Chiese di Palermo. Chiesa del Gesù, le cappelle

Itinerario per le chiese di Palermo: ecco quelle da non perdere

Chiese di Palermo. Cattedrale
Cattedrale

Palermo è la città delle chiese, stupefacente testimonianza delle epoche che hanno segnato lo sviluppo dell’antico capoluogo siciliano: la fase arabo-normanna, il periodo gotico e rinascimentale, il barocco. In ogni momento storico si è assistito alla costruzione e decorazione delle chiese che ancora oggi si ammirano in questa città, contraddistinte in molti casi dalla compresenza di stili, in altri dalla purezza di una decorazione che è rimasta intatta nel corso dei secoli. Ecco dunque un itinerario di visita delle chiese di Palermo che considero davvero imperdibili, consapevole che la scelta in questo ambito può comportare esclusioni importanti, e che il tentativo vuol essere un invito alla scoperta personale della città e dei suoi moltissimi tesori. Il mio itinerario segue un criterio storico, assecondando la costruzione delle chiese nel corso dei secoli a partire da quelle più antiche.

Le prime chiese di Palermo risalgono dunque al periodo normanno e fanno parte del sito seriale Unesco “Palermo arabo-normanna” insieme alle cattedrali di Cefalù e Monreale.

Cappella Palatina: è senz’altro la prima delle chiese di Palermo, per la sua importanza storico-artistica e il suo significato culturale, oltre che per l’antichità della sua fondazione. Si trova all’interno del Palazzo Reale, dove venne edificata nel 1130 per volere del re normanno Ruggero II e consacrata nel 1143. Appartenente al sito Unesco “Palermo arabo-normanna”, simboleggia quel sincretismo artistico fra le culture occidentale, islamica e bizantina che qui trovò la sua sintesi più compiuta e mirabile. Le ho dedicato un articolo per raccontare la sua storia e descriverne il ricchissimo apparato decorativo. Qui un video, capace di rendere in maniera molto parziale lo stupore che la Cappella Palatina suscita in chiunque possa ammirarla dal vivo:

San Giovanni degli Eremiti: situata a pochi passi dal Palazzo Reale, la chiesa di san Giovanni degli Eremiti si nota immediatamente grazie alle sue cinque cupole rosse. Venne costruita da maestranze arabe per volere di Ruggero II a partire dal 1132, con l’intento di creare un’abbazia annessa al Palazzo.

Chiese di Palermo. San Giovanni degli Eremiti, chiesa e chiostro
San Giovanni degli Eremiti, chiesa e chiostro

Venne edificata sul luogo dove sorgeva un preesistente monastero gregoriano dedicato a Sant’Ermete, causa dell’origine storpiata del nome attuale, e affidata da Ruggero II ai monaci benedettini: la scelta non fu casuale, bensì motivata dal fatto che all’epoca essi rappresentavano l’ordine più influente all’interno della chiesa cattolica e i loro membri occupavano posti di rilievo nella Curia romana. Dal XIV secolo il monastero conobbe un lento e inarrestabile declino, motivo che forse determinò la trasformazione dell’edificio da conventuale a chiesa secolare, nella prima metà del Cinquecento. Le modifiche allora apportate vennero del tutto demolite alla fine dell’Ottocento, con l’intento di ripristinare il presunto aspetto originario: in questo occasione le cupole furono restituite al colore rosso dopo il ritrovamento di alcuni frammenti di questa tonalità. L’interno è a navata unica, divisa in due campate, con presbiterio absidato e coperto da cupola, affiancato da due ambienti entrambi absidati. Su quello di sinistra s’innalza il campanile, con cupola, mentre passando da quello di destra si giunge a un edificio continuo, di epoca precedente (X-XI secolo), con cui comunica un cortile quadrato scoperto. Nel giardino – il cui aspetto romantico, con piante esotiche e vialetti interni, risale alla fine dell’Ottocento – si trova anche un meraviglioso chiostro, costruito fra la fine del XII secolo e l’inizio del XIII, appartenente al primitivo convento benedettino.

