Museo dell'Opera del Duomo di Firenze

Il Museo dell’Opera del Duomo di Firenze e i suoi capolavori

Ricostruzione della facciata di Santa Maria del Fiore. Museo dell'Opera del Duomo di Firenze
Ricostruzione della facciata di Santa Maria del Fiore

Il Museo dell’Opera del Duomo è uno dei musei imperdibili di Firenze, sia per il novero dei suoi capolavori, sia per la conoscenza della storia e della storia dell’arte della città e della sua Cattedrale, sia per la bellezza del museo in sé – con spazi pieni di luce, allestimenti curati, un percorso di visita chiaro che invita all’approfondimento e alla sosta.

I suoi ambienti si articolano in luoghi ricchi di storia: qui infatti furono depositate le travi di legno – provenienti dalle foreste del Casentino – utilizzate dal Brunelleschi per l’innalzamento della cupola, qui furono scolpiti il David e il San Matteo di Michelangelo, inizialmente destinati alla cattedrale e oggi esposti al Museo dell’Accademia, e vennero infine riparate le sculture della facciata trecentesca quando venne smantellata nel 1587.

I capolavori che si ammirano lungo il percorso espositivo sono innumerevoli: in questo articolo indicherò quelli a mio avviso imperdibili.

Porte del Battistero. Museo dell'Opera del Duomo di Firenze
Porte del Battistero

Lo spazio scenograficamente più suggestivo del Museo dell’Opera del Duomo è senza alcun dubbio la Sala del Paradiso, così chiamata perché intende evocare in tutta la sua monumentale spazialità e luminosità la piazza tra il Duomo e il Battistero, chiamata appunto “Paradiso”: da un lato si ammirano le tre porte del Battistero, dall’altra la ricostruzione in scala 1:1 della facciata medievale del Duomo.

La facciata è la ricostruzione di quella avviata da Arnolfo di Cambio e proseguita da altri: il progetto originario s’interruppe e la decorazione non andò oltre i portali, rimanendo così fino a quando nel 1587 il granduca Francesco I de’ Medici non decise di rimuoverla per realizzarne un’altra di tipo rinascimentale (proponimento che non fu realizzato). La ricostruzione del Museo dell’Opera del Duomo è un modello fedele al vero e permette di apprezzare le sculture dalla stessa angolazione nella quale le ammirarono i fiorentini fino al XVI secolo. Tra le opere vi sono quelle di Arnolfo di Cambio scolpite per il timpano dei tre portali e dedicate alla Madonna – cui la Cattedrale di Santa Maria del Fiore è intitolata – nonché il San Giovanni evangelista di Donatello e il San Luca di Nanni di Banco.

Di fronte alla ricostruzione della facciata si ammirano le tre porte del Battistero, riparate nel Museo dell’Opera del Duomo per ragioni conservative dopo i lunghi anni del restauro. Al centro si ammira la Porta Est o “del Paradiso” di Lorenzo Ghiberti, realizzata fra il 1425 e il 1452 con Storie dell’Antico Testamento, capolavoro cui ho dedicato un articolo.

Il video della Porta del Paradiso del Ghiberti:

A sinistra si trova la Porta sud, la più antica delle tre Porte, realizzata da Andrea Pisano fra il 1330 e il 1336 su commissione dell’Arte di Calimala (l’arte dei mercanti). Definito “maestro delle porte”, Pisano eseguì le 28 formelle che la compongono, di cui 20 con episodi della vita di San Giovanni Battista – patrono del Battistero e della città di Firenze – e 8 con figure emblematiche. Le formelle sono intervallate da 74 fregi dorati, ognuno decorato con rosette alternate a diamanti, mentre agli angoli di ogni scena si trovano 48 teste di leone. Il Maestro – discepolo di Giotto – guardò al ciclo di mosaici del Battistero con la vita di san Giovanni Battista e agli affreschi di Giotto nella Cappella Peruzzi in Santa Croce a Firenze. E’ inoltre possibile che lo stesso Giotto abbia disegnato qualcuna delle scene o suggerito spunti.

Il video della Porta sud del Pisano:

Lorenzo Ghiberti, Porta nord del Battistero - dettaglio dei riquadri
Lorenzo Ghiberti, Porta nord del Battistero – dettaglio dei riquadri

A destra si erge infine la Porta Nord, realizzata dal Ghiberti tra il 1402 e il 1424 con ventotto rilievi narranti la Vita di Cristo, gli evangelisti e Padri della Chiesa. Per la realizzazione di quest’opera, inizialmente apposta nel portale est e poi spostata per lasciare la sede alla Porta del Paradiso, il Ghiberti – all’epoca diciottenne – vinse il celeberrimo concorso indetto nel 1401 superando concorrenti come Filippo Brunelleschi e Jacopo della Quercia. L’evento, spartiacque della storia dell’arte e assurto a data simbolo della nascita del Rinascimento, è simboleggiato dalle due formelle originali del Sacrificio d’Isacco, opera del Ghiberti e del Brunelleschi, presentate in concorso e oggi poste l’una accanto all’altra nel Museo Nazionale del Bargello.

