Cappella di San Brizio nel Duomo di Orvieto

La Cappella di San Brizio a Orvieto, dal Beato Angelico al Signorelli

Cappella di San Brizio nel Duomo di Orvieto
Cappella di San Brizio nel Duomo di Orvieto

La Cappella di San Brizio, edificata nei primi decenni del Quattrocento nel Duomo di Orvieto, fu affrescata per decisione dell’Opera del Duomo dai più insigni artisti dell’epoca: vi lavorarono infatti Beato Angelico e i pittori della sua bottega, fra cui Benozzo Gozzoli, e Luca Signorelli.

L’ambiente venne costruito grazie al lascito testamentario di Tommaso di Micheluccio, finalizzato alla realizzazione di una cappella intitolata alla Vergine Incoronata. Per l’esecuzione dell’affresco nel 1446 l’Opera del Duomo chiamò Beato Angelico, all’epoca impegnato presso la corte papale. Il programma iconografico, dedicato al Giudizio Universale, fu probabilmente scelto su suggerimento del frate domenicano e pittore, che nel 1431 aveva già dipinto una celebre tavola ora al Museo di San Marco a Firenze.

Beato Angelico, Cristo giudice
Beato Angelico, Cristo giudice

L’Angelico dipinse le prime due vele della volta soprastanti l’altare, raffigurandovi il Cristo Giudice e il coro dei Profeti, mentre la bottega ornò i costoloni e le fasce adiacenti. Fra gli aiuti dell’Angelico vi era Benozzo Gozzoli, la cui mano si ravvisa tra l’altro in diversi angeli affiancati al Cristo e in alcuni profeti.

L’opera dell’Angelico si concluse nel 1449, quando il frate domenicano tornò a Roma (dove morì nel 1455 e fu sepolto nella chiesa di Santa Maria sopra Minerva). I lavori rimasero sospesi per cinquant’anni, mentre l’Opera cercava un degno successore per portare a compimento gli affreschi: fra gli altri fu contattato anche il Perugino (originario della vicina Città della Pieve), ma non si giunse a nessun accordo a causa delle richieste del pittore, giudicate troppo esose.

Cappella di San Brizio, Luca Signorelli, Storie dell'Anticristo (a sinistra), Paradiso (a destra). Nelle vele Dottori della chiesa (a sinistra), Apostoli (a destra)
Luca Signorelli, Storie dell’Anticristo (a sinistra), Paradiso (a destra). Nelle vele Dottori della chiesa (a sinistra), Apostoli (a destra)

Nel 1499 fu infine incaricato Luca Signorelli, affiancato nella definizione del programma iconografico dall’arcidiacono del Duomo Antonio Albèri, già precettore del futuro papa Pio II.

Signorelli completò prima i cori celesti avviati dall’Angelico, seguendone i disegni per gli affreschi delle due vele rimaste incompiute sopra l’altare; quindi, decorò le quattro vele della campata attigua, infine si dedicò agli affreschi delle pareti, portandoli a compimento entro il 1504.

Sulle volte della Cappella di San Brizio si ammirano dunque il Cristo Giudice e i Profeti (entrambe opere dell’Angelico e bottega), i Simboli della Passione e gli Apostoli (dipinti da Luca Signorelli) nelle quattro vele sopra l’altare, i Martiri, i Patriarchi, le Vergini e i Dottori della Chiesa (sempre di Signorelli) nelle quattro vele della prima campata della cappella.

Cappella di San Brizio, Luca Signorelli, Inferno (a sinistra) e Resurrezione della carne (a destra). Nelle vele Beato Angelico e bottega (tra cui Benozzo Gozzoli), Profeti (a sinistra), Luca Signorelli, Patriarchi (a destra)
Luca Signorelli, Inferno (a sinistra) e Resurrezione della carne (a destra). Nelle vele Beato Angelico e bottega (tra cui Benozzo Gozzoli), Profeti (a sinistra), Luca Signorelli, Patriarchi (a destra)

Alle pareti si susseguono, le Storie dell’Anticristo, il Finimondo (in controfacciata), la Resurrezione della carne, l’Inferno, l’Antinferno (alla destra dell’altare), la Chiamata degli Eletti e il Paradiso (alla sinistra), tutte di Luca Signorelli.

