiale nella quale si aprivano due cisterne scavate nella roccia – un complesso termale, i resti di un altro edificio, forse un tempio, la via lastricata. Ai margini dell’area monumentale vi sono i resti di una casa e lungo il colle che guarda al mare si ammirano ampi brani delle mura.

Populonia, Necropoli di san Cerbone e golfo di Baratti
Necropoli di san Cerbone e golfo di Baratti

La necropoli di Populonia è costituita da diversi siti, risalenti ad epoche diverse. Le monumentali tombe a tumulo comprese nella necropoli di san Cerbone, a breve distanza dalla costa, risalgono all’VIII-VII secolo a.C. e testimoniano il legame tra l’aristocrazia e le attività economiche riconducibili alla lavorazione del ferro. Le tombe a tumulo permettevano infatti la sepoltura collettiva di membri appartenenti alla stessa famiglia ed erano l’espressione dell’ideologia aristocratica. Nell’area si visitano dunque tombe a tumulo (usate fra l’VIII e il VI secolo a.C.) – come la Tomba dei letti funebri, la Tomba dei colatoi, la Tomba dell’aryballos piriforme, la Tomba del balsamario a testa di guerrierotombe a edicola (usate fra il VI e il IV secolo a.C.) – come la Tomba del bronzetto offerente, la Tomba delle tazze antiche, la Tomba delle pissidi cilindriche – e resti di un edificio templare. La tomba più importante è la Tomba dei carri, così chiamata in seguito al ritrovamento al suo interno delle ruote e delle decorazioni appartenenti a un carro da parata. Del tipo a tumulo, è la più grande della necropoli con un diametro di 28 metri: nelle sue vicinanze – all’interno dello strato di scorie che la ricopriva – si trovavano altre tombe, alcune a sarcofago, oggi non più visibili.

Populonia, Necropoli delle Grotte @ Roberto Zanasi, pubblico dominio, Wikimedia
Necropoli delle Grotte @ Roberto Zanasi, pubblico dominio, Wikimedia

Dalla fine del VI secolo fino all’inizio del II secolo a.C. la zona industriale – concentrata sul litorale – conobbe una progressiva espansione, modificando sia la fisionomia del terreno digradante verso il golfo sia lo spostamento delle aree di sepoltura. Le zone della baia di Baratti si coprirono infatti di una coltre di scorie, segno della forte richiesta di metallo. In conseguenza di questo sviluppo produttivo e del forte aumento demografico vi fu uno spostamento delle aree di sepoltura: al poggio Malassarto, alle Grotte, alle Buche delle Fate, dove la presenza di banchi di roccia consentiva sepolture a camera sotterranea.

Nel III secolo la città passò sotto il controllo di Roma, continuando a vivere delle sue attività portuali e della metallurgia. La sua sorte felice subì un arresto quando nell’80 a.C. la città – che nella lotta per il potere di Roma fra Silla e Mario si era schierata per Mario – fu punita con la distruzione e il saccheggio da parte di Silla. Cominciò forse allora il suo lento declino. Dell’acropoli non restarono che rovine e tratti delle possenti mura, mentre l’attività del porto era ancora vivace e andava avanti la lavorazione metallurgica. Così racconta Strabone ai tempi di Augusto (Geografica, V, 2, 6): “Populonia fu costruita su un alto promontorio a precipizio sul mare ed in forma di penisola. Mentre il centro tra le mura è del tutto deserto, a parte gli edifici sacri e poche case, la marina è meglio abitata, con un piccolo porto alla base del monte e due darsene… Sotto il promontorio c’è anche un luogo di avvistamento dei tonni. […] Ho visto anche quelli che lavorano il ferro portato dall’Elba: non può essere infatti trattato in fornace e fuso nell’isola, e viene portato subito dalle miniere sul continente“.

Borgo medievale di Populonia
Borgo medievale di Populonia

Dopo la dissoluzione della città antica, negli ultimi anni del V secolo d.C. Populonia divenne sede di diocesi. Nei primi secoli del Medioevo però la città scomparve del tutto – ad oggi non è stata individuata neppure l’ubicazione dell’originaria chiesa cattedrale – e nel IX secolo anche la sede vescovile, con le reliquie di san Cerbone (vescovo di Populonia dal 570 al 573 d.C.), fu trasferita a Massa Marittima nella cattedrale a lui intitolata. La lavorazione del ferro andò sempre più attenuandosi e le attività commerciali e portuali si spostarono a Piombino, mentre nella pianura cominciarono a formarsi paludi e acquitrini, che resero l’aria malsana e malarica.

