Duomo di san Martino

Il Duomo di san Martino a Lucca, crocevia di storia, arte e fede

Duomo di san Martino
Duomo di san Martino

Il Duomo di san Martino con i suoi 950 anni di storia racconta le trasformazioni e i cambiamenti che interessarono Lucca nel corso dei secoli, testimonia la fede dei pellegrini francigeni che vi si fermavano per adorare il Volto Santo, custodisce fra le proprie mura capolavori come la dolce effige di Ilaria del Carretto, le pale del Ghirlandaio e fra’ Bartolomeo. E’ un luogo imperdibile per chi voglia avvicinare la conoscenza della città, della sua storia e della sua arte: vi dedico alcuni riferimenti, invitando alla scoperta di questo straordinario patrimonio storico e culturale.

Fondato nel VI secolo da san Frediano, vescovo di origine irlandese, San Martino divenne sede vescovile dall’VIII secolo al posto dell’antica chiesa dei santi Giovanni e Reparata. Fu ricostruito nel 1060 per volere del vescovo Anselmo da Baggio, che dieci anni dopo – divenuto papa Alessandro II – inaugurò il nuovo edificio alla presenza di Matilde di Canossa (il cui padre, Bonifazio, fu vicario imperiale nella vicina san Miniato). Altri rifacimenti si susseguirono nei secoli seguenti, nel XIII, XIV e XV secolo, fino al XVI e XVII secolo, quando vennero realizzate le cappelle del Sacramento e del Santuario.

Facciata, dettaglio delle loggette
Facciata, dettaglio delle loggette

La facciata del Duomo di san Martino è romanica e asimmetrica, perché addossata al campanile: si sviluppa in tre ordini di loggette poste al di sopra di un profondo portico terreno, aperto in tre arcate su pilastri compositi. Nei pennacchi degli archi si appoggia sopra mensole un gruppo (in copia, l’originale all’interno) con san Martino e il mendico. La parte superiore della facciata è opera di maestro Guidetto da Como (il suo nome è inciso nella prima loggetta, con la data 1204) e si sviluppa nella ricchezza delle tarsie in marmo bianco e nero e nelle varietà di fogge delle colonnine.

Il campanile, a destra della facciata, fu terminato nel XIII secolo in forme lombarde, ed è aperto nella progressione di monofore e quadrifore. Il suo basamento fu probabilmente realizzato prima del portico, come si presume dalla minore ampiezza dell’arcata che vi è addossata: su di esso si innalzano cinque livelli divisi da cornici marcapiano, i primi tre – come il basamento – in pietra di Guamo, gli ultimi due in calcare bianco di san Giuliano. La cella campanaria ospita sette campane, di cui le più antiche risalenti al XIII secolo. Le due campane aggiunte nel XIV secolo recano le effigi del Volto Santo e di Castruccio Castracani, il grande condottiero lucchese.

Portico, bassorilievi con le Storie di san Martino e i Lavori dei dodici mesi dell'anno
Portico, bassorilievi con le Storie di san Martino e i Lavori dei dodici mesi dell’anno

Nella parete di fondo del portico, ornata da fasce marmoree, si aprono tre portali con decorazione risalente al 1233, opera in gran parte di un ignoto maestro lombardo. In particolare si notano, a fianco del portale centrale, i bassorilievi con Quattro storie di san Martino e i Lavori dei dodici mesi dell’anno, nella lunetta del portale di destra la Decapitazione di san Regolo, nella lunetta del portale di sinistra la Deposizione attribuita a Nicola Pisano, autore anche dell’architrave con Annunciazione, Natività ed Adorazione dei Magi. Sul pilastro a ridosso del campanile si osserva un’affascinante labirinto, che riproduce quello della cattedrale di Chartres: simbolo legato al tema del pellegrinaggio, si trova anche in altre chiese poste lungo la via Francigena (come, ad esempio, la chiesa di san Pietro a Pontremoli).

Portico, dettaglio
Portico, dettaglio

L’interno del Duomo di san Martino è a croce latina, con tre navate, transetto e abside semicircolare: rivela, nella verticalità delle sue forme gotiche, l’opera di rinnovamento realizzata dalla seconda metà del XIV secolo. Sopra le arcate della navata centrale si aprono le logge del finto matroneo, articolate in coppie di trifore. In controfacciata si trovano il gruppo originale del San Martino e il mendico del XIII secolo e un affresco di Cosimo Rosselli rappresentante la Storia del Volto Santo. Le due acquasantiere sono di Matteo Cividali, autore anche del pergamo, alla cui scuola è riconducibile il pavimento in marmi policromi a disegno geometrico. Lungo la navata destra si susseguono altari ornati da pale cinquecentesche, tra le quali l’Ultima cena del Tintoretto: la tela è una delle ultime del pittore, realizzata con l’aiuto del figlio Domenico nel 1594, l’anno della sua morte.

