Alla scoperta di Spoleto. Il teatro romano

Alla scoperta di Spoleto, città in equilibrio tra arte antica e contemporanea

Basilica di San Salvatore, interno. Spoleto
Basilica di San Salvatore, interno

Con una giornata a disposizione ho voluto dedicarmi alla scoperta di Spoleto, città che mi ha sempre attratto per le sue antichissime origini e la capacità di rinnovarsi continuamente. La visita si è inserita in un viaggio di quattro giorni nella Valle Umbra, durante il quale mi sono fermata nei borghi di Spello, Montefalco, Bevagna, Foligno, Campello sul Clitunno.

Ho iniziato la visita dalla testimonianza di epoca longobarda più interessante, la basilica di San Salvatore: dal 2011 l’edificio è patrimonio Unesco come parte del sito seriale “I Longobardi in Italia. I luoghi del potere (568-774 d.C.)” comprendente – tra gli altri – il Tempietto sul Clitunno poco distante. La chiesa è purtroppo chiusa per problemi di stabilità conseguenti al terremoto, ma in occasioni particolari il portale viene straordinariamente riaperto rendendone visibile l’interno dalla soglia. Inglobata nel cimitero di Spoleto, al di fuori delle mura medievali della città, ha origini paleocristiane (risale probabilmente al IV-V secolo d.C.), e dall’VIII secolo assunse il titolo di San Salvatore nel corso della dominazione longobarda.

Sin dalla facciata è evidente l’ampio ricorso a spolia, con il riutilizzo di colonne, basi, capitelli, elementi decorativi di origine romana, con un gusto decorativo di matrice orientale e siriaca: come riportano le notizie relative a questo luogo, nello spoletino vi era la forte presenza di un nucleo di monaci provenienti dalla Siria, che inoltre importò un modello di insediamento monastico ed eremitico di cui si ha testimonianza sul Monte Luco e in Valnerina. Il fascino della Basilica, che oggi purtroppo si ammira in modo assai parziale, consiste anche nel suo testimoniare quell’incontro di culture e tendenze differenti – ellenistiche e romane, bizantine, longobarde, locali – proprie del pluralismo e del sincretismo altomedievale.

Vista dalla Rocca Albornoziana
Vista dalla Rocca Albornoziana

Dopo aver visitato la chiesa, se si è in auto si può utilizzare il parcheggio della Ponzianina (situato proprio sotto il cavalcavia della Flaminia) e raggiungere con le comode scale mobili la Rocca Albornoziana, che domina la città dall’alto del colle Sant’Elia: il complesso merita una visita approfondita sia per la sua storia, sia per l’interessante Museo del Ducato di Spoleto che qui è allestito, sia per la vista impareggiabile che regala sulla città e sul Ponte delle Torri.

La fortezza venne costruita a partire dal 1359 per volere di papa Innocenzo VI per controllare i territori dello Stato della Chiesa durante il periodo della cattività avignonese (ad Avignone e al palazzo dei Papi ho dedicato una giornata del mio viaggio in Provenza). Innocenzo VI inviò in Italia il potente cardinale Egidio Albornoz (da cui la rocca prende il nome) incaricando Matteo di Giovannello da Gubbio detto “il Gattapone” (coinvolto tra l’altro nella costruzione dello splendido Palazzo dei Consoli di Gubbio) della direzione dei lavori. Nel corso degli anni la fortezza divenne anche la residenza dei rettori del Ducato e dei legati pontifici, arricchendosi di decorazioni ed affreschi: purtroppo molti andarono distrutti quando, dal 1816, l’ambiente venne destinato a carcere e subì profonde modifiche interne.

Corte d'onore della Rocca Albornoziana
Corte d’onore della Rocca Albornoziana

Gli spazi più suggestivi, oltre alle splendide mura fortificate e alle sei torri, sono i due cortili interni (il Cortile delle Armi, enorme, e il Cortile d’Onore, circondato da un doppio loggiato con lacerti di affreschi) nonché gli ambienti della zona di rappresentanza, con il Salone d’Onore e soprattutto la Camera Pinta. Questo luogo è ornato da un ciclo di affreschi di soggetto profano, fortunatamente rimasti quasi intatti, risalenti al XIV e XV secolo.

