La vasca di Bagno Vignoni, con il loggiato e la chiesa di san Giovanni Battista

Bagno Vignoni, dove l’acqua termale macinava il grano della Val d’Orcia

La vasca di Bagno Vignoni, con il loggiato e la chiesa di san Giovanni Battista
La vasca, con il loggiato e la chiesa di san Giovanni Battista

Bagno Vignoni, frazione del Comune di San Quirico d’Orcia, è un piccolo borgo celebre per la sua piazza di acqua calda, una grande vasca d’acqua termale attorno alla quale si dispone l’intero nucleo abitato con la chiesa, il loggiato, i palazzi patrizi. Nel Medioevo e nel Rinascimento questo luogo godeva di grande fama, attirando personaggi illustri come santa Caterina da Siena, che vi soggiornò fra il 1362 e il 1367, e Lorenzo il Magnifico, giunto qui per curarsi nel 1490. La sua notorietà, alimentata dalle opere d’arte, dalla letteratura e dal cinema (tra tutte “Nostalghia” di Andrej Tarkovskij), lo ha reso una delle mete iconiche della Val d’Orcia e della Toscana, insieme al paesaggio circostante fatto di muri a secco, coltivazioni a vite e ulivo, alberi isolati e boschi.

La rupe di acqua calcarea
La rupe di acqua calcarea

Centro termale noto fin dall’antichità, le acque di Bagno Vignoni scaturiscono a 50° dal sottosuolo e vengono tutt’oggi utilizzate per curare affezioni reumatiche e artritiche: la presenza di tali sorgenti non solo ha determinato la struttura urbanistica del borgo, unico al mondo, ma ha permesso la nascita e lo sviluppo di una fiorente attività produttiva molitoria e, ancor prima, ha definito la conformazione del paesaggio, con i suoi banchi di travertino formati dai depositi carbonatici dell’acqua termale. Ancor oggi nelle cave abbandonate di travertino nei pressi di Bagno Vignoni l’acqua termale fuoriesce in qualche punto, creando ninfei naturali e alimentando ininterrottamente il processo di sedimentazione. Nello stretto nesso intercorrente tra la vegetazione, le acque e i travertini risiede la peculiarità di questo borgo e la presenza dell’uomo che – nel corso dei secoli – ne ha modellato l’aspetto.

Il parco dei mulini di Bagno Vignoni
Il parco dei mulini

Collocato tra l’alta Val d’Orcia e le ultime propaggini dell’Amiata, allo sbocco dell’Orcia verso la Maremma, Bagno Vignoni era toccato da un reticolo di strade e collegamenti tra cui la via Francigena-Cassia, la strada ferrata Siena-Grosseto (risalente al Granducato dei Lorena), i cammini della transumanza verso la Maremma. La presenza umana è attestata sin dall’antichità, come testimonia il ritrovamento di iscrizioni funerarie di epoca romana. Anche il nome del corso d’acqua Orcia, che lambisce l’abitato, potrebbe derivare dalla divinità etrusca Horchia o dalla famiglia romana Urcia.

Il nome di “Bagno” compare per la prima volta in un documento del 995, quando il luogo era possesso dei monaci di Abbadia di San Salvatore sul Monte Amiata. Controllato dai signori di Tintinnano, nel 1230 venne conquistato dai Senesi e dal 1274 divenne possesso dei Salimbeni. Nelle guerre fra Siena e i suoi vicini, Bagno Vignoni fu più volte distrutto e ricostruito: il motivo del contendere risiedeva forse nella sua specificità produttiva, ovvero nella perenne attività dei suoi mulini.

Gorelli di adduzione delle acque al sistema dei mulini
Gorelli di adduzione delle acque al sistema dei mulini

Grazie infatti alle acque termali il borgo fu il principale polo molitorio della Val d’Orcia, terra vocata alla coltivazione cerealicola: si può davvero dire che a Bagno Vignoni l’acqua termale macinava il grano. I mulini – costruiti in epoca ignota e forse menzionati per la prima volta in un documento del 1207 – erano alimentati dalla sorgente termale: un vantaggio produttivo invidiabile, dal momento che gli impianti non dovevano dipendere dal regime stagionale del torrente Orcia e potevano dunque lavorare continuativamente durante tutto l’anno. Accanto ai mulini, nel 1416 era documentata anche l’esistenza di gualchiere. In epoca settecentesca l’assetto produttivo era già quello definitivo, corrispondente alla situazione attuale: quattro mulini, disposti ad altezze diverse lungo la rupe di travertino che dal borgo degrada verso l’Orcia, chiamati in base alla loro collocazione il “mulino da capo”, il “mulino buca”, il “mulino di mezzo” e il “mulino da piedi”.