Duomo di san Martino, la parte absidale esterna
Duomo di san Martino, la parte absidale esterna

Si accede quindi alla Sagrestia, sul cui altare si ammira una splendida Sacra conversazione di Domenico Ghirlandaio risalente al 1479, corredata da una predella di bottega. Al centro della composizione si trovano la Madonna in trono e il Bambino benedicente, ai lati san Clemente (con la tiara papale) e san Sebastiano (con la freccia in mano) e, in primo piano, san Pietro con le chiavi e san Paolo con la spada. Al di sopra si ammira una lunetta con il Cristo morto sorretto da Nicodemo, opera di Filippino Lippi e collaboratori.

Nella sagrestia si trova la Tomba di Ilaria del Carretto, seconda moglie di Paolo Guinigi – signore di Lucca – morta di parto l’8 dicembre 1405 a soli ventisei anni: la tomba è il capolavoro di Jacopo della Quercia, che l’ultimò nell’aprile 1407. Originariamente collocato nella cattedrale, sì da ostentare la supremazia sociale del Guinigi e la raffinata qualità della scultura, il monumento venne in seguito scomposto nelle sue varie parti e non ospitò più il corpo della giovane. Fu ricomposto nella sagrestia solo nel Novecento.

Jacopo della Quercia, Ilaria del Carretto
Jacopo della Quercia, Ilaria del Carretto

Si nota la forte influenza del gusto tardo-gotico di ascendenza francese, sia nell’impostazione compositiva associata alle sepolture regali, sia nella veste indossata da Ilaria, una pellanda di gusto franco-fiammingo: entrambi gli aspetti ricordano il modello dei celebri gisants dell’abbazia di Saint-Denis, e soprattutto di quelli di area borgognona. Ai piedi della donna giace un cagnolino, simbolo di fedeltà coniugale. Il basamento è composto da quattro lastre: i fianchi sono decorati con putti che sostengono festoni, un richiamo alla tradizione classica dai sarcofagi antichi, mentre su un lato corto campeggia lo stemma con i blasoni riuniti delle famiglie Del Carretto e Guinigi.

Tornando in chiesa, la prima cappella a destra dell’altare maggiore custodisce il monumentale altare di san Regolo di Matteo Cividali (1484), contenente l’urna sepolcrale del vescovo africano, le cui reliquie furono trasportate da Populonia a Lucca attorno al 780-85. All’angolo della Cappella del Santuario (l’ultima del transetto sinistro) si trova su uno zoccolo la statua di san Giovanni Evangelista di Jacopo della Quercia, mentre sull’altare della cappella la pala di fra’ Bartolomeo con Madonna col Bambino fra i santi Stefano e Giovanni Battista (1509). Il pittore, seguace di Savonarola, prese l’abito domenicano nel 1500 e tenne nel convento di san Marco a Firenze una scuola fino al 1517, anno della sua morte. Lungo la navata sinistra del Duomo di san Martino si susseguono – simmetricamente a quella di destra – altari con pale cinquecentesche tra cui la Presentazione di Maria al Tempio di Alessandro Allori.

Fra' Bartolomeo, Madonna col Bambino fra i santi Stefano e Giovanni Battista @ MuseoCattedraleLucca
Fra’ Bartolomeo, Madonna col Bambino fra i santi Stefano e Giovanni Battista @ MuseoCattedraleLucca

Al centro della navata destra si erge il tempietto del Volto Santo, costruzione ottagonale di Matteo Cividali risalente al 1482-1484. Contiene il Volto Santo, la reliquia più importante di Lucca, meta di pellegrinaggi fin dal Medioevo e tappa fondamentale lungo la via Francigena, dalla fama tanto estesa che anche Carlo Magno le rese omaggio: secondo La chevalerie Ogier de Danemarche, opera epica dell’XI-XII secolo, “Il re dei Franchi si fermò sulla riva / e ascoltò messa a San Martino il Grande. / Il Volto di Lucca vi si trovava a quei tempi, / alcuni dicono che c’è ancora. / Nicodemo lo fece a Gerusalemme, / Carlo gli offrì un pallio d’oro lucente“. Divenuta simbolo stesso della città, che dal XIII secolo lo rappresentava anche sulla propria moneta, è una croce-reliquiario scolpita nel legno nella prima metà dell’XI secolo, probabilmente di origine orientale. Secondo la leggenda tramandata dal diacono Leobino fu opera di Nicodemo, discepolo di Gesù, che però non osò realizzarne il volto, portato a compimento da mano divina: rimasto nascosto in Palestina fino al 742, il crocifisso fu collocato su una nave senza equipaggio e approdò nei pressi di Luni. Messo sopra un carro trainato da buoi, giunse infine a Lucca nell’842. In occasione delle feste in onore della Croce, il 3, 13 e 14 settembre di ogni anno, le porte della cappellina vengono aperte per consentire ai fedeli di adorare da vicino l’opera. Tra i più venerati d’Italia, è ricordato anche da Dante nel XXI canto dell’Inferno, quando uno dei diavoli di Malebranche grida a un lucchese dannato per baratteria “Qui non ha loco il Santo Volto! / qui si nuota altrimenti che nel Serchio!” (vv. 48-49).

Informazioni logistiche: per visitare il Duomo di san Martino consiglio di consultare il sito internet, www.museocattedralelucca.it/cattedrale-lucca/, sul quale è possibile reperire ogni informazione utile.

Altre immagini del Duomo di san Martino:

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