Visitare San Domenico Maggiore

Visitare San Domenico Maggiore a Napoli, chiesa di santi, tomba di re

Visitare San Domenico Maggiore
Chiesa di San Domenico Maggiore

La chiesa di San Domenico Maggiore si trova nel cuore del centro storico di Napoli, tra il Decumano Inferiore e quello Maggiore: costruita nel Duecento, è un monumento da visitare per storia, arte e cultura.

Il complesso, con annesso monastero, fu il centro religioso e culturale dei Domenicani, ospitando a più riprese san Tommaso d’Aquino – fondatore della Facoltà di Teologia – e divenendo sede, dal 1515 al 1615, dell’Università di Napoli.

La chiesa – eretta dal 1283 al 1324 per volere di Carlo II d’Angiò inglobando e trasformando il complesso di San Michele Arcangelo a Morfisa – testimonia la propria importanza, oltre che con le opere d’arte qui custodite, anche perché fu eletta a Pantheon dinastico degli Aragona.

L'abside sulla piazza di San Domenico Maggiore
L’abside sulla piazza di San Domenico Maggiore

L’interno mostra le decorazioni neogotiche di metà Ottocento mentre il sontuoso pavimento (disegnato da Domenico Antonio Vaccaro), il soffitto in oro della navata centrale e le balaustre delle cappelle risalgono al Rinascimento e all’epoca barocca. L’altare a intarsi marmorei è opera di Cosimo Fanzago ed è preceduto da un candelabro pasquale del 1585 con alcune statue di reimpiego della bottega di Tino di Camaino. Fra le opere barocche più scenografiche segnalo inoltre la Macchina delle Quarantore risalente al 1676 collocata nella cappella Villani: ne ho ammirata una altrettanto monumentale nella chiesa di Santa Maria dell’Orto a Roma.

Pietro Cavallini, gli affreschi nella cappella Brancaccio
Pietro Cavallini, gli affreschi nella cappella Brancaccio

Al Trecento appartengono una serie di monumenti funebri collocati nell’area dell’antica chiesa di San Michele e il ciclo di affreschi di Pietro Cavallini nella cappella Brancaccio, preziosa testimonianza del Maestro che merita un approfondimento: il suo eccezionale stato di conservazione permette di ammirare le Storie qui raffigurate, relative a san Giovanni Evangelista, ai santi Pietro e Andrea, alla Maddalena, e la Crocifissione. Gli affreschi furono commissionati nel 1309 e rivelano l’influenza di Cimabue e Giotto sul pittore romano, che a Napoli si distinse anche per il ciclo realizzato in Santa Maria Donnaregina. Le opere realizzate dal Cavallini a Roma sono purtroppo andate disperse, ad eccezione – tra gli altri – del magnifico mosaico absidale della chiesa di Santa Maria in Trastevere e del Giudizio Universale in Santa Cecilia in Trastevere, di cui si sono conservati alcuni brani pittorici (ad entrambe le chiese ho dedicato un articolo).

Cripta Carafa di Roccella
Cripta Carafa di Roccella

Dalle scale poste di fronte all’altare si accede alla cripta dei Carafa di Roccella, ambiente sotterraneo che ancor oggi custodisce la terra santa usata per il rito della doppia sepoltura. Rispetto alla ricchezza decorativa, alla policromia e alla luce della chiesa di San Domenico questo è un ambiente spoglio, essenziale, la cui visita suscita una certa inquietudine.

Dalla navata destra si giunge alla Sagrestia e alla Sala del Tesoro: nella Sagrestia sono conservate oltre quaranta sepolture di sovrani aragonesi e di nobili legati al casato. Le tombe, inizialmente collocate nel coro della chiesa, furono traslate qui nel Settecento e collocate sul ballatoio dove oggi si ammirano, sotto la volta affrescata da Francesco Solimena entro il 1707.

La Sagrestia con le sepolture dei sovrani aragonesi e dei nobili legati al casato
La Sagrestia con le sepolture dei sovrani aragonesi e dei nobili legati al casato

Fra i corpi si trovava anche quello di Alfonso V d’Aragona, morto nel 1458, le cui spoglie furono portate in Spagna nel 1666: la sua cassa è riconoscibile per il drappo bianco che la riveste, accanto a quelle del figlio Ferrante (o Ferdinando I) e del pronipote Ferrandino. I sarcofagi contenevano anche corredi funerari come l’abito in seta damascata d’Isabella d’Aragona, in parte esposti presso l’adiacente Sala degli Arredi Sacri.

La Sagrestia come oggi si ammira risale alla sistemazione avviata nel Settecento per renderla adeguata ad accogliere le arche aragonesi. Sotto la direzione di Giovan Battista Nauclerio furono realizzati il pavimento marmoreo, gli arredi lignei, la volta in stucco e l’affresco del Solimena raffigurante il “Trionfo della fede sull’eresia per opera dei domenicani”. La parete di fondo è costituita dalla cappella Milano, con affreschi alle pareti di Giacomo del Po e sull’altare l’Annunciazione di Fabrizio Santafede.

La Sala del Tesoro di San Domenico Maggiore
La Sala del Tesoro

La porta a destra della Sagrestia dà accesso alla Sala del Tesoro, progettata da Francesco Antonio Picchiatti con armadi in legno contenenti le vesti rinvenute nelle arche, statue in cartapesta argentata, arredi sacri, e un enigmatico Salvator Mundi di un allievo di Leonardo da Vinci.

Il percorso di visita del complesso di San Domenico conduce infine nel Convento e in particolare nel Dormitorio principale, lungo il Corridoio detto di San Tommaso sul quale affaccia la cella di Tommaso d’Aquino: qui il santo visse per oltre un anno fra il 1272 e il 1274. La cella custodisce reliquie e cimeli, oltre al ritratto dipinto da Francesco Solimena e alla Crocifissione duecentesca davanti alla quale, secondo la tradizione, Tommaso ebbe la visione di Cristo.

Convento del complesso di San Domenico Maggiore
Convento del complesso di San Domenico Maggiore

La chiesa accoglieva inoltre due capolavori che oggi si trovano al Museo di Capodimonte: l’“Annunciazione” di Tiziano e la “Flagellazione” di Caravaggio, dipinta per la cappella della famiglia De Franchis. La Flagellazione è una delle tre opere del Merisi a Napoli: al loro itinerario di visita ho dedicato un articolo.

San Domenico Maggiore prospetta con la sua abside sulla piazza, aperta nel XV secolo e ad essa collegata grazie a una magnifica scalinata, mentre la facciata dà su un cortile del convento e mostra vari rimaneggiamenti.

Informazioni utili: la chiesa è visitabile liberamente ma alcuni ambienti – la Sagrestia, la Cripta, la Sala del Tesoro, la cella di san Tommaso – sono accessibili solo con visita guidata. Tutte le informazioni sul sito del Museo di San Domenico Maggiore museosandomenicomaggiore.it.

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