Gli Studioli di Federico da Montefeltro

Gli Studioli di Federico da Montefeltro a Urbino e Gubbio

Studiolo di Gubbio - dettaglio del pannello 9 @ Met
Studiolo di Gubbio – dettaglio del pannello 9 @ Met

Nei Palazzi Ducali di Urbino e Gubbio si trovano gli Studioli di Federico da Montefeltro, luoghi dove il Duca poteva ritirarsi in meditazione e dedicarsi allo studio. I due ambienti, tra i più intimi del Palazzo, riflettono con il loro apparato decorativo la cultura del loro signore, i suoi interessi e la sua personalità. Realizzati a poca distanza l’uno dall’altro, conobbero vicende molto diverse che è interessante approfondire.

Lo Studiolo di Urbino si trova al piano nobile del Palazzo, affacciato sull’ultima loggia tra i due torricini: viene tradizionalmente riferito al 1476, anno che appare nella decorazione del soffitto tra i lacunari ad opera di Giuliano e Benedetto da Maiano. Nella parte più alta di questo ambiente si trovano 28 ritratti (oggi in loco solo 14) di “Uomini illustri”, attribuiti a Giusto di Gand e a Pedro Berruguete: sono figure emblematiche di virtù che rappresentano un modello da seguire attraverso la loro imitazione. Erano collocati secondo un doppio registro, con in alto le personalità laiche e in basso quelle ecclesiastiche, organizzati in modo da raffigurare sempre due persone sedute in uno stesso ambiente: rappresentate di tre quarti, rivolte l’uno verso l’altra, separate tra loro da una colonna dipinta, sì da dare l’impressione che l’ambiente fosse circondato da una serie di logge disposte su due piani. Oltre al ritratto di Federico da Montefeltro con il figlio Guidobaldo, gli altri personaggi sono filosofi, poeti, padri della Chiesa, tra cui personaggi dell’antichità pagana e dell’Antico Testamento, scolastici medievali, contemporanei del Duca, pontefici, umanisti. Tutti rivolti al mondo degli studi e dello spirito, impegnati in una sorta di conversazione costante al cui centro è collocato proprio Federico, egli stesso letterato, circondato dai propri “padri intellettuali”.

Giusto di Gand e Pedro Berruguete, Pannelli della Collezione Campana al Louvre - dettaglio del pannello di Seneca
Giusto di Gand e Pedro Berruguete, Pannelli della Collezione Campana al Louvre – dettaglio del pannello di Seneca

Al di sotto dei dipinti si ammira il capolavoro dei Da Maiano, i pannelli intarsiati che con effetti illusionistici raffigurano un ambiente dotato di sedili e di armadi: una panca continua corre in basso, poggiante su supporti lavorati a giorno, con la superficie orizzontale ribaltabile. La distanza dei supporti della panca corrisponde all’ampiezza dei singoli compartimenti degli armadi, incorniciati da pilastri, i cui sportelli sono alcuni aperti con ante poste ad angoli differenti ed altri chiusi. In tre compartimenti – al posto degli sportelli – vi sono nicchie con le personificazioni delle Virtù, mentre in un quarto vi è il ritratto del Duca in veste da casa e senza armatura (la disposizione propria dello studio e dell’otium). Una grande quantità di oggetti pare poggiata casualmente sui sedili e riposta all’interno degli armadi: si riconoscono trenta codici, di cui alcuni libri musicali, una sfera armillare, un astrolabio, strumenti musicali tra cui un organo, due liuti, una lira, un clavicorde, tre flauti. Vi sono poi oggetti minori come candelabri, contenitori, clessidre, due pappagalli e un orologio meccanico. Compaiono infine armi come una mazza chiodata e una spada raccolta nel suo fodero, le parti di una corazza, un elmo e una gambiera. Una tarsia offre l’illusione di una finestra, che si apre oltre le immagini di uno scoiattolo e di un cesto di frutta verso l’architettura di una loggia e quindi di un paesaggio con laghi, monti e borghi.