La composizione delle sei scene del Giudizio Universale è organizzata immaginandole al di là di un finto loggiato, che prolunga i capitelli pensili da cui partono i costoloni delle volte.
Al di sotto si dispone una decorazione con finti paraventi in cuoio, scanditi da paraste e decorati a grottesche e medaglioni monocromi, al centro dei quali si aprono delle finestre in prospettiva: dalle finestre si affacciano Uomini illustri, raffigurati mentre sfogliano codici o si sporgono per osservare i riquadri soprastanti (un’idea forse ispirata al Signorelli dai pannelli lignei che decoravano gli studioli, come quello del Palazzo Ducale di Urbino). Fra i letterati qui rappresentati sono stati riconosciuti, tra gli altri, Dante, Virgilio o san Giovanni Evangelista, Omero o Sallustio, Lucano o Tibullo, Orazio, Ovidio.

Cappella di San Brizio, Luca Signorelli, Inferno
Luca Signorelli, Inferno

Nella parete di destra, sotto la scena della Resurrezione della Carne, si apre la cappellina dei santi Faustino e Parenzo, decorata con un Compianto sul Cristo morto sempre di Luca Signorelli.
Sull’altare si venera la pala della Madonna di San Brizio, risalente alla fine del XIII secolo, custodita entro l’altare barocco.

Informazioni utili: prima di visitare la Cappella di San Brizio suggerisco di consultare il sito dell’Opera del Duomo di Orvieto (www.opsm.it) per conoscerne orari e modalità di accesso. Per la redazione di questo post dedicato alla Cappella di San Brizio mi sono avvalsa, fra le varie fonti, della guida “La Cappella Nova o di San Brizio” redatta da Raffaele Davanzo e pubblicata da BetaGramma editrice nel 1997, e del saggio “Affreschi della cappella di San Brizio di Luca Signorelli e di Beato Angelico” di Giordano Conticelli, contenuto nel volume “Orvieto il museo della città” a cura di Giuseppe M. Della Fina.

Luca Signorelli, Paradiso
Luca Signorelli, Paradiso

Alcuni accenni alle vite e alle opere dei pittori che lavorarono nella Cappella di San Brizio ad Orvieto. L’arte del Beato Angelico si ammira in particolare nel Convento di San Marco a Firenze, dove egli visse e operò fra il 1438 e il 1445. Gli ambienti conventuali furono decorati dall’Angelico – in particolare la Sala Capitolare con la Crocifissione, i corridoi e le celle dei monaci al secondo piano – mentre nel Museo al piano terreno si ammira la più grande collezione al mondo delle sue opere. Fra le opere dipinte dall’Angelico a Roma è sopravvissuta solo la Cappella Niccolina nei Palazzi Vaticani. Il pittore – che giunse a Roma nel 1445 convocato da papa Eugenio IV – vi morì nel 1455 e fu sepolto nella chiesa di Santa Maria sopra Minerva, dove si trova il suo monumento funebre.

Dopo il cantiere della cappella di San Brizio, Benozzo Gozzoli fu chiamato a Montefalco, dove dipinse la pala d’altare raffigurante la Madonna della Cintola (oggi ai Musei Vaticani) e, fra il 1450 e il 1452, decorò la cappella maggiore della chiesa di San Francesco. Questo splendido ciclo, rappresentante le Storie della vita di san Francesco, gli valse lo status di Maestro indipendente.

Luca Signorelli nacque a Cortona intorno al 1445. Nel Museo Diocesano della città umbra si trova una sala dedicata alle sue opere. Il Signorelli fu chiamato a dipingere la Cappella di San Brizio mentre era impegnato presso l’abbazia di Monte Oliveto Maggiore dove, nel chiostro grande, dipinse le Storie di San Benedetto.

Altre immagini della Cappella di San Brizio a Orvieto:

Mappa della Cappella di San Brizio nel Duomo di Orvieto:

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