Il Museo del Ducato di Spoleto è allestito negli spazi a piano terreno e primo piano che si affacciano sulla Corte d’Onore e racconta la storia della città dal IV al XV secolo. La Rocca offre anche una suggestiva visuale del Ponte delle Torri, che purtroppo è chiuso per consentire i lavori di consolidamento in seguito al sisma del 2016: tra le più grandi costruzioni in muratura dell’età antica (ha una lunghezza di 230 metri e un’altezza di oltre 80), il ponte svolgeva la funzione di acquedotto collegando Spoleto al Monte Luco.

Ponte delle torri
Ponte delle torri

Risalente al XIII/XIV secolo, affascinò anche Goethe, che nel suo “Viaggio in Italia” scrisse: “L’arte architettonica degli antichi è veramente una seconda natura, che opera conforme agli usi e agli scopi civili“. Dopo la visita della Rocca si può scendere verso piazza Duomo, passando dalla Fontana del Mascherone e dal Palazzo Comunale, su cui s’innalza l’originaria torre duecentesca.

Prima di recarsi alla Cattedrale consiglio di fermarsi alla Basilica di sant’Eufemia, risalente al X secolo, situata nell’area della residenza dei Duchi longobardi. Colpisce per la semplicità della sua struttura, nel complesso davvero piccola, e l’armonia delle proporzioni: anche qui, come in San Salvatore, è stato utilizzato materiale di spoglio di provenienza classica e altomedievale. Annessa alla Basilica si trova il Museo Diocesano.

Cattedrale di Santa Maria Assunta e Teatro Caio Melisso
Cattedrale di Santa Maria Assunta e Teatro Caio Melisso

Il Duomo si raggiunge scendendo la scenografica scalinata di via dell’Arringo, che conduce alla piazza su cui affaccia anche il teatro Caio Melisso, il bibliotecario di fiducia dell’imperatore Augusto. All’interno dell’edificio, costruito alla fine del XII secolo sulle fondamenta di un tempio cristiano, spiccano gli affreschi di Filippo Lippi che ornano l’abside maggiore, rappresentanti Storie della Vergine: l’opera venne eseguita tra il 1467 e il 1469 negli ultimi anni di vita del Maestro, che qui infatti venne sepolto.

La sua tomba fu disegnata dal figlio, Filippino, e Angelo Poliziano ne scrisse l’epitaffio (di Filippo Lippi ho ammirato il ciclo di affreschi realizzati nel Duomo di Prato quindici anni prima, che costituiscono uno dei capolavori del Rinascimento, parlandone in questo articolo).

Affresco di Filippo Lippi nella Cattedrale di Santa Maria Assunta a Spoleto - dettaglio dell'incoronazione della Vergine
Affresco di Filippo Lippi nella Cattedrale di Santa Maria Assunta – dettaglio dell’incoronazione della Vergine

Particolare attenzione meritano anche la Cappella Eroli, dove si trova un affresco di Pinturicchio, e l’adiacente Cappella dell’Assunta, interamente affrescata da Jacopo Siculo intorno al 1530. Nella Cappella Eroli – intitolata a San Leonardo – oggi si ammira l’opera di Pinturicchio nella zona absidale, con l’Eterno tra gli angeli in alto e in basso Madonna con il Bambino tra i santi Giovanni Battista e Leonardo. L’opera fu commissionata dal vescovo di Spoleto Costantino Eroli e venne ultimata da Pinturicchio nel 1497, ma il suo impianto originale – e di conseguenza la decorazione – venne sensibilmente modificato nel 1785 in seguito ai lavori di ammodernamento della cattedrale diretti da Giuseppe Valadier.

Lo stato dell’affresco è inoltre gravato da importanti problemi di umidità, che ne hanno compromesso l’originario splendore: sono infatti andate perdute le lumeggiature e i dettagli aggiunti a secco, mentre si è conservata la parte realizzata ad affresco.