Al di sopra delle tre porte si trovano i gruppi scultorei opera di Andrea Sansovino (raffigurante il Battesimo di Cristo), Giovan Francesco Rustici (Predica del Battista), Vincenzo Dati (Decollazione di San Giovanni Battista).

Arnolfo di Cambio, Maestà
Arnolfo di Cambio, Maestà

Alla luminosità e monumentalità della Sala del Paradiso fa eco un ambiente di grande fascino e raccoglimento, la Sala della Maddalena, al cui centro si trova la Maddalena penitente di Donatello. Risalente alla metà del Quattrocento, è una scultura intagliata nel legno, completata con aggiunte di gesso e stoppa e dipinta con elementi dorati nei capelli. La figura della Maddalena rappresenta due immagini di donne menzionate più volte nel Nuovo Testamento, identificate dalla pietà popolare in una sola: la Maria di Magdala che Gesù aveva liberato dai sette demoni e alla quale egli apparve dopo la resurrezione, e la prostituta pentita, ovvero la peccatrice convertita e salvata dal Cristo perché “aveva molto amato”, colei che – secondo la tradizione agiografica – avrebbe trascorso gli ultimi anni della sua vita in preghiera ed ascesi.

La scultura donatelliana esposta nel Museo dell’Opera del Duomo mostra una donna mistica e al contempo penitente, dal volto contrito e dal corpo scavato, provato dai digiuni e dalle veglie: i lunghissimi capelli ne avvolgono il corpo in una sorta di “pelliccia”, un abito umile al posto di quelli mondani portati da “peccatrice”, rievocando le vesti ferine del patrono della città san Giovanni Battista. La statua fu forse realizzata per il Battistero, in cui probabilmente era collocata a sinistra dell’altare maggiore.

Il video della scultura:

Michelangelo Buonarroti, Pietà Bandini
Michelangelo Buonarroti, Pietà Bandini

Accanto a questo ambiente si trova la Tribuna di Michelangelo, dedicata alla penultima scultura del Buonarroti, la Pietà Bandini, che il maestro concepì come il proprio monumento funerario. Capolavoro della vecchiaia, fu scolpita a Roma quando Michelangelo aveva settantadue anni, nel 1547, ma venne abbandonata nel 1555 dopo essere stata presa a martellate: il Vasari riporta che la causa di ciò fu il senso di frustrazione del Buonarroti per le impurità del blocco. Nelle sembianze di Nicodemo, che sorregge il corpo del Cristo deponendolo fra le braccia di Maria e di un’altra donna, Michelangelo raffigurò se stesso. Ammirando l’opera e conoscendone la storia è impossibile non pensare alla forza d’animo, di desiderio e muscoli che lo scultore settantenne espresse in quest’opera, uno sforzo compiuto mentre il suo stato spirituale veniva espresso in uno sonetto composto in quello stesso periodo: “Giunto è già ’l corso della vita mia, / con tempestoso mar, per fragil barca, / al comun porto, ov’a render si varca / conto e ragion d’ogni opra trista e pia.”

Salendo le scale del Museo dell’Opera del Duomo si giunge alla Galleria del Campanile, ambiente ricolmo dei capolavori che ornavano il Campanile di Giotto: sono stati riparati qui e sostituiti in loco con delle copie.

Donatello, sculture del campanile. Da sinistra Abacuc (o Eliseo?), Profeta pensieroso, Profeta imberbe. Donatello e Nanni di Bartolo, Sacrificio d'Isacco
Donatello, sculture del campanile. Da sinistra Abacuc (o Eliseo?), Profeta pensieroso, Profeta imberbe. Donatello e Nanni di Bartolo, Sacrificio d’Isacco

Lungo la parete sinistra sono disposti i cinquantaquattro rilievi che ornavano il primo e secondo registro della torre: composti da formelle esagonali sovrastate da losanghe, furono in gran parte opera di Andrea Pisano e bottega, realizzati a partire dal 1334. La serie, ultimata da Luca della Robbia fra il 1437 e il 1439 con le ultime cinque formelle, è una celebrazione della conoscenza, della creatività e del lavoro umano. Lungo la parete di destra, che oltre le aperture affaccia sulla grande Sala del Paradiso sottostante, sono disposte le sedici statue destinate al terzo registro del Campanile: tra di esse la sibilla Tiburtina, il re Davide, il re Salomone, la sibilla Eritrea, opere di Andrea Pisano e del figlio Nino risalenti al 1337-1341, il Geremia e lo Zuccone (il soprannome dato dai fiorentini ad Abacuc o forse Eliseo) di Donatello, il Profeta pensieroso e Profeta imberbe sempre di Donatello, il Sacrificio di Isacco di Donatello e Nanni di Bartolo. Al Campanile, alla sua storia e al suo apparato decorativo ho dedicato un articolo.