Studiolo di Urbino - parete
Studiolo di Urbino – parete

Tutti gli oggetti e le armi rappresentate sono funzionali a glorificare l’intelligenza e l’ardimento del Duca, così come rinviano alle sue virtù le personificazioni di Fede, Speranza, Carità e i simboli delle discipline del Trivium (grammatica, retorica e dialettica) e del Quadrivium (aritmetica, geometria, astronomia e musica). Federico da Montefeltro, raffigurato all’interno dello Studiolo con la lancia abbassata, si pone come homo virtuosus, personificazione esemplare secondo l’ideale principesco dell’epoca. Il simbolismo dello Studiolo è esemplificato infine dall’iscrizione posta all’interno di un cartiglio nella parete nord, “virtutibus itur ad astra”, cioè “per la virtù si giunge al cielo”: la frase, tratta dal libro IX dell'”Eneide”, spiega l’intendimento del signore, ovvero un processo di perfezionamento interiore che si raggiunge con l’imitazione delle virtù (i ritratti degli uomini illustri) e l’uso dell’intelletto (attraverso le discipline e le arti).

Studiolo di Urbino - ritratti di Uomini illustri
Studiolo di Urbino – ritratti di Uomini illustri

Nel 1631, con la morte dell’ultimo discendente Francesco Maria II della Rovere, i territori del Ducato tornarono alla Chiesa e il cardinale Antonio Barberini, nipote di papa Urbano VIII (pontefice la cui vita è raccontata in una splendida serie di arazzi), prelevò alcuni dipinti e, mutilandoli, li tramutò in singoli ritratti. Le tavole entrarono in questo modo a far parte della collezione Barberini fino al 1812, quando 14 di esse passarono alla famiglia Colonna di Sciarra che poi le vendette al Marchese Giampietro Campana. Queste tele – nel momento del dissesto economico di Campana e della dispersione della sua collezione (vicenda rocambolesca cui ho dedicato un articolo), conobbero un’ulteriore diaspora, perché nel 1861 vennero acquistate da Napoleone III e destinate al Louvre, dove oggi si trovano. I 14 dipinti rimasti in Italia tornarono invece nella loro sede originaria, ricollocati nel 1934 all’interno dello Studiolo urbinate.

Altre immagini dello Studiolo di Urbino:

Altre immagini delle tele della Collezione Campana al Louvre:

Ricostruzione dello Studiolo di Gubbio - panoramica
Ricostruzione dello Studiolo di Gubbio – panoramica

Un’analoga sorte di dispersione e perdita – ancora più sconvolgente perché completa – riguarda lo Studiolo di Gubbio, che non si trova più nel palazzo ducale ma che si può ammirare dal vero soltanto recandosi al Metropolitan Museum di New York, dove è stato interamente ricostruito all’interno della sezione dedicata alla scultura e alle arti decorative europee (stanza 501). Risalente al 1478-1482, fu disegnato dal senese Francesco di Giorgio Martini e, come il gemello di Urbino, è costituito da pannelli lignei realizzati ad intarsio da Giuliano da Maiano. Anche qui essenze diverse – di noce, betulla, quercia, palissandro – sono combinate in modo da restituire l’immagine di oggetti di uso quotidiano rappresentati con grande realismo: strumenti musicali e scientifici, libri, gli emblemi dell’ermellino (simbolo di purezza) e dello struzzo con una punta di lancia nel becco (simbolo della vittoria di fronte alle avversità). Inoltre abbondano gli effetti illusionistici, resi grazie alle ante degli armadi aperte e alle ombre proiettate dalle gambe delle finte panchine. Anche in questo ambiente l’apparato decorativo riflette gli interessi e la personalità di Federico III, il suo amore per la letteratura, la matematica, la musica, anche se mancano tuttavia le personificazioni delle Virtù, il ritratto del duca e il panorama campestre.