La fabbrica ad uso delle docce
La fabbrica ad uso delle docce

In virtù di una rete di canalizzazioni idrauliche e di “gorelli” – portati alla luce in prossimità della rupe – i mulini erano alimentati direttamente dall’acqua dei bagni, e disposti a poca distanza l’uno dall’altro. Sono rimasti in funzione sino agli anni Cinquanta del Novecento, per venire poi abbandonati. Oltre alla loro alimentazione essi presentano un’ulteriore peculiarità: i due più in alto sono completamente ipogei, scavati dentro la rupe formata dai depositi carbonatici della stessa acqua che ne muoveva le macine. Nella roccia erano scavati anche le vasche di accumulo delle acque, i canali di adduzione e quelli di deflusso. I due mulini più in basso erano in parte interrati, in parte costruiti.

Il controllo senese su Bagno Vignoni terminò con la guerra fra Firenze e Siena, la sconfitta senese e il passaggio dei territori sotto il controllo di Cosimo I de’ Medici, poi Granduca di Toscana. Nel 1676 il borgo fu ceduto al cardinale Flavio Chigi, che trasmise la proprietà alla sua famiglia. Pochi anni fa la concessione è stata revocata dalla Regione Toscana e ceduta al Comune di San Quirico d’Orcia.

Loggiato
Loggiato

Il centro del borgo è senz’altro rappresentato dalla sua piazza d’acqua, attorno alla quale affacciano il loggiato e la cappella, entrambi dedicati a santa Caterina da Siena, e i palazzi “patrizi”. Dalla parte alta della piazza parte un sentiero che conduce alla soprastante rocca medievale, risalente all’XI secolo e inizialmente di proprietà dell’abbazia di Sant’Antimo. Del castello rimane una torre mozzata (in origine il mastio), una delle porte di accesso, un tratto di mura con la torre d’angolo e la chiesa romanica di san Biagio, a navata unica senza abside e con il campanile a vela. Dalla chiesa proviene il fonte battesimale cinquecentesco che si trova nella Collegiata di San Quirico d’Orcia.

Dirigendosi dalla piazza d’acqua verso la rupe di Bagno Vignoni si nota la rete di gorelli e canali a servizio dei mulini, scavati direttamente nel banco di travertino e riportati alla luce. Si osservano inoltre una vasca di accumulo e la fabbrica ad uso delle docce, un complesso risalente al Settecento e utilizzato fino alla seconda metà dell’Ottocento, di cui si osservano quattro cellette. Nei pressi si ergeva infine la Torre dei Mulini, risalente al XII secolo e crollata alla metà dell’Ottocento, forse a causa del movimento verso valle del banco di travertino: esterna all’abitato, la torre era probabilmente destinata alla difesa dei mulini sottostanti.

La chiesa di san Biagio @ Mario Llorca
La chiesa di san Biagio @ Mario Llorca

Informazioni utili: sul portale turistico del Comune di San Quirico d’Orcia sono disponibili informazioni e contatti utili alla visita www.comunesanquirico.it. Una giornata a Bagno Vignoni può accompagnarsi alla scoperta del patrimonio storico-artistico, paesaggistico ed eno-gastromico della zona. A breve distanza si trovano infatti, oltre a San Quirico d’Orcia, Castiglione d’Orcia, Montalcino, Pienza, l’abbazia di Sant’Antimo, Montepulciano, la magnifica Villa la Foce, Chiusi.

Per la redazione di questo articolo è stato di grande interesse lo studio pubblicato in occasione del progetto di restauro dei mulini di Bagno Vignoni, pubblicato con il titolo “Bagno Vignoni e le sue acque. Progetto e restauro di un paesaggio storico”.

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