Sancta Sanctorum

Il Sancta Sanctorum, scrigno della pittura medievale a Roma

Sancta Sanctorum
Sancta Sanctorum

Il Sancta Sanctorum è la cappella che si trova sulla sommità della Scala Santa, custodita nel Santuario della Scala Santa presso la basilica di San Giovanni in Laterano a Roma. Ultima testimonianza della Roma medievale, conservatasi integra grazie alla devozione religiosa, ha rivelato sulle sue pareti un ciclo unico di affreschi duecenteschi di scuola romana, celato dalle ridipinture cinquecentesche e riportato alla luce dopo un restauro durato alcuni anni.

Inizialmente dedicato a San Lorenzo, “basilica Sancti Laurentii de palatio”, il Sancta Sanctorum fu l’oratorio privato dei papi nella loro prima residenza ufficiale, il Patriarchìo lateranense, prima della costruzione dei palazzi vaticani. In questo luogo solo i pontefici potevano entrare per pregare di fronte alla veneratissima immagine di Cristo, un’icona considerata acheropita, ovvero non dipinta da mano umana ma – secondo la tradizione – opera di San Luca, portata dagli angeli in volo da Gerusalemme.

Qui, inoltre, da tempo immemorabile erano custodite preziose reliquie di santi, sì che la cappella fu anche il sacello delle reliquie dei Papi: “non c’è altro luogo più sacro di questo in tutto il mondo”, si legge infatti sull’architrave d’ingresso.

Gli affreschi duecenteschi (in alto)
Gli affreschi duecenteschi (in alto)

Il primo riferimento scritto al Sancta Sanctorum risale al VI secolo, ma fu ad opera di Niccolò III che il sacello venne riedificato e consacrato, grazie al lavoro di un “magister Cosmatus” di cui, all’interno della cappella, si legge l’epigrafe incisa: “Magister Cosmatus fecit hoc opus”. A Niccolò III si devono il pavimento cosmatesco, intatto, il mosaico del catino absidale raffigurante il Cristo Pantocrator entro un clipeo sorretto da quattro angeli, gli affreschi che ornano la parte superiore delle pareti.

Il programma iconografico degli affreschi è dedicato ai martiri della Roma cristiana: Pietro (martirizzato sul Gianicolo, sul luogo dove fu edificato San Pietro in Montorio), Paolo (decapitato lungo l’antica via Laurentina, laddove sorse l’Abbazia delle Tre Fontane, e sepolto nella basilica di San Paolo fuori le mura), Lorenzo, Stefano e Agnese, oltre a san Nicola di Bari (santo eponimo del pontefice). Si osserva inoltre il papa stesso che, affiancato dai santi Pietro e Paolo, offre il modello della nuova cappella al Redentore in trono. Come ha rilevato il prof. Bruno Zanardi – direttore dei restauri – gli affreschi furono realizzati fra il 1277 e il 1280 da tre o quattro maestri e testimoniano un momento di passaggio tecnico e stilistico molto importante: la pittura si fa più naturalistica e dettagliata, viene disegnato l’andamento prospettico, la pennellata è più sicura, c’è un richiamo di motivi e colori alla pittura pompeiana – con il ricorso al fondo rosso, ai motivi come il delfino, gli uccelli che beccano l’uva, il vaso…

Il mosaico duecentesco nel catino dell'abside, raffigurante il Cristo Pantocrator entro un clipeo sorretto da quattro angeli
Il mosaico duecentesco nel catino dell’abside, raffigurante il Cristo Pantocrator entro un clipeo sorretto da quattro angeli

Sulla volta della cappella si trova il tetramorfo, ovvero i simboli degli evangelisti, su fondo azzurro stellato, ciascuno entro una delle quattro vele. Al di sotto degli affreschi duecenteschi si sviluppa una teoria di Santi dipinti tra le colonnine tortili per volere di Sisto V.

Nella parte inferiore dell’edificio le colonne in porfido – pietra riservata all’imperatore – separano la zona dell’abside. Esse hanno capitelli dorati, una caratteristica usuale all’epoca e oggi ormai perduta che nel suo resistere, ha rilevato il prof. Federico Zeri, le accomuna alla chiesa della Natività di Betlemme.

Il martirio di San Pietro
Il martirio di San Pietro

Dopo i decenni di abbandono nel periodo della cacciata avignonese e dopo essere sopravvissuto al Sacco di Roma, il Sancta Sanctorum si salvò anche durante il pontificato di Sisto V quando – per volere del papa – Carlo Fontana demolì il Patriarchìo medievale del Laterano e incastonò la Scala Santa nell’edificio attuale del Santuario, raccordando la cappella – che in quanto edificio palatino era soprelevata – al livello della strada. La Scala Santa era venerata da secoli quale scala marmorea proveniente dal palazzo del governatore romano Ponzio Pilato a Gerusalemme, che Gesù percorse più volte prima della crocifissione. Secondo una tradizione fu portata a Roma da Sant’Elena – madre di Costantino – e custodita presso il Laterano.

Le reliquie dei pontefici che permisero la sopravvivenza della cappella nel corso dei secoli si trovano ancora sotto l’altare, custodite entro una cassa di cipresso fatta realizzare da papa Leone III. Per numero e importanza il sacello acquisì dal Duecento il nome di Sancta Sanctorum, quale deposito delle “cose sante dei santi”.

Il martirio di San Lorenzo
Il martirio di San Lorenzo

L’opera più celebre che qui è conservata è – come detto – l’icona Acheropita del Volto Santo posta sopra l’altare, di origine ignota, rivestita da una lamina d’argento sbalzato del tempo di Innocenzo III. Fra le altre reliquie vanno annoverati due frammenti della Vera Croce (alla cui leggenda e rappresentazione ho dedicato un articolo), i sandali di Cristo, gli strumenti della sua Passione, una parte della tavola dell’Ultima Cena, un frammento del prepuzio di Gesù (andato perduto), le teste degli apostoli Pietro e Paolo (poi trasferite nel tabernacolo di Arnolfo di Cambio in San Giovanni in Laterano).

Informazioni utili: per visitare il Sancta Sanctorum suggerisco di consultare il sito internet www.scala-santa.com. Per approfondire la conoscenza della cappella dei papi consiglio il volume di Mario Cempanari e Tito Amodei “Scala Santa e Sancta Sanctorum” a cui ho in parte fatto riferimento per la redazione di questo articolo. A chi fosse interessato alle testimonianze pittoriche medievali a Roma segnalo l’imperdibile oratorio di San Silvestro annesso alla Basilica dei Santi Quattro Coronati, a breve distanza dal Santuario della Scala Santa: l’oratorio custodisce infatti un ciclo duecentesco ad affresco dedicato alla vita di Silvestro I e, in particolare, alla controversa vicenda della Donazione di Costantino. Un’ulteriore testimonianza della pittura del Duecento si può ammirare infine nel coro delle monache della chiesa di Santa Cecilia in Trastevere, opera di Pietro Cavallini di cui è rimasta una parte, da visitare magari nel corso di un itinerario dedicato alle chiese di Trastevere.

Altre immagini del Sacta Sanctorum:

Mappa del Sancta Sanctorum a Roma:

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