Il video della Galleria del Campanile:

Filippo Brunelleschi (attr.), Modelli lignei della cupola e delle tribune
Filippo Brunelleschi (attr.), Modelli lignei della cupola e delle tribune

Alla Galleria del Campanile segue la Galleria della Cupola, in cui sono esposti i modelli brunelleschiani della cupola e della lanterna e si ricostruisce la vicenda storica che portò alla realizzazione del progetto di Filippo Brunelleschi tra il 1418 e il 1436. Nella Galleria dei Modelli del Museo sono esposti sette grandi modelli lignei esemplificativi delle proposte avanzate per la nuova facciata rinascimentale del Duomo, da realizzarsi in sostituzione dell’opera medievale progettata da Arnolfo di Cambio e rimasta incompiuta: nessun progetto venne intrapreso e la facciata fu semplicemente dipinta in occasione delle nozze fra il principe Ferdinando con la principessa Violante di Baviera (celebrato nel 1689).

Il percorso di visita del Museo dell’Opera del Duomo prosegue nelle quattro sale dedicate agli arredi interni della Cattedrale: nella Sala delle Cantorie si ammirano i due straordinari pergami marmorei realizzati da Luca della Robbia (1432-1438) e Donatello (1433-1439) originariamente posti sulle pareti della Tribuna maggiore poco oltre l’altare. Entrambe le opere esprimono la gioia per il completamento della Cupola attraverso le figure di bambini e fanciulli, a testimonianza dell’interesse della cultura umanistica – e dell’arte figurativa quattrocentesca – per l’infanzia: lo stesso Filippo Brunelleschi – negli stessi anni della costruzione della Cupola – fu impegnato nella progettazione dell’Ospedale degli Innocenti, destinato ad accogliere ed educare i bambini abbandonati. L’allestimento attuale rende possibile il confronto fra l’arte dei due maestri e i loro stili, classico e idealizzato quello di Della Robbia, plastico e dalle superfici quasi rozze quello di Donatello.

Baccio Bandinelli, rilievi del coro
Baccio Bandinelli, rilievi del coro

Segue la sala del Coro marmoreo di Baccio Bandinelli, realizzato nel 1547 su commissione di Cosimo I de’ Medici in sostituzione di quello ligneo costruito nel 1436 dal Brunelleschi: anch’esso venne smantellato nel 1842 ed è testimoniato da un modello esposto. Sulle pareti della sala si ammirano i magnifici rilievi, raffiguranti profeti, apostoli e santi, nudi o abbigliati all’antica, che decoravano la recinzione.

La Sala del tesoro custodisce l’altare in argento, commissionato nel 1367 dall’Arte di Calimala, patrona del Battistero di San Giovanni, a Betto di Geri e Leonardo di ser Giovanni (quest’ultimo dal 1361 stava lavorando all’altare argenteo della Cattedrale di Pistoia). La sua realizzazione impegnò per oltre un secolo – fino al 1483 – alcuni dei più grandi artisti fiorentini di tutti i tempi, come Cennini, Michelozzo, Pollaiolo, Verrocchio.

Altare d'argento del Battistero di Firenze. Museo dell'Opera del Duomo
Altare d’argento del Battistero di Firenze

Destinato ad ornare l’altare del Battistero fiorentino in occasione delle feste solenni, narra in dodici formelle quadrangolari la storia di Giovanni Battista, patrono della città, del Battistero e del sacramento che qui si celebra. Al centro, entro una nicchia, troneggia la statua del santo opera dello scultore e architetto Michelozzo (che negli stessi anni stava realizzando il Palazzo di via Larga per i Medici), mentre una cornice lignea intagliata e dorata, eseguita dalla bottega di Giuliano da Maiano completa i profili superiore e inferiore. Nella stessa sala del Museo dell’Opera del Duomo si ammirano il parato di San Giovanni, avviato nel 1460 su disegni del Pollaiolo, e la Croce del Pollaiolo.

L’ultima area espositiva è dedicata all’Ottocento e, in particolare, alle proposte per la nuova facciata della cattedrale. Per selezionare e approvare il progetto definitivo furono necessari tre concorsi pubblici, indetti fra il 1859 e il 1867, al termine dei quali risultò vincitrice la proposta di Emilio de Fabris (autore anche della tribuna della Galleria dell’Accademia nella quale nel 1873 fu collocato il David di Michelangelo). La facciata del Duomo venne ultimata nel 1887. Negli spazi del Museo dell’Opera sono esposti i progetti presentati e alcuni elementi decorativi come sculture, dipinti, componenti delle nuove porte bronzee.

Informazioni utili: per visitare il Museo dell’Opera del Duomo suggerisco di consultarne modalità e orari sul sito internetduomo.firenze.it. Per la redazione di questo articolo mi sono avvalsa di fonti diverse, tra le quali la guida al Museo a cura di Timothy Verdon.

Altre immagini:

Mappa del Museo:

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