Santa Prassede. Presbiterio, dettaglio dei mosaici voluti da Pasquale I

Santa Prassede a Roma, la chiesa dagli splendidi mosaici altomedievali

Santa Prassede. Sacello di san Zenone, volta con Cristo Pantocratore entro un clipeo sostenuto da quattro angeli
Sacello di san Zenone, volta con Cristo Pantocratore entro un clipeo sostenuto da quattro angeli

La chiesa di santa Prassede è uno dei tesori d’arte e di fede più importanti di Roma: gli splendidi mosaici dell’abside e quelli della cappella di san Zenone risalenti al pontificato di Pasquale I (817-824) non hanno eguali nel medioevo romano per ricchezza e complessità, e testimoniano l’importanza del luogo e della sua storia.

Pasquale I edificò l’attuale basilica su un precedente Titulus Praxedis risalente al V secolo, sorto in seguito alla costruzione della vicina basilica di santa Maria Maggiore voluta da Sisto III (432-440). Prassede, figlia del senatore Pudente, avrebbe fatto costruire un battistero per battezzare coloro che si convertivano al cristianesimo, e una chiesa per nascondere i cristiani perseguitati dall’imperatore Antonino Pio. Dopo la sua morte la fanciulla venne sepolta insieme ai martiri nel cimitero di Priscilla, con la sorella Pudenziana e il padre. Pasquale I – che durante il suo pontificato fece restaurare anche la chiesa di Santa Cecilia in Trastevere per traslarvi le reliquie della santa – ricostruì l’antico Titulus deponendovi i resti di santa Prassede, insieme a quelli di Pudenziana e dei martiri cristiani.

Dettaglio delle colonne architravate e di uno dei due poggioli realizzati per volere di san Carlo Borromeo sull'arco trionfale
Dettaglio delle colonne architravate e di uno dei due poggioli realizzati per volere di san Carlo Borromeo sull’arco trionfale

La primitiva struttura della chiesa si è mantenuta nei secoli, nonostante gli interventi successivi, con un corpo longitudinale diviso in tre navate da due file di colonne architravate, un breve transetto e l’abside. La chiesa era preceduta da un quadriportico (oggi cortile) antistante la facciata, raggiungibile percorrendo una lunga scalinata. Sotto l’abside si estende la cripta e a metà della navata destra si apre la cappella di san Zenone. Insieme alla basilica venne costruito il monastero, affidato a monaci greci. Nel 1198 il complesso di santa Prassede venne affidato da papa Innocenzo III ai monaci Vallombrosani, fondati da san Giovanni Gualberto e raccolti attorno all’abbazia di Vallombrosa, monaci che ancora oggi ne hanno la gestione. Tra i vari interventi di consolidamento e modifica dell’impianto originario che si sono seguiti nel corso dei secoli, vi furono la realizzazione dei tre arconi trasversali su pilastri – che divisero la navata centrale in quattro parti uguali – la costruzione del campanile nel XIII secolo – elevato sulle mura perimetrali del braccio sinistro del transetto – gli interventi voluti da san Carlo Borromeo (divenuto titolare della basilica nel 1564) con il rinnovamento del presbiterio, la decorazione manierista della navata centrale con le Storie della Passione commissionata da Alessandro de’ Medici alla fine del Cinquecento.

Abside. In basso a destra il dettaglio delle colonne del I-II secolo d.C. provenienti da Corinto
Abside. In basso a destra il dettaglio delle colonne del I-II secolo d.C. provenienti da Corinto

Il presbiterio e in particolare l’abside di santa Prassede erano il luogo culminante dell’intero progetto culturale di Pasquale I, con la luce delle finestre – in seguito chiuse – riverberante sull’oro dei mosaici. Accanto all’altare si trovano due quinte laterali, edificate nel Settecento inglobando le sei colonne monolitiche originarie, di reimpiego, risalenti al I-II secolo d.C.: scanalate e ritmate da fasce di foglie d’acanto, queste colonne provengono da Corinto e rappresentano un modello utilizzato anche a Roma, come testimoniano gli affreschi della casa di Livia sul Palatino. Sulla finestra centrale dell’abside venne apposto un quadro di Domenico Maria Muratori raffigurante santa Prassede intenta a raccogliere e conservare il sangue dei martiri in un pozzo.