Martorana, decorazione della volta delle campate seicentesche
Martorana, decorazione della volta delle campate seicentesche

Santa Maria dell’Ammiraglio o Martorana: la chiesa normanna di santa Maria dell’Ammiraglio venne eretta nel 1143 da Giorgio d’Antiochia, ammiraglio di Ruggero II, come cappella privata dedicata alla Vergine. Nel 1433 venne affidata al monastero che sorge sulla stessa piazza Bellini, fondato nel 1194 da Eloisa Martorana, da cui prese il nome. Il suo interno – a pianta quadrata con inscritta una croce greca divisa da quattro colonne che sorreggono la cupola – è quasi interamente decorato con mosaici che, realizzati tra il 1143 e il 1148, sono i più antichi di Sicilia insieme a quelli della Cappella Palatina. Al centro della cupola – poggiante su un tamburo poligonale – si osserva il Cristo Pantocratore a figura intera e seduto sul trono, con la mano destra benedicente e la sinistra che regge il Vangelo. I pieni poggiano sulla Terra, a forma di sgabello. Attorno a lui sono disposti quattro arcangeli, nel tamburo otto profeti con i cartigli delle profezie, nelle nicchie i quattro evangelisti. All’interno si ammirano inoltre i mosaici (posti originariamente in facciata) di Ruggero incoronato da Cristo e Giorgio d’Antiochia inginocchiato davanti alla Vergine. Le absidi sono precedute da transenne in marmo e il pavimento è originale. La Martorana subì nel corso dei secoli modifiche e aggiunte, rispetto alle quali si è comunque preservata la costruzione originaria, di cui è ben visibile il campanile. Nel corso del Seicento il portico che collegava il campanile alla chiesa venne sostituito da alcune campate, che presentano un piano di calpestìo più basso: le colonne che ne sorreggono la volta sono le otto del vecchio portico, mentre la volta fu affrescata nel 1744 con il tema della Gloria dell’ordine benedettino. Dal 1937 la chiesa è concattedrale della diocesi di Piana degli Albanesi e vi si officia il culto di rito greco-bizantino.

San Cataldo: affacciata su piazza Bellini accanto alla Martorana, venne anch’essa edificata durante il periodo normanno, alla metà del XII secolo. Concessa dal 1182 all’arcivescovo di Monreale, mantenne la sua configurazione fino alla fine del XVII secolo, quando furono compiuti alcuni interventi di “ristorazione ed abbellimenti”. Inglobata nell’ufficio della Regia Posta all’inizio del XIX secolo, venne adibita a ufficio per la distribuzione della corrispondenza. Fu quindi sottoposta a opera di radicale restauro, che liberò l’edificio da tutte le costruzioni annesse. Oggi si ammirano le forme architettoniche originali con il paramento murario decorato ad arcate cieche, la cornice a merli e tre cupolette emisferiche rosse disposte lungo l’asse centrale. L’interno è in pietra nuda – non venne infatti mai decorato – e presenta tre navate divise da colonne di reimpiego, ciascuna absidata. Mentre la navata centrale è coperta dalle tre cupole su tamburo, quelle laterali presentano una copertura con volte a botte. Il pavimento a mosaico è originale, come l’altare decorato con croce, agnello e tetramorfo. La chiesa è sede dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme.

Chiese di Palermo. La Magione, facciata
La Magione, facciata

La Magione: è una delle più antiche chiese di Palermo, in stile pregotico arabo-normanno. Venne costruita intorno al 1150 per volere del gran cancelliere di Tancredi d’Altavilla – Matteo d’Ajello – che è qui sepolto, e affidata ai monaci cistercensi, che occuparono il monastero annesso e vi rimasero sino al 1197. In quell’anno infatti venne concessa da Enrico VI, sposo di Costanza d’Altavilla e re di Sicilia dal 1194, all’ordine dei monaci teutonici e fu la casa dell’ordine fino al 1492 (da qui prese il nome di Magione). In questo periodo divenne importante luogo di arrivo e partenza dei Crociati durante gli spostamenti tra l’Europa e il Vicino Oriente. Dopo varie vicissitudini, la Magione fu espropriata di tutti i suoi beni in seguito alla cacciata dei Borboni, mentre nel 1943 venne gravemente danneggiata dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. La facciata è sobria, con tre fornici ogivali a doppia ghiera sormontati da due ordini di arcate, sempre ogivali. L’interno è a tre navate su colonne con archi a sesto acuto, ed è stato ricostruito dopo i danni causati dai bombardamenti. A sinistra della chiesa si trova il chiostro del XII secolo, costruito prima di quello di Monreale che lo copia nelle strutture, con arcate di forma ogivale a doppia ghiera su colonnine binate.

