Pieve di Gropina

La pieve di Gropina, tesoro longobardo e romanico

Pieve di Gropina
Pieve di Gropina

La pieve di san Pietro a Gropina fu eretta nella campagna coltivata ad olivi del Valdarno aretino. Splendido esempio di architettura romanica, dichiarata Monumento Nazionale per la sua importanza storica e artistica, si trova nel comune di Loro Ciuffenna (Arezzo), uno dei borghi più belli d’Italia.

Il toponimo Gropina potrebbe derivare dall’etrusco Krupina o Kràupana, che significa borgo, popolo. La chiesa, orientata con la sua pianta lungo l’asse est-ovest, fu edificata tra XII e XIII secolo su una preesistente pieve longobarda dell’VIII secolo, a sua volta costruita su una chiesetta paleocristiana del V-VI secolo. Il primo edificio – forse già dedicato a san Pietro – era absidato, a navata unica e di dimensioni ridotte: alcune evidenze murarie sono state ritrovate sotto il pavimento della pieve attuale. La chiesa longobarda fu costruita inglobando quella paleocristiana, a due navate absidate e di dimensioni diverse, collegate da colonne: il presbiterio era soprelevato e sotto di esso si trovava un sepolcreto.

Pulpito della pieve di Gropina
Pulpito della pieve di Gropina

Tale assetto venne profondamente trasformato in occasione del rinnovamento romanico, cui forse parteciparono anche i conti Guidi di Romena, sotto il cui controllo la pieve di Gropina si trovava nel XIII secolo. Sul campanile della chiesa è indicato l’anno 1233, considerato quale data della costruzione o almeno della fondazione, mentre sull’architrave del portale d’ingresso il 1422 fa forse riferimento ad interventi di restauro, effettuati sotto il patronato della famiglia Medici. Fu proprio per interessamento di Lorenzo il Magnifico che la pieve di Gropina fu assegnata quale prebenda ad Agnolo Ambrosini di Montepulciano, il Poliziano.

La semplice facciata, decorata con lo stemma del papa Medici Leone X, presenta la bifora e la porta decentrate rispetto al colmo del tetto, testimonianza del rifacimento romanico rispetto all’impianto longobardo e altomedievale.

Divisa in tre navate da due file di colonne e pilastri e articolata in sette campate, la pieve di Gropina presenta due pilastri quadrangolari tra la quinta e la sesta campata e due semipilastri addossati alla controfacciata, cui corrispondono due semicolonne ai lati dell’abside. Le colonne sono coronate da capitelli scolpiti con figure simboliche, tratte dai bestiari e dai racconti biblici, opera di maestranze diverse per provenienza ed epoca. Secondo un’interpretazione condivisa tra alcuni studiosi, i capitelli di sinistra sono attribuiti a lapicidi emiliani vicini a Wiligelmo, quelli di destra mostrano influenze padane risalenti alla prima metà del XII secolo.

Capitello della scrofa
Capitello della scrofa

A partire dal capitello in controfacciata della navata di destra, andando verso l’abside e poi tornando lungo la navata sinistra, si osservano: la scrofa che allatta quattro porcellini (semipilastro destro in controfacciata), i cavalieri (prima colonna della navata destra), i leoni affrontati (seconda colonna), i grappoli d’uva (terza colonna), le aquile (quarta colonna). Nella navata di sinistra, dall’abside: i draghi (quarta colonna), il Cristo benedicente (terza colonna), i volti di un satiro (o il diavolo), di un ariete, di un felino, di un uomo (seconda colonna), il capitello corinzio (prima colonna), la chimera (semipilastro sinistro in controfacciata).

All’interno si osserva, sulla destra dell’arcone absidale, un piccolo tabernacolo in pietra, la cui decorazione lo riconduce a Giovanni de’ Medici, papa Leone X. La pieve di Gropina custodisce inoltre un magnifico pulpito, testimonianza del periodo longobardo, in origine appoggiato alla balaustra che delimitava il presbiterio. Frontalmente poggia ancora sul basamento originario, due colonne annodate sormontate da un capitello a fascia – decorato con gli apostoli in bassorilievo – e un alto abaco. Sull’abaco sono scolpite le fiammelle dello Spirito Santo, tra le quali si scorge la piccola testa di un bue, simbolo dell’evangelista Luca.

Dettaglio del capitello a fascia con gli apostoli e dell'abaco con le fiamme dello Spirito Santo. Fra di esse si scorge la testa di bue, simbolo dell'evangelista Luca
Dettaglio del capitello a fascia con gli apostoli e dell’abaco con le fiamme dello Spirito Santo. Fra di esse si scorge la testa di bue, simbolo dell’evangelista Luca

Il corpo del pulpito è delimitato in basso da una fascia ornata da rami di quercia, sopra la quale si dispongono cinque specchiature a bassorilievo e il leggìo con i simboli di tre evangelisti (il leone di Marco, l’angelo di Matteo e l’aquila di Giovanni). Sulla tavola che l’angelo regge nelle mani si legge incisa la data di realizzazione, l’anno 825 d.C., insieme al committente “presbiterum Bernardum“. Le cinque specchiature raffigurano le tentazioni (una sirena bicaudata e un uomo divorato da serpenti), un serafino con due grifoni, la fonte della vita, spirali orarie e antiorarie, il sole. La raffigurazione della sirena bicaudata non è rara: l’ho osservata anche nell’architrave del duomo di Sovana e in quello della pieve di Corsignano a Pienza.

La navata centrale termina in un’abside semicircolare, ornata da un doppio colonnato con archetti a tutto sesto, aperta nel registro superiore da tre grandi monofore e in quello inferiore da sei piccoli oculi. All’esterno si ripete la teoria di arcate in numero di sette, cieche e delimitate da lesene per tutta l’altezza dei due registri interni. Sono sormontate da una loggetta sorretta da dodici colonnette con archi a ferro di cavallo: le colonne centrali sono annodate, simili a quelle del pulpito.

Capitello dei cavalieri
Capitello dei cavalieri

Informazioni utili. Per visitare la pieve di Gropina suggerisco di consultare il sito internet www.gropina.it, che riporta i seguenti orari di apertura: ore 9,00-19,00 dal 21 giugno al 21 settembre, ore 9,00-17,00 dal 22 settembre al 20 giugno. Un’occasione particolare per ammirare la chiesa potrebbe essere data in occasione dei solstizi, in virtù del perfetto orientamento della pianta: all’alba del solstizio invernale il sole entra dall’abside, mentre al tramonto del solstizio estivo la luce entra dalla porta della facciata. Il sito internet è inoltre una ricchissima fonte di informazioni storiche ed artistiche sulle opere della chiesa, a cui ho fatto in parte riferimento per la redazione di questo articolo. Nei dintorni, consiglio di visitare le altre antiche pievi edificate lungo il tracciato dell’antica Cassia Vetus – l’odierna strada dei “Setteponti” che collega Firenze ed Arezzo. Tra di esse, la pieve di Cascia di Reggello (dove, nell’annesso Museo, si ammira la prima opera a noi pervenuta di Masaccio, il Trittico di san Giovenale), la pieve di Pian di Scò, la pieve di San Giustino.

Altre immagini della pieve di Gropina:

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