La decorazione musiva del catino absidale riprende il programma iconografico dei mosaici della basilica dei santi Cosma e Damiano al Foro Romano. Divisa in due parti, nella parte superiore mostra Cristo in piedi, sovrastato dalla mano del Padre recante una corona: alla sua sinistra san Pietro insieme a santa Pudenziana e a un diacono (forse san Zenone o san Ciriaco), alla sua destra san Paolo con santa Prassede. Entrambe le fanciulle hanno un diadema in testa e indossano una ricca veste di tipo bizantino. Accanto a Prassede vi è papa Pasquale I, con il nimbo quadrato perché ancora in vita al momento della realizzazione dei mosaici, recante un modellino della chiesa da lui edificata. Il fiume Giordano, raffigurato sotto i piedi degli astanti, delimita la parte superiore della decorazione da quella inferiore, dove si trova Cristo-Agnello collocato sopra un’altura da cui sgorgano i quattro fiumi del Paradiso, affiancato da dodici agnelli (gli apostoli): all’estrema sinistra la rappresentazione di Betlemme, all’estrema destra la città di Gerusalemme. Al di sotto corre un’iscrizione che ricorda la costruzione della chiesa voluta da Pasquale I in onore della “pia Prassede” per raccogliere i corpi di numerosi santi.

Santa Prassede. Sacello di san Zenone, dettaglio della nicchia con l’Agnello sul monte, affiancato da due cervi che si abbeverano ai quattro fiumi. A destra la discesa di Cristo nel Limbo. In basso le raffigurazioni a mezzo busto della Vergine, santa Prassede, Pudenziana e Teorora vivente
Sacello di san Zenone, dettaglio della nicchia con l’Agnello sul monte, affiancato da due cervi che si abbeverano ai quattro fiumi. A destra la discesa di Cristo nel Limbo. In basso le raffigurazioni a mezzo busto della Vergine, santa Prassede, Pudenziana e Teorora vivente

Al centro dell’arco absidale è rappresentato l’Agnello, affiancato da sette candelabri, da quattro angeli, dal teatramorfo e da ventiquattro vegliardi, che offrono corone d’oro. L’intradosso dell’arco è ornato da un motivo floreale che culmina al centro con il monogramma di Pasquale I. Anche l’arco trionfale è completamente decorato da mosaici, raffiguranti al centro la città di Gerusalemme quale recinto gemmato: al suo interno in alto si osserva Cristo, affiancato da due angeli, da Maria e san Giovanni Battista, da santa Prassede e san Pietro. Seguono apostoli e santi, insieme a Mosé ed Elia. Le porte di Gerusalemme sono aperte e custodite da due angeli: all’esterno si dispiega la folla degli eletti che vogliono essere ammessi alla città celeste, preceduti da angeli. Nel registro inferiore dell’arco si osservano altre moltitudini, recanti palme e corone: purtroppo questa parte è andata perduta nella costruzione di due poggioli, voluti da san Carlo Borromeo quali luogo di ostensione delle reliquie.

Santa Prassede. Sacello di san Zenone, parete di ingresso con la Croce su trono gemmato, adorata dai santi Pietro e Paolo posti ai lati
Sacello di san Zenone, parete di ingresso con la Croce su trono gemmato, adorata dai santi Pietro e Paolo posti ai lati

Anche la cripta, come il presbiterio, venne trasformata nel Settecento: la camera delle reliquie collocata sotto l’altare fu aperta, portando alla luce molti resti e due sarcofagi contenenti, secondo le iscrizioni, le reliquie di santa Prassede e santa Pudenziana. Fu creata una cappellina per i sarcofagi, collegata direttamente alla navata centrale, mentre la parte più antica della cripta, di forma semianulare, fu preservata: ancora oggi è interamente rivestita dalle originarie lastre marmoree. Tramite una scaletta la cripta è collegata alla cappella del Crocifisso, ricavata nel braccio destro dell’antico transetto, forse nel XIII secolo. La cappella deriva il suo nome da un Crocifisso ligneo del XIV secolo che secondo la tradizione avrebbe parlato a santa Brigida di Svezia (1303-1373).

Sacello di san Zenone, portale di ingresso sormontato da un mosaico a due serie di clipei
Sacello di san Zenone, portale di ingresso sormontato da un mosaico a due serie di clipei

Percorrendo la navata destra sul primo pilastro si trova la tomba di mons. Giovanni Battista Santoni, il cui ritratto è riconosciuto quale opera giovanile di Gian Lorenzo Bernini. A metà della navata di destra si trova l’ingresso al sacello di san Zenone, realizzato da Pasquale I come cappella funeraria per la madre Teodora e dove, secondo la tradizione, riposano anche le spoglie del pontefice (in realtà sepolto a san Pietro). L’ingresso è costituito da un portale realizzato con elementi di reimpiego, sormontato da un mosaico a due serie di clipei: nella fascia inferiore troviamo al centro la Madonna col Bambino, affiancata da due santi (forse san Valentino e san Zenone) e quattro sante; nella fascia superiore Cristo con i dodici apostoli. Negli angoli compaiono forse Elia e Mosè, sempre entro clipei. Nei due riquadri in basso, ottocenteschi, i due papi Pasquale I e il successore Eugenio II.