Cattedrale, tetto e cupola
Cattedrale, tetto e cupola

Cattedrale: eretta dall’arcivescovo Gualtiero Offamilio nel 1184 sul luogo di una chiesa precedente all’interno dell’antico insediamento punico-romano, conobbe numerose vicissitudini – testimoniate dalla stratificazione di stili che oggi si ammira sull’edificio – tali da renderla simbolo della storia e della cultura palermitana. Dedicata alla Vergine Assunta, venne trasformata dagli arabi in moschea e poi restituita al culto cristiano dai re normanni. Fu rimaneggiata tra il XIV e il XVI secolo, ma la sua struttura rimase inalterata. La modifica più rilevante fu la sostituzione (tra il 1781 e il 1801) dell’originale pianta basilicale con quella a croce latina, con l’aggiunta delle navate laterali, delle ali del transetto e della cupola neoclassica. Il suo esterno è – a mio avviso – la parte più interessante, in particolare il fronte absidale che ha conservato le forme originali del XII secolo, con le tre absidi decorate in bicromia con un motivo ad arcate intrecciate. La facciata principale su via Bonello presenta due torri slanciate con bifore e colonnine, arcate cieche ed arcate ogivali poggianti su colonnine incassate. La facciata è collegata – tramite due archi ogivali che attraversano via Bonello – alla torre campanaria risalente al 1805. La chiesa affaccia con il fianco destro sulla piazza realizzata nel Quattrocento in seguito alla costruzione del palazzo vescovile per volere dell’arcivescovo Simone di Bologna. L’iniziativa modificò la percezione dell’edificio privilegiandone il fianco meridionale, dove contestualmente (1429-1430) venne eretto un portico in gotico fiorito catalano ad arcate ogivali, opera di Antonio Gambara. Il portale risale al 1426 e ha battenti in legno del 1432. Il fianco sinistro è il lato più rimaneggiato, con un portico cinquecentesco inglobato in un portale del 1659. L’interno è completamente trasformato secondo il gusto neoclassico, a croce latina con tre navate divise da pilastri.

Tesoro della cattedrale, la tiara di Costanza d'Aragona
Tesoro della cattedrale, la tiara di Costanza d’Aragona

Meritano una visita le tombe imperiali e reali che si trovano all’inizio della navata destra: qui infatti riposano Federico II (re di Sicilia dal 1198, imperatore del Sacro Romano Impero nel 1220), la madre Costanza d’Altavilla, il padre Enrico VI, la moglie Costanza d’Aragona, il nonno Ruggero II (primo re di Sicilia, padre di Costanza d’Altavilla), Guglielmo Duca di Atene. A destra del presbiterio si trova la cappella di santa Rosalia, dentro la quale un’urna d’argento (1631) custodisce le reliquie della santa, patrona della città: ogni anno il 15 luglio – a conclusione del “Festino” – l’urna viene portata in processione lungo l’antico Cassaro. Ancora più a destra una porta conduce al Tesoro della cattedrale, ospitato in ambienti che hanno mantenuto la loro integrità architettonica: tra gli oggetti che qui si ammirano vi è la tiara di Costanza d’Aragona. Dalle sale del Tesoro si giunge alla cripta, costruita in un periodo imprecisato prima della cattedrale. Chiamata “Cimitero di tutti i Santi”, vi sono custoditi ventitré sarcofagi del periodo greco, romano e paleocristiano, che ospitano le spoglie di Gualiero Offamilio e di altri vescovi della Chiesa palermitana.
La visita della cattedrale può concludersi con la salita ai tetti, cui si accede dalla zona delle tombe sveve e normanne, che offre un ottimo punto di osservazione sull’edificio e la sua torre campanaria, nonché sulla città circostante fino ai monti che delimitano la “Conca d’oro”.

Santa Maria della Catena @ilgeniodipalermo.com
Santa Maria della Catena @ilgeniodipalermo.com

Santa Maria della Catena: merita la visita – fra le chiese di Palermo – per la sua peculiare posizione, accanto al porto, motivo anche del suo nome. Dalla parete della chiesa infatti partiva la catena che chiudeva l’antico porto della Cala. Edificata nei primi anni del XVI secolo sopra un’alta gradinata, presenta una bella commistione di stili gotico-catalano e rinascimentale. L’edificio è preceduto da un portico con tre archi a sesto ribassato, cui seguono tre portali ornati da bassorilievi di Antonello Gagini. L’interno è a tre navate absidate, scandito da colonne rinascimentali, con copertura a volte a costoloni (sulla navata centrale) e a botte (sulle laterali).