Fra il XIII e il XIV secolo fu costruita la torre che oggi si ammira nel borgo medievale di Populonia, edificata sul colle del Castello, voluta dalla Repubblica di Pisa e parte integrante del sistema difensivo costiero che proteggeva il territorio pisano fra Bocca d’Arno e Castiglione della Pescaia. Sempre al XIII secolo risale il primo impianto della chiesa di santa Croce, che si ammira nel borgo medievale, decorata con affreschi del XV secolo di cui oggi sono rimasti frammenti. Nel 1399 Populonia venne quindi annessa alla Signoria di Piombino governata dalla famiglia Appiani. Assecondando un piano di ripopolamento del territorio e volendo rafforzare il confine nord dell’allora nascente Stato, afflitto dalle incursioni dei pirati saraceni e turchi, Jacopo II Appiani fece costruire la rocca e le le mura del borgo: per la loro edificazione furono utilizzati anche conci provenienti dalle costruzioni etrusche e romane, in particolare dai templi dell’acropoli.

Tomba delle pissidi cilindriche, Necropoli di san Cerbone
Tomba delle pissidi cilindriche, Necropoli di san Cerbone

La scoperta dell’antica Populonia avvenne nel corso dell’Ottocento e in particolare alla fine del secolo: già nel 1840 e nel 1850 erano state effettuate alcune indagini nelle necropoli ellenistiche delle Grotte e di Buche delle fate, dove erano state rinvenute tombe già saccheggiate. Il contributo decisivo fu quello di Isidoro Falchi, lo scopritore di Vetulonia, che nel 1889 avviò le indagini nell’area di san Cerbone e vi rinvenne una tomba a cassone ancora intatta. Ulteriori ricerche furono effettuate nel 1908 dalla Soprintendenza alle Antichità d’Etruria, confermando la ricchezza della necropoli. Una nuova stagione fu avviata con la ripresa delle attività minerarie nel 1915: in seguito alla scoperta della possibilità di lavorare nei moderni altiforni le antiche scorie, contenenti ancora moltissimo ferro, i residui della lavorazione furono asportati, sbancando le colline di scarti ammassati – alcune alte più di dieci metri – e rivelando i tumuli nascosti sotto di esse. Questa nuova fase portò alla piena conoscenza della fisionomia della città, determinando la ricerca successiva. Alcuni fra i reperti recuperati furono rilasciati a Giulia e Tommaso Gasparri, proprietari della tenuta di Populonia dal 1936, quale premio di rinvenimento: i reperti fanno parte della collezione archeologica della famiglia Gasparri che si ammira nel Museo privato allestito nel borgo di Populonia.

Mura dell'acropoli di Populonia
Mura dell’acropoli

La visita: visitare Populonia significa fermarsi ad ammirare molti luoghi. Vi è il borgo medievale, dove si trovano il Museo Etrusco Collezione Gasparri, la chiesa di santa Croce, la Torre medievale e la Rocca degli Appiani. Il Museo, la Torre e la Rocca sono gestiti dal medesimo Ente, tutte le informazioni utili sono reperibili sul sito www.pastexperience.it. Vi è l’area archeologica dell’acropoli, posta sul colle di fronte al borgo, che prevede una passeggiata attorno al colle per scoprirne i vari tesori archeologici etruschi e romani e le splendide vedute che la posizione elevata offre sull’abitato, sul sottostante golfo di Baratti e sul mar Tirreno – dove la vista spazia dall’isola d’Elba fino alla Corsica. Scendendo alle pendici del promontorio si giunge poi nel golfo di Baratti, dove si estende l’area archeologica della necropoli, comprendente la necropoli di san Cerbone e la necropoli delle Grotte. Entrambi i parchi archeologici – dell’acropoli e delle due necropoli – possono essere visitati in autonomia oppure con l’accompagnamento di una guida, nel corso di una visita guidata a orari prestabiliti. Tutte le informazioni si trovano sul sito dell’Ente gestore, Parchi Val di Cornia, nella sezione dedicata al Parco Archeologico di Baratti e Populonia (www.parchivaldicornia.it).

Logge dell'acropoli
Logge dell’acropoli

Consiglio infine di arrivare fino a Piombino dove si trova il Museo Archeologico del territorio di Populonia, che custodisce gli oggetti rinvenuti durante le campagne di scavo. Tra di essi, la splendida e celebre anfora d’argento di Baratti rinvenuta nel 1968 da un pescatore nelle acque fra Baratti e san Vincenzo, forse proveniente da Antiochia, risalente alla fine del IV secolo e andata persa nel corso di un antico naufragio. Tutte le informazioni sul sito del Museo, www.parchivaldicornia.it.

Gli appassionati di arte, storia e civiltà etrusche potranno ampliare le proprie conoscenze concedendosi una visita alle altre città della Dodecapoli etrusca in Maremma, Roselle e Vetulonia.

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