All’interno il sacello è comunicante con due ambienti laterali, la cappella della sacra Colonna e la cappella del card. Coetivy, ed è interamente decorato a mosaico: la volta rappresenta il Cristo Pantocratore entro un clipeo sostenuto da quattro angeli. Nella parete in controfacciata vi è la Croce su trono gemmato, adorata dai santi Pietro e Paolo posti ai lati. Sulla parete di sinistra vi sono le sante Agnese, Pudenziana e Prassede, raffigurate in processione verso l’altare offerenti corone; nell’intradosso dell’arco Cristo che discende agli inferi per liberare Adamo ed Eva; la nicchia sottostante mostra l’Agnello sul monte, affiancato da due cervi che si abbeverano ai quattro fiumi e, nella fascia inferiore, le raffigurazioni a mezzo busto della Vergine, santa Prassede, Pudenziana e Teorora vivente.

Santa Prassede. Sacra colonna
Sacra colonna

Sulla parete dell’altare in alto si osservano Maria e san Giovanni Battista ai lati di una finestra; nell’intradosso spire vegetali con fiori e animali; nella nicchia sottostante la Trasfigurazione, con Gesù affiancato da Mosé ed Elia e gli apostoli; nell’absidiola sopra l’altare un altro mosaico mostra la Vergine con il Bambino benedicente, insieme alle sante Prassede e Pudenziana. Sulla parete destra vi sono infine Giovanni, Andrea e Giacomo e, nella lunetta sottostante, Cristo benedicente tra due personaggi (forse san Valentino e san Zenone).

A destra del sacello si apre la cappella della sacra Colonna, portata a Roma nel 1223 dal cardinale Giovanni Colonna, legato apostolico in Siria: è tradizionalmente ritenuta quella a cui fu legato Cristo per essere flagellato. Lungo il fianco della navata si aprono altre due cappelle, la Cappella Cesi e la Cappella dedicata a san Bernardo degli Uberti. Giunti al fondo della chiesa si possono ammirare gli affreschi lungo le pareti della navata centrale, eseguiti tra il 1594 e il 1596 per volere di Alessandro de’ Medici e dedicati alle Storie della Passione, mentre sulla parete della controfacciata si ammira l’Annunciazione. Il pavimento della navata è neocosmatesco, risalente al 1916-1918 in sostituzione di quello settecentesco a lastre marmoree, mentre il soffitto ligneo a cassettoni fu realizzato nel 1868 con il legno proveniente dalle foreste dell’abbazia di Vallombrosa. Il cortile esterno è delimitato da edifici che tracciano il perimetro dell’antico quadriportico, collegato tramite una scala a doppia rampa alla sottostante via San Martino ai Monti.

Gli affreschi della navata centrale con le Storie della Passione
Gli affreschi della navata centrale con le Storie della Passione

Rientrando in chiesa sul lato sinistro della parete di fondo si osserva una piccola architettura che inquadra una lastra di marmo nero, la pietra dove – secondo la tradizione – dormiva santa Prassede. Percorrendo la navata sinistra s’incontrano quattro cappelle, tra cui quella dedicata a san Carlo Borromeo, la cappella Olgiati, la cappella dedicata a san Giovanni Gualberto, fondatore dei monaci vallombrosani. Vi è quindi la sagrestia, che sopra l’altare custodisce una pala raffigurante il santo nella chiesa fiorentina di san Miniato al Monte, mentre riceve dal Crocifisso l’assenso per il perdono concesso all’omicida del fratello.

Per approfondire la storia e le opere custodite nella chiesa di santa Prassede consiglio il volume di Paola Gallio dedicato alla basilica, a cui ho fatto in parte ricorso per la redazione di questo articolo. Per chi vuole accompagnare la visita di santa Prassede a uno dei monumenti situati nelle sue vicinanze, ci sarà solo l’imbarazzo della scelta: la zona è infatti ricchissima di luoghi da scoprire e ammirare, a partire dalla basilica di santa Maria Maggiore, una delle quattro basiliche papali insieme a san Pietro, san Paolo fuori le Mura e san Giovanni in Laterano. San Giovanni in Laterano è raggiungibile percorrendo via Merulana, via sulla quale affaccia Palazzo Merulana, sede della collezione d’arte della famiglia Cerasi.

Altre immagini di santa Prassede:

Mappa della chiesa di santa Prassede:

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