Santa Maria dello Spasimo: ne consiglio la visita, all’interno di questo itinerario dedicato alle chiese di Palermo, per il fascino esercitato dalla sua navata – completamente a cielo aperto – e perché simbolo di una rinascita culturale.

Chiese di Palermo. Santa Maria dello Spasimo
Santa Maria dello Spasimo

La chiesa e il suo complesso infatti, da una condizione di abbandono e degrado sono stati trasformati in spazio culturale polifunzionale, museo a cielo aperto ma anche sede di eventi e spettacoli. La chiesa venne fondata dai monaci benedettini nel Cinquecento su terreni donati nel 1506 dal giureconsulto palermitano Giuseppe Basilico. Deriva il suo nome dalla pala di Raffaello Spasimo di Sicilia, raffigurante il dolore – lo “spasimo” – della Vergine alla vista del Figlio caduto sotto il peso della croce: il dipinto era stato realizzato per questo monastero su commissione di Jacopo Basilio, ma venne donato dal viceré Ferdinando d’Ayala a Filippo V e oggi si ammira al Museo del Prado a Madrid. Nel 1536 venne realizzato un bastione e una struttura di avvistamento allo scopo di rafforzare le difese cittadine. L’edificio, nelle forme del gotico catalano, probabilmente non fu mai terminato del tutto. Nel 1582 la chiesa venne utilizzata come teatro per volere del viceré Marcantonio Colonna, e in occasione della peste del 1624 gli spazi del complesso monumentale furono trasformati in lazzaretto. Nel XVII secolo molti spazi furono adibiti a magazzino del Senato cittadino e nel 1835 a “deposito di mendicità“. A partire dal 1888 fu data all’Ospedale Civico che ne modificò profondamente gli spazi per le necessità sanitarie cui fu destinato fino al 1986, mentre la chiesa – senza copertura – nel secondo Dopoguerra venne utilizzata dal Comune come ricovero di oggetti d’arte provenienti da palazzi bombardati. Finalmente restaurato dopo decenni d’abbandono, è utilizzato per ospitare eventi culturali.

Chiesa del Gesù, decorazione dell'abside - dettaglio
Chiesa del Gesù, decorazione dell’abside – dettaglio

Il gruppo di chiese palermitane che segue è accomunato dalle decorazioni interne, fra le più sontuose e ridondanti che io abbia mai visto, espressione del sorprendente barocco siciliano. Per abbellire e dare adeguato decoro a questi luoghi fra la metà dei Seicento e gli inizi del Settecento non si esitò ad attingere a tutte le cave di marmo presenti sull’isola. Qui si ammirano le tecniche di lavorazione dei marmi, in stile mischio – con l’intarsio marmoreo piano – e tramischio – quando presenti elementi a rilievo, perlopiù in marmo bianco. Le numerose varietà di marmi pregiati naturalmente presenti in Sicilia incentivò fortemente questa tecnica decorativa, che per gli alti costi dei materiali e della lavorazione divenne caratteristica delle chiese degli ordini più importanti, quali la chiesa del Gesù e le chiese degli ordini femminili di clausura come la Martorana, Santa Maria in Valverde, Santa Caterina, dove in occasione della monacazione delle fanciulle arrivavano i ricchi finanziamenti delle famiglie. Dopo l’affermazione della tecnica di stile mischio, verso il 1680 si diffuse anche quella di stile tramischio, che culminò con l’inserimento di scene scolpite ad altorilievo e a tutto tondo nell’abside della chiesa del Gesù.