Studiolo di Gubbio - dettaglio del pannello 10 @ MetAl di sopra dei pannelli intarsiati erano presenti alcune tele, realizzate da Pedro Berruguete, Giusto di Gand o Melozzo da Forlì: mostravano, viste dal basso, personificazioni di arti e scienze assise su troni con – davanti ad ognuna – inginocchiata una figura che dava la schiena all’osservatore mentre riceveva l’attributo della personificazione. Le tele erano probabilmente allineate in un unico fregio decorativo, parte di una stessa rappresentazione delle sette Arti Liberali. Fra queste figure e i sottostanti pannelli lignei correva un fregio, andato perduto in piccola parte, che parla di uomini d’ingegno inginocchiati a capo scoperto di fronte alle proprie madri, con un rimando evidente alle tele soprastanti e alla loro raffigurazione. Inginocchiato di fronte alla Grammatica era riconoscibile Federico da Montefeltro, mentre di fronte all’Astronomia era raffigurato Tolomeo secondo la sua tradizionale iconografia. Probabilmente dunque le figure inginocchiate erano rappresentanti insigni di ciascuna disciplina: al pari dello Studiolo di Urbino anche quello di Gubbio era funzionale alla glorificazione del Duca, accomunato ai rappresentanti più illustri delle scienze e delle arti e presentato quale cultore di queste materie.

Studiolo di Gubbio - dettaglio del pannello 7 @ Met
Studiolo di Gubbio – dettaglio del pannello 7 @ Met

Il destino delle tele dipinte venne turbato per volere di Vittoria, l’ultima discendente della casata che nel 1637 andò in sposa a Ferdinando de’ Medici: i dipinti infatti furono smontati e trasferiti a Firenze. Finirono poi in collezioni straniere e due – la Retorica e la Musica – si trovano molto probabilmente alla National Gallery di Londra: ricondotte alla mano di Giusto di Gand, presentano infatti il medesimo stile della serie urbinate degli “Uomini illustri”. Altre due tele – l’Astronomia e la Grammatica – si trovavano a Berlino e andarono distrutte. Gli apparati lignei invece furono venduti nel 1874 al principe Massimo Lancellotti e nel 1939 approdarono al Met attraverso una vendita successiva. Al palazzo ducale di Gubbio si ammira oggi solo una replica, seppur davvero pregevole.

Informazioni utili sugli Studioli di Federico da Montefeltro: tutte le informazioni utili per visitare lo Studiolo di Urbino sono reperibili sul sito della Galleria Nazionale delle Marche, ospitata dentro il Palazzo Ducale, all’indirizzo www.gallerianazionalemarche.it. La visita fa parte infatti di un unico percorso che consente di ammirare gli ambienti del Palazzo e le opere che qui sono esposte. Tra di esse si annoverano capolavori come la “Flagellazione” e la “Madonna di Senigallia” di Piero della Francesca, la “Città ideale” attribuita al Laurana, la “Muta” di Raffaello Sanzio. Per ammirare lo Studiolo di Gubbio gli orari e le informazioni utili sono indicate sul sito del Polo Museale dell’Umbria, all’indirizzo polomusealeumbria.beniculturali.it, nella pagina dedicata al Palazzo Ducale. Consiglio infine di visitare la mostraUn rêve d’Italie. La collection du marquis Campana” allestita al Louvre fino al prossimo 18 febbraio per ammirare dal vivo le 14 tele sottratte allo Studiolo di Urbino, esposte in occasione della temporanea dedicata alla storia di Giampietro Campana e della sua collezione: informazioni sul sito del Louvre www.louvre.fr.

Studiolo di Gubbio - dettaglio dello struzzo e del mazzocchio @ Met
Studiolo di Gubbio – dettaglio dello struzzo e del mazzocchio @ Met

Suggerimenti per ampliare la gita: per chi si trovasse nei pressi di Gubbio e di Urbino consiglio di approfittare dell’occasione per visitare qualcuno dei borghi vicini. Fra i 30 minuti e le due ore di auto si possono infatti raggiungere luoghi straordinari, come ad esempio Fabriano, Spello, Sansepolcro, Arezzo, Cortona, il Santuario della Verna, Pergola con il Museo dei Bronzi di Cartoceto, Montefalco, Foligno, Spoleto, Bevagna, Recanati

Per la redazione di questo articolo sugli Studioli di Federico da Montefeltro è stato prezioso il volume di Wolfgang Liebenwein “Studiolo. Storia e tipologia di uno spazio culturale” edito nel 2005 da Franco Cosimo Panini: un libro che racconta le origini e la genesi di questo spazio dal Medioevo al Cinquecento, da luogo privato di riflessione e studio a museo.

Altre immagini dello Studiolo di Gubbio:

Mappa degli Studioli di Federico da Montefeltro:

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