Pinturicchio, Cappella Eroli nella Cattedrale di Santa Maria Assunta - dettaglio con l'Arco di Tito
Pinturicchio, Cappella Eroli nella Cattedrale di Santa Maria Assunta – dettaglio con l’Arco di Tito

Quel che si ammira si distingue anche per il paesaggio minutamente descritto – alle spalle dei personaggi in primo piano – e nelle scene e nelle architetture immaginate: dietro la figura di Leonardo si distingue la Fuga in Egitto, mentre alle spalle del personaggio di Maria si sviluppa una città medievale e una citazione dell’Arco di Tito, fantasiosamente coronato da un gruppo bronzeo che potrebbe ispirarsi al Marco Aurelio. Immagini, queste, che testimoniano il repertorio e le memorie romane di Pinturicchio (in questo articolo ho parlato delle opere realizzate a Roma dal maestro perugino prima della Cappella Eroli, dal 1477 al 1500 circa).

E’ molto interessante anche la Cappella delle Reliquie, in cui è conservata la lettera autografa di San Francesco a Frate Leone, preziosissima testimonianza – oltre alle spoglie, che riposano ad Assisi – della vita e della predicazione del Santo. Sono solo due gli autografi di Francesco, uno è conservato ad Assisi, il secondo qui a Spoleto.

Dopo la visita della Cattedrale consiglio una passeggiata per le vie cittadine, giungendo all’arco di Druso e Germanico, risalente al 23 d.C.: il monumento sorge a poca distanza dalla piazza del mercato, l’antico foro romano di cui l’arco era l’ingresso trionfale, ed è stato inglobato nelle successive costruzioni medievali. Testimonia, insieme alle vestigia del Ponte sanguinario, del teatro e dell’anfiteatro, la floridezza del municipio romano di Spoletium, che ebbe grande importanza economica e strategica in virtù della sua collocazione sulla via Flaminia. Proseguendo, si può giungere fino a piazza della Libertà, da cui si ammira dall’alto lo splendido teatro romano, risalente alla seconda metà del I secolo a.C. e rimasto in uso fino al IV secolo: nel periodo altomedievale sulla scena venne edificata la chiesa di Sant’Agata e il palazzo Corvi, attuali sedi del Museo Archeologico Statale.

Teatro romano e chiesa di Sant'Agata
Teatro romano e chiesa di Sant’Agata

Consiglio infine di recarsi a Palazzo Collicola per visitare la collezione di arte contemporanea Carandente, qui ospitata a piano terreno, e le sale del piano nobile, dove è stata ricostruita un’abitazione gentilizia settecentesca e si ammira una pinacoteca con dipinti risalenti al XV-XX secolo. Oltre alla bellezza degli ambienti, davvero raffinati, sempre al primo piano meritano attenzione la galleria, completamente affrescata secondo un gusto barocco e rococò con vedute a trompe l’oeil, e alcuni soffitti a cassettoni magnifici.

Palazzo Collicola, Sol Lewitt, Bands of color
Palazzo Collicola, Sol Lewitt, Bands of color

Fra le opere esposte nella collezione Carandente ho particolarmente apprezzato quella di Richard Serra (collocata all’ingresso), la sala di wall drawing realizzata da Sol Lewitt (dal titolo Bands of color), i mobiles di Calder, le sculture di Leoncillo (nato a Spoleto nel 1915). Alla collezione appartiene anche la Coda di cetaceo di Pino Pascali, esposta anche a Palazzo Strozzi a Firenze in occasione della mostra “Nascita di una Nazione” (di cui ho parlato in questo post). Percorrendo la suggestiva via Porta Fuga si arriva infine in piazza Garibaldi e da qui, costeggiando il fossato (da cui si ammira una bella veduta della Rocca Albornoziana) si può tornare al parcheggio della Ponzianina.

Dove pranzare: mi sono fermata al ristorante La Barcaccia, a gestione familiare e casalinga, affollato da una clientela locale affezionata. Ho provato il menù tipico, ottimo, con strangozzi alla spoletina e agnello scottadito.

Per organizzare la mia giornata a Spoleto ho consultato con molto profitto il sito internet del Comune dedicato al turismo e alla culturawww.comunespoleto.gov.it/turismoecultura/, e ho ricevuto preziose indicazioni dall’Ufficio Turistico, che ha prontamente risposto alla mia mail (l’indirizzo è info@iat.spoleto.pg.it). Per visitare i sei musei cittadini è consigliabile l’acquisto della Spoleto Card (info sul sito www.spoletocard.it/) che consente di avvalersi di un unico biglietto integrato utilizzabile nell’arco di sette giorni, con un significativo risparmio economico.

Altre immagini:

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