Chiese di Palermo. Santa Caterina, l'interno
Santa Caterina, l’interno

Santa Caterina: la chiesa sorge in piazza Bellini, su cui affacciano anche la Martorana e san Cataldo. Annessa a un enorme monastero domenicano risalente al 1310, venne costruita successivamente, tra il 1566 e il 1596. Il suo interno presenta una sovrabbondanza di decorazioni, con tarsie marmoree policrome, sculture, affreschi, dipinti, realizzati tra la fine del XVII secolo e la prima metà del XVIII secolo attorno al tema della glorificazione di santa Caterina e dell’ordine domenicano. Nella navata centrale meritano particolare attenzione i plinti inseriti al’interno di cornicioni, sopra i quali si trovano altorilievi di sante e beate domenicane. Merita una visita il monastero, che nel XVII era per ricchezza e grandezza uno dei più importanti della città. Durante i moti del 1848 e del 1860 così come a causa dei bombardamenti del 1943 subì vari danneggiamenti. Le ultime religiose hanno lasciato questi ambienti nel 2014, e oggi il monastero è aperto al pubblico. Nel corso dell’itinerario di visita si possono ammirare luoghi come il meraviglioso chiostro, le celle delle monache, il grande coro (posto alle spalle dell’altare della chiesa), il parlatorio, la sala capitolare, la struttura dell’imponente volta della navata della chiesa, le terrazze – da cui si gode un magnifico panorama sulla città e gli edifici circostanti -, i locali di servizio alla vita pratica come la lavanderia e il magazzino dell’olio.

Santa Caterina, altare dedicato alla santa
Santa Caterina, altare dedicato alla santa

In questi ambienti è stata aperta la pasticceria “I segreti del chiostro”, che ripropone gli squisiti dolci che resero celebre il monastero santa Caterina. Qui le monache – modellando e colorando la pasta di mandorle e miele – producevano la deliziosa frutta chiamata martorana, dal nome della fondatrice del monastero Eloisa Martorana. Secondo la tradizione questa frutta fu ideata in occasione della visita di un vescovo o di un re per decorare gli alberi spogli del chiostro. Limoni e mandarini in pasta di mandorle furono appesi tra i rami degli alberi, modellati e colorati con tale perizia da sembrare veri. L’illustre ospite rimase colpito dalla frutta che, fuori stagione, abbondava sugli alberi delle suore, e fu ancora più sbigottito nell’assaggiare un limone, che profumava di mandorle e aveva un sapore squisito. Conquistato dall’inganno si complimentò con la superiora, che confessò di aver preparato tutto in suo onore.

Chiesa del Gesù o Casa Professa: testimonianza della presenza dei Gesuiti in Sicilia, è la prima chiesa che venne eretta nella regione dalla confraternita nel 1564. Nota anche come Casa Professa, è uno dei capolavori più significativi dell’arte barocca siciliana e la maggiore impresa decorativa realizzata a marmi mischi, che ricoprono completamente le pareti di tutto l’edificio. Costruita sul luogo di una precedente chiesa, presentava originariamente una sola navata. Alla fine del Cinquecento vennero demoliti i muri divisori delle cappelle, intervento che la trasformò in chiesa a tre navate, mentre nel Seicento fu ampliata l’abside e il transetto, assumendo l’assetto attuale. La cupola e il soffitto della navata centrale vennero distrutti dai bombardamenti aerei della Seconda Guerra Mondiale, e prontamente ricostruiti.

Chiese di Palermo. Chiesa del Gesù, le cappelle
Chiesa del Gesù, le cappelle

L’interno a tre navate è caratterizzato dalle profonde cappelle intercomunicanti e da una decorazione ricchissima e sovrabbondante con tarsie policrome marmoree in marmo mischio e tramischio, stucchi, sculture e pitture. In particolare merita attenzione il programma iconografico e la sua resa artistica nel presbiterio e nell’abside, curati nei minimi dettagli: si dispiega qui il Mistero del Cristo raffigurato con episodi tratti dal Nuovo e dal Vecchio Testamento. I grandi pannelli intarsiati di marmi colorati e pasta di vetro raffiguranti paesaggi sono opera di Antonio Grano: su di essi si stagliano gruppi marmorei opera di Gioacchino Vitaliano su disegno di Giacomo Serpotta.

Santa Maria in Valverde: chiesa risalente al Trecento annessa a un grande monastero carmelitano oggi non più esistente. A partire dal 1633 venne sottoposta a un progetto di trasformazione grazie alla donazione di un ricco mecenate – Camillo Pallavicino – in seguito all’ingresso nel monastero dell’unica sua figlia. I lavori subirono un’interruzione probabilmente a causa della morte del Pallavicino, per essere poi ripresi alla fine del secolo. La chiesa presenta una pianta rettangolare con il coro all’ingresso sorretto da un grande arco. Il sottocoro venne affrescato nel 1750 da Olivio Sozzi, mentre gli affreschi della volta sono andati in parte perduti a causa del crollo di un tratto del soffitto. Sulle pareti laterali si ammirano quattro preziosi altari decorati in marmi mischi e stucchi, fra i quali il più importante è quello dedicato a santa Lucia, con colonne tortili in marmo rosso e la statua della santa inserita all’interno di una magnifica fuga prospettica.

Chiese di Palermo. San Giuseppe dei Teatini. Volta del transetto e della cupola
San Giuseppe dei Teatini. Volta del transetto e della cupola

San Giuseppe dei Teatini: la chiesa su trova nel cantone occidentale della celeberrima piazza dei Quattro Canti, il quadrivio formato da via Maqueda e via Vittorio Emanuele. Costruita tra il 1612 e il 1645 su progetto dell’architetto teatino Giacomo Besio, testimonia con la sua collocazione nel cuore della città l’importanza raggiunta dell’ordine nel Seicento. La chiesa fu edificata insieme al monastero annesso nonostante l’opposizione dei padri gesuiti, e presenta  un interno grandioso, decorato tra la metà del XVII secolo e la fine del XVIII: a tre navate divise da colonne monilitiche in marmo di Billiemi, disposte a file di quattro, con copertura a cupolette nelle navate laterali e a volta nella navata centrale. All’incrocio delle navate con il transetto si eleva la cupola a calotta maiolicata all’esterno, poggiante su colonne binate anch’esse monolitiche. Le coperture delle navate e della cupola sono decorate con stucchi e affreschi, nel transetto opera di Serpotta. La facciata presenta una forma peculiare, derivante dalla sua posizione allo spigolo su piazza Quattro Canti: qui è delimitata dalla convessità della piazza, cui corrisponde un’analoga simmetrica convessità sullo spigolo opposto, chiamato per questo motivo “quinto canto”.

Chiese di Palermo. San Domenico, facciata
San Domenico, facciata

San Domenico: affaccia sulla piazza omonima con un prospetto barocco decorato da statue di santi e papi domenicani, fiancheggiato da due campanili, realizzato nel 1726. La chiesa fu edificata prima, a partire al 1640, abbattendo una chiesa rinascimentale precedente. L’interno presenta un sobrio e severo stile barocco, tipico delle chiese dell’ordine domenicano, a croce latina a tre navate, divise da sedici colonne monolitiche in marmo di Billiemi. Fra tutte le chiese di Palermo merita inoltre una visita perché è il Pantheon degli illustri di Sicilia, uomini e donne che si distinsero nell’arte, nella letteratura, nella poesia, nell’amministrazione pubblica, nel diritto… L’idea venne lanciata dal mecenate Agostino Gallo nel 1853, in seguito a una visita nella basilica di santa Croce a Firenze. Oggi nella chiesa sono ospitate quasi cento lapidi, targhe, tombe e cenotafi, tra i quali quelli di Francesco Crispi, Giacomo Serpotta, Rosolino Pilo, Luigi Tukory, Pietro Novelli, Ruggero Settimo… Lungo la navata di destra riposano le spoglie delle vittime delle stragi di Capaci e via d’Amelio – fra cui Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Oltre alla chiesa sono visitabili la sagrestia, il chiostro, la sala del calendario, che custodisce un calendario liturgico del 1723.

Ho visitato le chiese di Palermo in occasione di un fine settimana trascorso nel capoluogo siciliano. Durante la mia permanenza ho ammirato alcuni dei numerosi oratori cittadini, espressione delle oltre cento compagnie che tra Sei e Settecento svolgevano le proprie attività devozionali e caritatevoli e si riunivano in luoghi di culto a loro riservati. In particolare, ho trascorso molto tempo contemplando i sublimi cicli decorativi realizzati da Giacomo Serpotta, maestro insigne dell’arte dello stucco, negli oratori di san Mercurio, del SS. Rosario di santa Cita, di san Lorenzo e del SS. Rosario di san Domenico. Ad essi ho dedicato un articolo.

Informazioni utili: per organizzare la visita delle chiese di Palermo indicate nel mio itinerario occorre un po’ di preparazione. Ogni chiesa ha infatti un orario e una gestione a se stante. Questi i siti internet di riferimento dei quali mi sono avvalsa:

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